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Saint

«Dico davvero, ho vomitato tuttooo il giorno. Evelyn ha dovuto darmi una delle sue camice che teneva nell'armadietto, perché la mia era completamente sporca. Ero così in ansia che temevo di svenire».

Lincoln ride piano al racconto del giorno del mio diploma, quando sono stata tanto male da vomitare dappertutto. Rido anch'io, sputacchiando in un fazzoletto il semino della ciliegia rossastra.

Abbiamo passato tutta la sera insieme, e ora siamo seduti sul suo divano, dopo aver ordinato e mangiato due pizze. Ho una coperta sulle gambe piegate e tengo il sacchetto di ciliegie tra le mani come se fossi Gollum e le ciliegie fossero il mio tesssoro.

Non giudicatemi.

Lincoln indossa ancora i jeans e la maglietta, ma ha tolto le scarpe e tiene i piedi con i calzini neri posati sul tappeto su cui Pip continua a dormire indisturbata. Mi metto in bocca un'altra ciliegia e sorrido a bocca chiusa puntandogli un dito contro.

«Ora tocca a te».

«Cosa, tocca a me?».

«Raccontare qualcosa di imbarazzante. Super mega imbarazzante».

«Ah, no. Un'altra volta».

«Oh, il duro Lin-Lin non ha mai vissuto momenti imbarazzanti?».

«Non chiamarmi così» dice serio.

«Smetto di farlo se mi racconti qualcosa».

«No».

«Daii, ti prego. Qualcosina».

Sporgo il labbro inferiore in fuori e gli punzecchio la spalla con il dito. Lincoln mi guarda negli occhi con aria rilassata, il suo sguardo indugia un secondo sulle mie labbra e arrossisco quando si volta e chiude gli occhi, posando la testa sul divano comodo.

Sospira.

«Ricordi che ho un fratello, Tony?».

Annuisco ricordando vagamente il viso di suo fratello che ho intravisto di sfuggita una sola volta in tutta la mia vita. So che vive a Londra insieme a sua moglie e i loro bambini.

«Abbiamo otto anni di differenza. Si è sposato con Hollie quando avevo all'incirca quattordici anni. E come un classico adolescente, la sera prima del matrimonio uscì a cena con Josh e Cole. Mangiammo un pessimo kebab che aveva un retrogusto di piedi».

Oh, no.

Capisco dove sta andando a parare, ma rimango in silenzio ad ascoltarlo, rapita da quell'imbarazzante matrimonio.

«Ero seduto, al matrimonio. Durante le promesse, iniziai a sentire qualcosa che non andava. In me».

Sospira teatralmente come solo mia madre potrebbe fare e si mette un braccio sopra gli occhi chiusi.

«Vomitai nel preciso istante in cui mio fratello mise la fede al dito di Hollie. Gesù, c'è stato un silenzio... Ah, certo stai ridendo».

Mi copro la bocca con una mano e trattengo la risata, mordendomi forte il labbro. Lincoln mi fissa con un guizzo di divertimento negli occhi. Lascio cadere la mano sul mio grembo, inclino la testa guardandolo gioiosa.

Noi ci apparteniamo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora