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Saint

Sfioro il bordo svasato del - quarto - vestito verde che indosso e inclino la testa allo specchio, studiandolo alla ricerca di qualsiasi difetto. Faccio un giro su me stessa per poi spostare l'attenzione sulle due ragazze dietro di me, sedute su un divano bianco insieme all'unico ragazzo con noi.

«Mi piace, è bello. Cosa ne pensate?».

Beckah abbassa sulle gambe il libro di Hemingway che sta leggendo e annuisce, squadrandomi dall'alto al basso.

«Il verde si intona ai tuoi capelli rossi. Piace anche a me».

Guardo James in attesa di un giudizio che lui non mi da. Annuisce e basta, senza rivolgere un solo sguardo al vestito. Ah, maschi.

«È un vestito da suora».

Alzo gli occhi al cielo verso Evelyn che continua a succhiare il suo lecca-lecca, mentre manda messaggi al telefono.

«Devo andare a un matrimonio, non in uno strip club».

Metto le mani sui fianchi guardandola dall'alto con aria di rimprovero. Lei scrolla le spalle e nasconde il lecca-lecca tra la guancia sinistra e i denti.

«Sarà un matrimonio noioso, lo sappiamo tutti in questo negozio. Persino le commesse. Penso soltanto che dovresti vestirti sexy e fare sesso con i testimoni dello sposo».

Rabbrividisco al pensiero di andare a letto con gli amici di Josh la cui massima aspirazione è non morire toccando le righe sul pavimento.

«Io faccio già sesso. Del buon sesso, per l'esattezza».

James tramuta la faccia in una smorfia inorridita.

«Ti prego, non parlare di sesso davanti a me».

Ridacchio per il suo tono. Evelyn sbuffa e accavalla le gambe fasciate dai jeans neri strappati. Mi punta contro il suo lecca-lecca violaceo.

«Fare sesso più volte con una sola persona non significa non poter fare sesso con altre persone».

Corrugo la fronte e James serra la mandibola fissando di profilo Evelyn. Poverino. Posso solo immaginare il suo disgusto nel sentire la parola sesso associata a me. Peggio per lui. Provo le stesse emozioni ogni qualvolta lo sento parlare del tantissimo sesso che lui fa. Ma per la mia salute mentale è meglio non pensare al mio fratellino nudo, in rapporti intimi.

Ho la pelle d'oca solo al pensiero.

«È una cosa esclusiva, tra me e Lincoln».

Almeno, è ciò che credo.

Insomma, lui non va a letto con altre donne e io, ovviamente, non vado a letto con altri uomini. Non abbiamo mai parlato di relazione, ma non sempre serve dirlo a voce alta per sapere di essere impegnati. Giusto?

«Te l'ha detto lui?».

Evelyn mi fissa da sotto le ciglia folte truccate. Sbatto le palpebre velocemente con la speranza di non concentrarmi troppo sulla sua domanda, ma cavolo, mi concentro eccome. E iniziano le paranoie.

Nelle ultime tre settimane, io e Lincoln non ci siamo espressamente detti che siamo una vera coppia. Ci vediamo ogni giorno, viene a prendermi fuori dall'università e io vado nel liceo dove insegna per poi andare a pranzare insieme. Ceniamo tutte le sere a casa sua, e dormiamo insieme. La mattina facciamo colazione al bar, ci dividiamo per tutta la mattina ma all'ora di pranzo siamo nuovamente insieme.

Noi ci apparteniamo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora