1 HEARTS ON FIRE

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È tardi e devo prepararmi.

Primo giorno libero dopo gli esami di maturità.

Tra poco incontrerò le mie migliori amiche, Stef e Rebby.

Come sempre accade, hanno deciso di immolarsi per accompagnarmi alle prove dei Rocket Queen, la mia strampalata band.

Oggi ho l'adrenalina a mille, il sorriso stampato sul volto e un'energia che riesco a sprigionare solamente quando c'è in gioco la mia grande, immensa, infinita passione per la musica.

Quest'estate voglio assolutamente dedicarmi a lei, scrivere le mie canzoni, prendere una meritata pausa dai libri e prepararmi psicologicamente all'incombere di una nuova grande sfida: l'università.

Eh si, perché il sogno della rocker è solo il mio sogno e dubito si allinei con la proiezione di mia madre, in arte Mater: vedere la sottoscritta nei panni di una stimata manager d'azienda in una prestigiosa multinazionale. Rigorosamente in tailleur grigio topo e décolleté nero tristezza.

In verità, ho i conati al solo pensiero, lo ammetto, ma lei continua a sostenere che io debba percorrere una strada sicura e, soprattutto, debba progettare un futuro che mi permetta di essere economicamente indipendente.

Basandomi su questi presupposti, a quanto pare sacrosanti nel mondo dei "normali", ho deciso di seguire i suoi consigli e di buttarmi sulla facoltà di Ingegneria Informatica.

A detta di Mater sembrerebbe un'ottima soluzione, sia in termini di prestigio, sia in termini di sbocchi lavorativi.

È questo che vuole per me? E così sia.

In tutta franchezza, io tra cinque anni avrei immaginato un concerto al Red Rocks Amphitheatre, in Colorado, con milioni di fans sotto al palco, ma a quanto pare, per ora, rimarrò una studentessa con i sogni da rocker nel cassetto.

Il punto è questo: non voglio creare una polemica inutile contro colei che potrebbe armare una Guerra dei Mondi al sol sorgere di un dubbio. Inoltre, è stato un anno pesante, di cose ne sono accadute fin troppe e ora ho solo bisogno di pace e divertimento. E mia madre, forse, di essere assecondata.

Quindi, rassegnata all'ignobile destino del triste ingegnere frustrato, ho deciso di intraprendere questa strada, con la consapevolezza che masticherò pane e musica a ogni pausa pranzo, che batterò i piedi, anzi i tacchi, a suon di "We Will Rock You" durante le interminabili riunioni aziendali e che continuerò a vivere inseguendo le mie passioni.

Perchè in fondo sono una sognatrice.

E so che prima o poi troverò la mia isola felice, seppur indossando un triste tailleur.

Quest'anno, come ho accennato prima, è stato tanto faticoso e lungo da sembrare infinito.

Mi sono trovata a respirare la polvere tante volte, rimanendo spesso senza fiato.

Il mio mondo è crollato più violentemente di quanto immaginassi. E per difendermi da questo terremoto emotivo, sono stata costretta a rifugiarmi in una bolla, nella mia bolla.

Nelle riviste, quando si parla di terremoti, spesso si cita la teoria dei "triangoli della vita": si tratta di bolle d'aria che si formano, quando crolla un edificio, tra un muro di cemento armato, una soletta e una intercapedine, e se si ha la fortuna di trovarsi in quella posizione al momento del crollo, le probabilità di sopravvivenza sono più alte.

Ognuno di noi, nei momenti di difficoltà, dovrebbe ripararsi in quella bolla d'aria, nel nostro personalissimo "triangolo della vita", in attesa che il terremoto passi.

Alice vuole sognareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora