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Saint

«È un bene ciò che è successo. Chi direbbe una cattiveria del genere? Chi? Ovviamente l'Innominabile. Perché lui è malvagio. Vorrei tirare un pugno su quel naso perfetto che ha, e godermi il rumore delle sue ossa che si rompono sotto la mia mano, a causa mia».

Evelyn morde la mela rossa che ha in mano, annuisce mentre scorre su e giù il dito sul suo telefono.

«Sei d'accordo con me, vero? Anche tu, Beck? Concordi con me?».

Beckah alza la testa dal libro che sta leggendo e mi rivolge uno sguardo confuso, gli occhi ambrati corrono a guardare Evelyn.

«Di cosa sta parlando?».

«Non lo so. Ma tu, annuisci e basta».

Beckah scrolla le spalle, annuisce, e ritorna a leggere il libro. Evelyn continua ad annuire e usare il telefono, mangiucchiando la mela. Io le guardo entrambe con gli occhi sgranati e la bocca aperta.

Fanno sul serio?

Due minuti di silenzio dopo, sbatto le mani sul tavolo della mensa universitaria in cui ci incontriamo ogni giorno per pranzare. Evelyn sussulta per il rumore, Beckah rimane impassibile, come sempre.

«Non avete sentito niente di quello che ho detto! Io sono...».

«Arrabbiata, triste, furiosa, triste, arrabbiata e ancora triste perché l'Innominabile ha detto che è stato un bene ciò che è successo. Cioè che tua sorella, sia andata a letto con il tuo ragazzo».

Ammutolisco d'istinto. Evelyn mastica lentamente un pezzo di mela, poi annuisce soddisfatta e soffia via una ciocca di capelli arancioni scivolata davanti ai suoi occhi azzurri.

«È impossibile non sentirti fantasticare sul rompere il naso all'Innominabile. Soprattutto perché da venti minuti non parli d'altro che dell'Innominabile di cui non si dovrebbe parlare».

Beckah accenna un sorriso, ma non sono proprio sicura che sia per ciò che ha detto Evelyn. Lei sorride sempre quando legge i libri. Mi metto in bocca un paio di Skittles viola e mastico lentamente con i sensi di colpa per aver rotto le scatole alle mie amiche con la storia dell'Innominabile, e di ciò che mi ha detto ieri sera.

«Mi dispiace, è solo che... Mi ha ferita».

Ammetto a bassa voce, mettendo in bocca un'altra manciata di Skittles che vorrei diventassero delle ciliegie. Sento il sospiro di Evelyn e lo sguardo di Beckah addosso, poi vedo una mano con un cuoricino nero tatuato sull'anulare allungarsi sul mio polso.

«Lo so, tesoro».

Quando alzo la testa sorrido riconoscente alla mia migliore amica che mi fissa con affetto. Beckah chiude il suo libro, lo posa sul tavolo e ruba una manciata delle mie Skittles.

«Ti ci abituerai, prima o poi».

«A cosa?».

«Alle cattiverie. Alle offese».

Beckah si lecca le labbra carnose, e lo scintillio blu del suo piercing alla lingua cattura il mio sguardo. Cavolo, se non fossi così spaventata dagli aghi, anch'io vorrei avere tutti suoi piercing.

Evelyn corruga la fronte concentrandosi sulle parole di Beckah e non sul piercing.

«No, che non ci si abitua. Nessuno deve abituarsi alle cattiverie, alle offese o agli insulti».

Beckah fa vagare lo sguardo per tutta la mensa, e per un secondo mi sembra di scovare un barlume di tristezza nei suoi grandi occhi ambrati. Malinconica. Se mi chiedessero di descrivere Beckah Willows, userei quella parola.

Noi ci apparteniamo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora