XXVI.

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1890



Non era più nel mondo reale, Julie lo sapeva. Riusciva a capirlo dal gelo che le si infilava nelle ossa. Aprì gli occhi, davanti a sé solo pietra. Sembrava che fosse in una grotta, mangiata dalle profondità di un luogo che non riconosceva. Era un sogno, doveva esserlo, lo era la grotta, lo era il freddo.

«Tristan» lo chiamò senza ottenere risposta. Il nome del suo amico rimbombò nel vuoto. «Daniel» era inutile, era circondata da foglie, rami, alberi secchi. La sua voce le ritornò indietro.

Iniziò a correre. Si alzò sulle gambe malferme e presero a muoversi da sole, come se sapessero dove sarebbe dovuta andare.

«Julie!» La voce di Sarah riecheggiò alle sue spalle.



*



Tristan si sentì emozionato. Stava per conoscere il loro segreto. Si rese conto che non gli importava di nient'altro.

«La Porta è stata spalancata, adesso. Tornerete tutti, ma solo lei sarà in grado di raggiungervi.»



*



Daniel percepì la voce di Tristan come se fosse imbottigliata. Voleva vedere anche lui, voleva sapere. Era per questo che erano lì, giusto? Per sapere.

Anche se adesso voleva fuggire e basta perché le sue orecchie non volevano sentire.


*


Maryanne aspettava. Aspettava che quelle parole fossero pronunciate, perché sapeva che qualcuno le avrebbe dette e che il serpente sarebbe uscito dalla tana.

Lei era sempre stata d'accordo perché solo con loro aveva trovato la sua dimensione. Tutto sarebbe andato via, poi sarebbe tornato dopo tre giorni. Era questo che stava accadendo e nessuno poteva fermarlo.

Fluttuare.

Era questo che doveva accadere.

Fluttuare via e poi tornare.


*


John Hamilton tenne ben salde le mani ai lati della tavola che si trovava sotto ai suoi occhi, costellata dai simboli che lo perseguitavano da mesi. Tratti taglienti, una scienza antica che aveva studiato negli anni nello scantinato.

C'era sempre stato un modo per capire chi ci fosse al di là del velo, era come se quella convinzione gli facesse compagnia da molti anni. Aveva iniziato da quando era nata Azalea, la sua nascita era stato un segno. Quella bambina lo guardava con i suoi occhi intelligenti, mentre cresceva, e in lei vedeva lo sbocciare di quella curiosità insana col passare del tempo.

Sua moglie aveva preso a fare di nuovo la cosa che faceva quando erano giovani, quando Azalea aveva iniziato a esistere. Lei aveva cominciato la sua vita, sua moglie la stava terminando. Moriva lentamente, appassiva e non era la stessa – era più chiusa, irriconoscibile.

Doveva rimediare.

La catena non si sarebbe mai spezzata, fino a che avrebbero avuto la volontà di continuarla.

Continuò a sussurrare la formula che, dall'altro lato della Parete, Adam e George stavano pronunciando; era fondamentale che l'evocazione venisse effettuata in simultanea, anche se si trovavano in luoghi separati.

Non erano riusciti a catturarli, la volta precedente, la catena avrebbe potuto spezzarsi in futuro se si fossero arresi. Non era quella l'ora di arrendersi, altrimenti sarebbero morti tutti e non era ancora giunto il momento opportuno. Non poteva fare la stessa cosa che aveva fatto con Azalea. Non intendeva macchiarsi di altri quattro omicidi.

Azalea aveva provato a scappare, ma non si può fuggire da una famiglia come la loro e John lo sapeva; si era meravigliato che Azalea non lo sapesse, aveva assaporato il suo volto terrorizzato da traditrice quando le aveva conficcato un pugnale nelle costole davanti a quel ragazzo con cui era scappata. Il rituale era andato a compimento, l'aveva legata e circondata di candele nere per l'occasione in modo che non potesse tornare come le aveva insegnato.

Aveva sigillato tutto quanto. Ora doveva pensare a Sarah e a far tornare gli altri. Se lo avessero fatto nel modo corretto, sarebbe stato pronto per l'apertura del nuovo varco. Non vedeva l'ora di chiudere il rituale, sentire che era tutto finito. Anche se il signor M. sarebbe rimasto.

Non sapeva chi fosse, sapeva solo che voleva Sarah. Non le aveva arrecato disturbo, per il momento, e lei ci era molto legata. Ma doveva fare attenzione e glielo aveva sempre detto, o sarebbe stato costretto a portarla in un manicomio. Non doveva dimenticarsi che vivevano in una società basata sulle apparenze. Se lei ne avesse parlato a qualcuno, sarebbe stato costretto a dire che era schizofrenica, per continuare la loro attività. Il gruppo non si poteva sciogliere, aveva affondato le sue radici nel tempo e rinunciare per una vicenda terrena era fuori discussione.

Sarah era stata informata di questo. Sperava che seguisse gli insegnamenti che le erano stati impartiti, che non fosse una delusione anche lei.

Non aveva mai perdonato ad Azalea il suo sovvertire le regole. Il suo non capire l'importanza della loro missione.

Non era mai stata particolarmente portata per il rispetto di quello che le veniva detto, ma aveva sperato che incanalasse quella sua energia in modo più costruttivo. Invece si era fatta ingannare dall'amore, una cosa stupida a confronto con il compito che le spettava.

Aprire il varco, toccare il Velo e guardare cosa ci fosse al di là era più importante. Loro non avevano tempo per l'amore, per i sentimenti. Era meglio non provarli, nemmeno per i figli.

Forse Azalea aveva solo fatto il percorso che doveva fare. Aveva scelto il cammino della rinuncia, e aveva pagato come etra giusto che pagasse.

John Hamilton si concentrò di nuovo sulla formula, spostando la mente sulle parole che la componevano.

Non poteva sbagliare. 


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