1890
Suo padre non voleva mai nessuno, nella loro villa. Si arrabbiava molto se lui si tratteneva oltre il minimo sindacale per il pasto. Si arrabbiava se Julie diceva una parola sbagliata, o se mangiava troppo.
Si arrabbiava se lo contraddiceva.
Chino sui trattati di anatomia, sentiva ancora le ferite bruciare selvagge sulla schiena. Il suo cervello era fatto di percezioni ingannevoli, i tagli erano sorrisi che si facevano beffe di lui. E bruciavano. Si allargavano. Deformavano il suo corpo fino a renderlo un ammasso di carne irriconoscibile.
Non sapeva se lo avrebbe detto a Sarah, anche se era la donna con cui a breve avrebbe condiviso la vita.
Daniel voleva renderla partecipe dei suoi tormenti più di ogni altra cosa. Era sicuro che avrebbe capito, nonostante avesse un'aria assente la maggior parte del tempo.
Una bella creatura come lei non avrebbe potuto fare altrimenti.
La sera in cui era venuta la prima volta c'erano anche i signori Lancaster, nuovi colleghi di suo padre che si erano trasferiti da Liverpool. L'erede dei Lancaster era un tipo loquace – fin troppo. Aveva monopolizzato la conversazione per tutto il tempo, mentre Sarah dava educate risposte.
Era riuscito a parlarle di più quando l'aveva invitata a pranzo. Aveva sentito qualcosa di insolito, nell'aria, mentre suo padre e il signor Hamilton conversavano di politica. Pensieri che si affollavano. Cicatrici nel cervello che bruciavano. La sensazione di stare per esplodere da un momento all'altro. Il lungo tavolo imbandito di ogni pietanza; le posate d'argento che riflettevano la luce solare; la tovaglia preferita di sua madre disposta con cura.
Le cicatrici nel cervello avevano iniziato a bruciare di più, da quando se ne era andata.
Sarah le assomigliava. Lo aveva guardato con quegli occhi di un nocciola talmente chiaro da essere innaturale. Non avrebbe saputo dire se fosse più il colore in sé o quello che esprimevano a darle un aspetto ultraterreno: Sarah Hamilton sembrava capace di andare in fondo all'anima di ogni interlocutore e rovistare negli anfratti più bui. Era un tarlo che ti scavava dentro. Come se non vedesse l'ora di carpire qualche segreto scabroso, di essere partecipe di ciò che non avresti mai detto a nessuno.
Julie aveva evitato lo sguardo di Sarah mentre serviva docilmente l'arrosto, o le patate al forno. Di solito era orgogliosa di presentare i piatti che portava in tavola; quella volta, invece, era stato come se un'opprimente vergogna l'avesse investita in pieno. Daniel si era ripetuto che era solo un'impressione; Julie e Sarah non si conoscevano. Non erano legate in alcun modo. La soggezione di Julie non aveva ragione di esistere, e forse era solo una sua paranoia che galleggiava beffarda, costruendo le sue ragnatele fra le sinapsi.
«Daniel, l'università di Cambridge ha accettato la tua domanda. Sono fiero di te, figliolo.» La voce di suo padre gli spezzò quel flusso di pensieri.
La testa si alzò di scatto; era rimasto a fissare le pagine per infiniti minuti vuoti. «Inizierai a fine agosto con il professor Beveridge. Lo stimo molto, è un grandissimo medico.»
Daniel sorrise. Un sorriso tirato, forzato. «Grazie per avermelo detto, padre. Sono contento di rendervi fiero.»
La loro conversazione, come sempre, finì lì.
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Hollow Fell
Horror"Giocare con la morte è pericoloso ma è anche tremendamente eccitante" York, 1900: Maryanne Lennox, giovane moglie di una promessa della medicina, si trova alla festa di inaugurazione della casa di un vecchio amico. La dimora sorge tra le fronde del...