Saint
Drogata.
Ecco come mi sento nell'osservare Lincoln dormire, con le prime luci dell'alba che illuminano il suo viso rilassato e i capelli spettinati sparsi sul cuscino, nel buio della stanza.
Oggi è sabato, nessuno di noi due ha impegni per la mattina, perciò mi gusto il tempo libero. E godo di ogni secondo che passo con l'uomo al mio fianco, che dorme indisturbato mentre una ventenne nuda con gli occhi gonfi dal sonno, lo fissa come una stalker.
Be', potrei essere davvero una stalker tutto sommato. Lo seguo dappertutto da quando ho imparato a camminare.
Un po' inquietante? Può darsi.
«Potresti almeno fingere di non guardarmi».
Ridacchio, guardando l'unico occhio aperto di Lincoln. Scivolo con le mani sotto al cuscino e l'osservo dal basso.
«Se vuoi, mi nascondo sotto le coperte e fingo di non essere qui».
«Nah, ti voglio qui».
Si passa una mano tra i capelli biondi e mi viene l'acquolina in bocca alla vista delle sue vene prominenti. Quella stessa mano finisce sotto al mio cuscino, e mi afferra il polso per tirarmi verso di lui. Sorrido, sistemandomi con le braccia e il mento sul torace nudo e bollente di Lincoln.
«Devo dirti una cosa».
«Mh?».
Si lecca le labbra e butta fuori un pesante respiro che mi fa irrigidire.
«Ho parlato con Liz, ieri. Mi ha chiesto di prendere un caffè dopo scuola, ho accettato e abbiamo parlato del matrimonio. E di te».
Il buon umore abbandona il mio corpo in un lampo. Mi sfrego gli occhi, sorreggendomi su Lincoln nella speranza che sorregga anche le mie emozioni quando ne avrò bisogno.
«Cosa vi siete detti?».
Lui si sfrega i denti sul labbro. Allunga una mano su di me, accarezzandomi la schiena nuda con la punta delle dita. Apre le palpebre e mi guarda con i suoi occhi verdi ipnotici.
«È dispiaciuta per ciò che ti ha detto su lei e Josh. Vuole parlare con te, ma dice che non rispondi alle sue chiamate».
«Ho bloccato il suo numero».
Alza di scatto la testa, sorpreso. Annuisco al suo sguardo stupito.
«Non sopportavo di leggere il suo numero. O vedere la sua faccia. Pensi che sia un comportamento stupido?».
«No. Penso sia legittimo».
Gli deposito un bacio sul petto per poi toccare quello stesso punto con la mano. La sua pelle estremamente calda mi tranquillizza.
«È mia sorella, la mia famiglia. Le voglio bene, bene davvero. Una parte di me è pronta a perdonarla, probabilmente è già accaduto».
Lincoln arrotola una ciocca dei miei capelli ramati nel suo dito, e la guarda con un barlume di spensieratezza.
«E poi c'è l'altra parte di te».
«E poi c'è l'altra parte di me» sospiro.
Stringo il bordo del lenzuolo al petto, rigirandomi nel letto e su Lincoln per riuscire a guardare il soffitto con ancora la testa sul suo corpo. Come fa sempre, inizia a pettinarmi i capelli.
«Dicono che il perdono in realtà, serve alle persone che sono state ferite. Perdoniamo chi ci ha fatto del male, ma la verità è che vogliamo solamente liberarci della rabbia, del dolore, della delusione, dell'amarezza. Vogliamo dimenticare, eliminare quelle emozioni che ci hanno fatto marcire. È semplice pronunciare le parole Ti perdono, e così lo facciamo. Le pronunciamo».

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Noi ci apparteniamo
RomansaImpegnata a godersi la vita universitaria e la convivenza con le sue coinquiline, Saint Pratt non ha intenzione di pensare ancora al tradimento del suo ex ragazzo Josh con Liz, sua sorella. O a Lincoln O'Neal, il migliore amico di Liz e Josh nonché...