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Simone decide di fare qualcosa il sedicesimo giorno che passa senza avere notizie di Manuel.
È stanco di sentirsi schiacciato dal pensiero del ragazzo e di suo fratello così prende una decisione: recupera uno dei libri per bambini che suo padre solitamente tiene nel suo ufficio, a casa, e si reca al laboratorio, inventandosi di doverlo riportare, fingendo di averlo portato a casa con sé per errore e di essersene accorto solo quel giorno.

Quando arriva a destinazione è sollevato perché nota la presenza di tre bambini ma non di Martino, dunque ha ancora speranza che quest'ultimo arrivi accompagnato da Manuel, così fa il suo ingresso, consegna il libro ad Alberto e poi resta ad intrattenersi con suo padre che sembra aver creduto a quella messa in scena.

Quel pomeriggio piove e quando sono trascorsi venti minuti e di Martino non vedono neppure l'ombra, Simone inizia a pensare che probabilmente il suo piano sia semplicemente fallito, tuttavia proprio mentre lui sta meditando la fuga, un Manuel trafelato e decisamente bagnato bussa alla porta, chiedendo scusa per il ritardo e facendo attenzione a rimuovere l'impermeabile dal corpo di suo fratello.

Simone scatta in piedi in un tempo decisamente imbarazzante, pronto ad aiutare Martino a sfilarsi quello che sembra un sacchetto di plastica gigante più che un impermeabile per bambini.

«Ciao.» mormora non appena è vicino ai due ma Martino è deciso ad attirare l'attenzione dell'intero laboratorio dato che urla un «Simo!» che sarebbe impossibile non sentire.

«Ciao, scusa eh, non c'avevo la macchina oggi.» ridacchia Manuel, scostandosi dei ricci bagnati dalla fronte.

Proprio mentre Simone sta per aprir bocca e dirgli che non c'è problema, che non ha nulla per cui scusarsi, l'occhio gli cade sul polso che ha all'altezza del viso. Nota il braccialetto con i dinosauri che anche Martino porta ancora e crede di sentire il cuore fare uno strano movimento.

Si rende conto di essere rimasto in silenzio troppo a lungo quando Manuel inclina leggermente il capo per incrociare i suoi occhi e «tutto bene?» chiede, con un sorriso tenero sul volto.

Solo allora Simone realizza che Martino è in realtà scappato via per iniziare a leggere e lui è rimasto impalato davanti a Manuel come un ebete.

«Sì, sì, bene.» sorride, grattandosi la nuca.

«È più felice quando viene, non lo vedevo da tanto.» dice poi, guardando Martino ed indicandolo.

Manuel annuisce mentre regge l'impermeabile del fratello che non si è neppure preoccupato di salutarlo e «già, credo sia merito del potere di un certo Dino, conosci?» sussurra, con fare teatrale.

Simone diventà improvvisamente rosso fino alla punta delle orecchie, gli torna in mente quel bacio sulle scale dell'università.

«Credo che lo conosca anche tu, no?» decide di ribattere, abbozzando un sorriso ed indicando il suo polso con un indice.

Ed è quindi il turno di Manuel di sorridere ed arrossire.

«Seh... diciamo che...»

Simone, mentre Manuel parla, si rende conto del fatto che si trovano ancora sulla soglia del laboratorio, così decide di spostarsi, per continuare quella conversazione altrove.

«Ho la macchina qui fuori, stavo per andare via, se vuoi ti do un passaggio a casa, così li lasciamo anche leggere in pace?» dice, costretto ad interromperlo con un sorriso lievemente imbarazzato, sotto lo sguardo interessato di suo padre che crede di aver finalmente capito perché abbia perennemente la testa tra le nuvole.

«Non voglio disturbare, so' venuto con la metro, non è un problema torna-»
«Nessun disturbo, andiamo.»


Simone inizia a pentirsi di quella decisione quando dieci minuti dopo sono entrambi nell'abitacolo della sua macchina e lui non sa più che dire. Improvvisamente gli sembra di essere in compagnia di uno sconosciuto e la cosa peggiora quando Manuel si libera della felpa grigia che sta indossando restando con una t-shirt bianca quasi completamente bagnata.

Il tavolino di DinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora