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Simone continua a leggere con Martino per due pomeriggi di fila ma il giorno successivo ad entrambi a questi non viene mai data la possibilità di leggere in classe, così il bambino sembra più rilassato ed anche Manuel nota, a casa, un certo cambiamento nell'espressione del fratello.

Gli sembra più felice ed il fatto che debba tutto a quel ragazzo del laboratorio automaticamente gli fa avere una migliore opinione di lui.

Questo momento positivo però ha vita breve, dato che presto Manuel si ritrova in garage suo fratello quasi in lacrime, disperato perché non riesce a leggere davanti a tutti i suoi compagni di classe.

Proprio mentre Martino corre da lui per cercare il conforto che lui gli ha sempre garantito, Manuel ricorda le parole di Simone.

Dovresti credere in lui, Manuel.

«Marti', va tutto bene. Guarda che ogni cosa si può risolvere, non sta succedendo niente.» dice allora, cercando di essere delicato quando abbraccia suo fratello seppur completamente sporco a causa del suo lavoro.

Poiché però il bambino non sembra riuscire a calmarsi, ha un'idea.

«Oggi parliamo co' Simone, so' sicuro che lui te saprà da' 'na mano, va bene? Però la devi smettere di piangere.» propone, supplicandolo, senza neppure sapere perché stia riponendo in quel ragazzo sconosciuto tutte quelle speranze.

Non sa nemmeno perché lo stesso pomeriggio impieghi più tempo del solito per scegliere i vestiti e perché si offra volontariamente di accompagnare Martino nonostante sua madre fosse disponibile.

Un'ulteriore cosa che non sa è perché avverta uno strano formicolio quando di ritrova fuori la porta del tavolino di Dino, con la mano di suo fratello stretta nella sua e Simone al di là del vetro con un maglioncino grigio, una camicia bianca e degli spessi occhiali neri sul naso.

«Simone c'ha gli occhiali.» biascica, senza accorgersene.

«Perché lui è un supereroe.» afferma Martino, scrollando le spalle, ché tanto quella ormai è una verità assoluta per lui.

«Non ha un fidanzato Simone, lo sai?» poi aggiunge e Manuel spera seriamente di non ritrovarsi davanti a quello strano, ma bellissimo, ragazzo con le guance dello stesso colore di un pomodoro, dato che le sente andare a fuoco nel momento in cui suo fratello lo trascina dentro.

Gli costa non poca fatica spiegare quale sia il problema di Martino, soprattutto perché Simone continua a sorridere al bambino e lui continua a notare dettagli a cui prima non aveva prestato attenzione, come ad esempio le fossette che appaiono quando sembra voler trasmettere serenità.

E gli costa ancor più fatica trattenersi quando vede Simone accovacciarsi per raggiungere l'altezza di Martino, scompigliargli i capelli e parlare direttamente con lui.

«Io ho un'idea, però posso dirla solo a lui perché è una cosa dei supereroi, va bene?» dice, dato che il bambino sembra estremamente giù di morale.

Gli solletica anche un po' la pancia e tira un sospiro di sollievo quando lo vede lasciare la mano del fratello ed avvicinarsi a lui regalandogli un piccolo abbraccio.

Gli viene istintivo poggiare le labbra sulla sua guancia e lasciargli un piccolo bacino e Manuel è drammaticamente tentato dal fare lo stesso, ma sui capelli di Simone, non sul viso di suo fratello, così decide di andare via dopo averli salutati.

Esce da quel laboratorio tenendo una mano fissa sulla sua guancia, come se qualcuno lo avesse appena schiaffeggiato. Quando si trova seduto in macchina, si prende qualche minuto per riflettere su quanto ha sentito di fronte a quel ragazzo che due giorni prima a malapena sopportava e giunge ad una sola conclusione: non ha una spiegazione per quei sentimenti che lo stanno scombussolando.

Il tavolino di DinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora