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Simone riflette sulle parole di Martino per quasi una settimana, un po' perché è da tre giorni che suo padre non gli chiede di sostituirlo al laboratorio, un po' perché non sa cosa potrebbe pensare Manuel se lui trovasse il modo di raggiungerlo e dargli il braccialetto con i dinosauri.

Non sa neppure dove abitino lui e Martino e non ha neppure il suo numero di telefono, però continua a rigirarsi tra le mani il bracciale che alla fine ha creato appositamente per lui. L'ha creato distruggendo due bracciali per bambini ed infilando le perline in un filo più lungo e più lo osserva, più pensa che vorrebbe essere di supporto per Manuel in quel momento della sua vita.

Non appena però quel pensiero gli sfiora la mente, la vocina della sua coscienza gli ricorda che sta letteralmente assecondando l'idea di un bambino di sei anni che crede nei superpoteri di un dinosauro di nome Dino e che quindi forse sarebbe il caso di smetterla; tuttavia poi, gli tornano in mente tutti gli sguardi che lui e Manuel si sono scambiati in quella settimana in cui il ragazzo si è sempre preoccupato di accompagnare ed andare a prelevare suo fratello al laboratorio.

Allora sa che probabilmente si sta comportando da pazzo, da stalker o forse da stalker pazzo, ma telefona a Giacomo e sfrutta le sue conoscenze.

Riesce ad estorcere al suo migliore amico, rappresentante degli studenti a La Sapienza, il luogo e la data dei test di ingresso per la facoltà di filosofia.

L'unica cosa che Manuel aveva infatti condiviso con lui era stata proprio quella: stava studiando filosofia.

Ed è proprio grazie a questa informazione che la mattina del giorno dei test di ingresso si trova seduto sulle scale dell'università, nella speranza di veder passare il ragazzo per cui probabilmente inizia a provare qualcosa.

Aspetta per quasi un'ora, la passa a rigirarsi il bracciale fra le dita, chiedendosi per qualche breve istante se sia perseguibile di denuncia per stalking o risulti semplicemente inquietante.

Si accorge dell'arrivo di Manuel perché qualcuno si ferma precisamente davanti a lui, creando dell'ombra.

Quando alza lo sguardo ed incontra quello divertito del ragazzo si pente di essere uscito di casa ma trovandosi ormai lì non può tirarsi indietro.

«Ciao.» Manuel ridacchia, sembra divertito nonostante l'ansia lo stia consumando e sia ben evidente sul suo viso.

«Me pare de conoscerti.» aggiunge, mettendosi a sedere sul gradino accanto a Simone che nel frattempo ride.

«Ciao.» riesce a dire dopo qualche secondo.

«Scusa, non sono pazzo, solo che...» inizia a dire ma non sa come giustificarsi.

«Martino.» sospira Manuel, con tono interrogativo.
«Martino.» ridacchia Simone, sentendosi più leggero.

Poi approfitta del fatto che Manuel abbia le mani libere e i gomiti poggiati sulle cosce e gli poggia il braccialetto nella mano sinistra.

«Questo è per te.» mormora, con le guance color pomodoro.

Manuel osserva incredulo prima il bracciale e poi il ragazzo seduto alla sua sinistra.

«Ma è come quello di Martino.» dice, sorpreso.

Simone annuisce incastrando la testa nelle spalle, inizia a giocare con le dita ed improvvisamente a Manuel sembra l'immagine più adorabile del mondo.

«Martino ha detto che avevi paura e quindi mi ha chiesto di darne uno anche a te perché lu—»
«Perché lui non ha più paura da quando ce l'ha, sì.»

Manuel sorride intenerito ed a Simone qualcosa nel petto esplode.

«Grazie per quello che hai fatto per lui...» mormora dopo un po'. «Grazie anche per questo.»

Il tavolino di DinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora