11

1.4K 141 33
                                    

scusate scusate scusate scusate per quest'estremo ritardo, un bacetto da parte mia e di Martino se ancora leggerete

e grazie sempre.



Simone non riesce a parlare davvero quando si ritrova stretto tra le braccia di Manuel, nel suo letto, avvolto dal suo profumo. Non riesce a parlare perché qualcosa gli stringe la gola ed inizialmente pensa che si tratti del pigiama che l'altro ragazzo gli ha prestato, un po' piccolo per la sua taglia.

Poi però Manuel, disteso alle sue spalle, gli poggia una mano al centro del petto, il palmo aperto a toccare il suo cuore, e lui capisce di non riuscire a parlare perché per la prima volta si sente visto, perché Manuel ha rimpiazzato la mano che da anni sembra stringergli il cuore in una morsa e l'ha sostituita con una carezza.

Perché «doveva esse' carino.» mormora, e lui sente il sorriso nella sua voce, un po' di timidezza, l'incertezza.

Ed è allora che Simone capisce che non riesce a parlare perché non ne ha bisogno, perché Manuel è in grado, per qualche assurdo motivo, di percepire il suo dolore anche senza che lui proferisca parola.

Poi però si sente costretto a rispondere e così «perché era uguale a me?» ridacchia, con la voce un po' rotta.

E Manuel gli lascia un bacio dietro la nuca, sorride e lui lo sente, annuisce. «Certo. Anche se te sei comunque il più bello di tutti.» dice.

Simone arrossisce. Ne è certo anche se non può vedersi allo specchio. Sente le guance diventare roventi. Poggia una mano su quella di Manuel.

«Scusa se non sto dicendo niente... anzi... cioè– grazie.» sussurra, grato.

«Lo sai che pure stare stesi al letto al buio diventa bello se la persona che c'hai tra le braccia è quella giusta?» replica Manuel di tutta risposta, con l'ombra di un tono impertinente nella voce.

Simone infatti un po' ridacchia, «secondo me te ne stai approfittando di 'sta storia.» gli fa notare, riferendosi alla faccenda del panino in periferia di poco prima.

«Ah si?» mormora l'altro nel suo orecchio, felice di aver alleggerito l'atmosfera.

«Sì, Fe'.»

A Manuel sfugge una risatina per quel nomignolo che nessuno gli ha mai affibbiato prima e forse senza neppure rifletterci davvero lo stringe maggiormente.

«Buonanotte, Bale.» scherza poi e Simone finalmente si gira in quell'abbraccio, gli posa un bacio sulla fronte e sorride davvero.

«Buonanotte Manu.»
«'Notte Simò.»




Per Martino, svegliarsi e trovare Simone in camera di suo fratello è un po' come andare al parco giochi. È forse proprio a causa di questa inspiegabile felicità che gli scalda il petto che sgattaiola in camera di Manuel in silenzio ma poi proprio non riesce a trattenersi e finisce per piombare sul letto di entrambi emettendo una serie di gridolini che inevitabilmente li svegliano.

Simone sente anche un lontano «Marti lasciali stare.» provenire dalla cucina e si rende conto che dovrà, di lì a poco, affrontare la madre di Manuel; tuttavia, non ha il tempo di preoccuparsi a lungo dato che Martino si sporge e gli bacia una guancia.

«Simo!» esclama, facendolo ridere, e «Martino, ciao, credo che tu stia svegliando tuo fratello.» lui replica.

Il bambino, non curante di quell'affermazione, si sposta proprio sul corpo di Manuel ed inizia a scuoterlo, felice.

«Manu, facciamo colazione con Simo!» quasi urla, come se quella notizia fosse la più importante scoperta del secolo.

E mentre Manuel si stropiccia gli occhi e si finge annoiato, a Simone il cuore batte un po' più forte, perché Martino lo ama quasi quanto ama suo fratello, perché Martino lo ama un po' come fosse suo fratello, e lui con un fratello non è stato abbastanza fortunato da poter vivere a lungo. Così decide di prenderlo in braccio ed avviarsi in cucina, lasciando Manuel solo, a letto.

Il tavolino di DinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora