Prologo - Callum †

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† Callum †
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Tentare di cambiare il proprio destino non sempre è la soluzione al problema. A volte dobbiamo lasciare che gli eventi facciano il proprio corso e affrontare le conseguenze delle scelte fatte.

E' come il fluire delle onde del mare che inevitabilmente finiscono per schiantarsi prepotentemente contro gli scogli.

Questo è ciò che pensano le persone mediocri, che non hanno le palle di prendere decisioni perché non sono in grado di affrontarne le conseguenze.

Siamo noi a manipolare il nostro destino prendendo le decisioni consapevoli delle conseguenze o di ciò che avverrà subito dopo averle prese.

Ci sono sempre reazioni, positive o negative a ciò che facciamo ma quanto queste possano influire sulla nostra vita dipende da noi, esclusivamente da noi.

Alzai lo sguardo verso il cielo, la luna piena si vedeva a malapena dietro le nubi scure e spesse.

L'odore di pioggia iniziò a mescolarsi a quello dell'asfalto umido e il vento s'innalzò, colpendomi in pieno viso e pizzicando la pelle.

Sentii le guance tirare e un brivido mi percorse la schiena, facendomi rabbrividire.

Eravamo fermi, nascosti tra le ombre della notte in attesa che quei quattro coglioni dei corrieri arrivassero a consegnare la merce.

Battei il piede sull'asfalto, colpendo l'acqua della pozzanghera che schizzò fuori rumorosamente e il rumore di pneumatici lisci e usurati mi fece addrizzare le orecchie.

I fari dell'auto erano spenti, così come da accordi e non appena la macchina si fermò davanti ai miei due uomini, mio fratello gemello e il nostro migliore amico Vervet, questi due s'issarono, piazzandosi davanti alla macchina.

Deliv estrasse la pistola dal retro dei jeans e batté un paio di volte il mirino sul cofano e con un gesto del mento, gli face cenno di scendere dall'auto.

Il biondo spalancò la portiera con impeto sbattendola dietro di se, subito dopo.

Aprì e chiuse i pugni più volte, tenendo le braccia distese e rigide lungo i fianchi e si avvicinò a Devil, piazzandosi all'altezza del suo volto. «Datti una calmata, ragazzino.» ringhiò inclinando la testa da una parte all'altra guardandolo con serietà, sperando di risultare minacciosi, con gli occhi ridotte a due fessure e le labbra sottili sporte all'infuori.

Deliv masticò rumorosamente, smascellando un paio di volte con fare strafottente e provocatorio. «Siete in ritardo, coglione.» schioccò la lingua tra i denti per poi gonfiare le guance e dalle labbra carnose fuoriuscì un palloncino fatto di gomma che esplose sulla punta del naso visibilmente rotto, del ragazzo davanti a lui «Ci state facendo perdere tempo e soldi.» commentò, rigirando con la punta della lingua la gomma all'interno masticandola a bocca aperta.

La pallina del piercing sulla sua lingua luccicò con la luce fioca del luna mentre il biondo continuava a fissarlo in cagnesco.

In altre circostanze lo avrei preso per il collo, infilato due dita in bocca, gli avrei sfilato la chewing-gum con forza e gliela avrei sbattuta in faccia, ma in questo preciso istante, vedendo il volto del tizio inutile davanti a lui farsi rosso dalla rabbia, apprezzai il suo essere maledettamente fastidioso e arrogante.

𝐂𝐀𝐋𝐀 𝐋𝐔𝐍𝐀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora