4 BUON VIAGGIO

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«Ehi Ali? Fai sul serio? Hai mantenuto la promessa in cambio di cornetto e cappuccino! Sei stata in silenzio per quattro ore, ti senti bene?» esclama Rebby, buttandomi le braccia al collo con la sua solita delicatezza.

«Povere illuse!» penso tra me e me.

Sono stata in silenzio perché ero immersa nel tunnel dei ricordi, non per altro! Quando accade, entro in coma semi-vigile e non mi filo nessuno.

In ogni caso, decido di assecondare la mia compagna di merende e ribatto furbamente: «Hai visto quanto sono stata brava? Adesso merito un aperitivo di benvenuto a suon di Spritz, sorella».

«Ragazzi, la rockstar ha bisogno del nettare della felicità, provvediamo per favore?» chiede Rebby alla ciurma.

Leo tira fuori la lingua e, con il gesto rock che usiamo sempre tra di noi, acconsente alla richiesta. Non avevo dubbi.

Mancano solo i due piccioncini, ma stavolta sono io a punzecchiarli: «Stef, Massi, andiamo a farci una bevuta oppure la tabella di marcia prevede una sosta intermedia in hotel?».

Il dito medio di Massi compare davanti alla mia faccia impertinente, seguito da un benevolo sorriso di Stef.

È un si, vero? Bene.

Scendiamo dal pulmino alla ricerca di un posticino dove reidratarci. Casualmente, intravedo un locale dall'atmosfera decisamente vintage, pieno di tavoli colorati, chitarre appese con tanto di teca in vetro e un fantastico juke box all'angolo del locale.

Da fuori, si sente la musica ad alto volume e, in quel momento, capita una canzone, decisamente lontana dal rock, ma esattamente vicina al mio stato d'animo, che fa proprio così:

"Buon viaggio, che sia un'andata o un ritorno,

che sia una vita o solo un giorno,

che sia per sempre o un secondo.

L'incanto, sarà godersi un po' la strada,

amore mio, comunque vada

fai le valigie e chiudi le luci di casa.

Coraggio, lasciare tutto indietro e andare,

partire per ricominciare,

che non c'è niente di più vero di un miraggio.

E per quanta strada ancora c'è da fare,

amerai il finale."

Ci sta. Azzeccata.

Decido poco democraticamente che quello sarà il nostro rifugio. Mi lascio sempre affascinare dai posti, dalle sensazioni che trasmettono, dalla storia che raccontano attraverso gli oggetti, dall'arredamento, dalle particolarità.

Amo le storie. E cerco di immaginare sempre cosa ci sia dietro.

Ad esempio, quella chitarra appesa alla parete, di chi sarà? Forse del proprietario, musicista per passione? O magari il regalo di un artista passato da queste parti, chissà!

E quel juke box? Quante persone avranno ballato sulle note del loro pezzo preferito?

Non so bene descrivervi le mie percezioni, so solo che questo posto ha una magia. Ne sono convinta.

Arrivo al bancone e mi siedo distrattamente, mentre tento di rispondere ai messaggi incalzanti di Mater.

«Cinque Spritz per favore» chiedo a testa china.

«Pronti in due minuti!» risponde una voce gentile.

Mater: "Sei arrivata? Ora che fate? A che ora hai questo benedetto concerto?"

Alice vuole sognareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora