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Saint

Quando questa mattina mi sono svegliata, sola, nel grande letto di Lincoln con addosso i suoi vestiti e il suo profumo delizioso, l'ho cercato per tutta la sua casa, trovando solo un'abitazione vuota e un bigliettino attaccato alla caraffa in vetro del caffè ancora caldo.

Mi dispiace non poterti preparare una buona colazione. Finisco di lavorare alle 14. Ti chiamo stasera, Ciliegina.

Inutile dire che quel bigliettino è ben stretto e nascosto nella tasca dei miei jeans da quando mi sono svegliata alle otto del mattino. Ho bevuto una tazza del caffè preparato da Lincoln e coccolato Pip prima di tornare nel mio appartamento a fare una doccia e cambiare vestiti per andare all'università.

Fortunatamente, Beckah ma soprattutto Evelyn, erano già andate alle loro lezioni quando sono tornata a casa, perciò sono riuscita a risparmiarmi le domande sul dove fossi stata almeno per un paio d'ore.

Io non ho mai avuto rapporti occasionali o relazioni intime durante la convivenza di tre anni con le mie coinquiline, e so che per la mia migliore amica fin troppo intuitiva la mia assenza notturna non è passata inosservata. E difatti, l'interrogatorio che ero riuscita a scamparmi la mattina, mi tocca subirlo nell'istante in cui metto piede nuovamente nell'appartamento, dopo aver concluso tutte le lezioni.

Non faccio in tempo ad aprire la porta d'ingresso che Evelyn mi salta addosso, facendomi balzare il cuore in gola.

«Ah-Ah. Ecco qua la nostra coinquilina birichina che finalmente torna a casa. Dove sei stata?».

«All'università».

«Prima dell'università. La notte».

Le lancio un'occhiata mentre butto la mia borsa sul divano e mi dirigo in cucina per mangiare qualcosa. Spero ci siano ancora i biscotti al cioccolato.

«Non puoi fingere che io non ci sia. Sono proprio qui, dietro di te».

«Lo so, Evelyn. Sento il tuo fiato sul collo come nei peggiori film horror».

Lei ridacchia sedendosi al tavolo dove facciamo colazione e pranziamo ogni tanto. Frugo nei mobili alla ricerca di cibo fin quando non trovo i biscotti con le scaglie di cioccolato. Beckah mi ucciderà, sono i suoi preferiti.

Ma ehi, giuro che glieli ricomprerò.

Mi siedo al tavolo e mordo un biscotto, sminuzzandolo lentamente con i denti sotto lo sguardo vigile della mia migliore amica che attende le dica dove ho passato la notte. Rimarrà a fissarmi fin quando glielo dirò. Mi rigiro la metà del biscotto tra le mani.

«Ho dormito da Lincoln».

Lo strano silenzio che accompagna le mie parole mi fa aggrottare la fronte, perché se c'è una cosa che Evelyn Benson non fa mai, è rimanere a bocca chiusa. Faccio una scrollata di spalle e mangio l'altra parte del biscotto.

«Avete fatto sesso?».

Temo di non capire molto bene la sua reazione. Annuisco piano e quello succede in meno di trenta secondi è davvero la scena di un film.

All'improvviso Evelyn scatta in piedi, corre da me urlando, le sue urla mi fanno gridare dalla sorpresa nel frattempo che la porta d'ingresso si apre e Beckah entra, gridando dallo spavento insieme a noi. Immagino i vicini che chiamano freneticamente la polizia per le nostre grida.

Noi ci apparteniamo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora