Parte-21 Anna

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Da quella "avventura" sono passati ormai due mesi e siamo rintanati come topi in questo "rifugio".

Non è caldo come B06-32, nè comodo, non garantisce neanche un minimo di privacy (e questa è la cosa peggiore).

Oltre che essere preoccupatissima per la nostra sopravvivenza, sono molto in ansia anche per Norman. Rimane chiuso nella sua stanza, non esce mai, non pranza con noi.

Anche Ray è preoccupato, ma non lo dà a vedere. Deve dare l'esempio, si ripete. Sembra un pò Emma quando dice così, il che mi fa ridere, soprattutto perché quei due non si somigliano affatto.

In ogni caso, ogni mio tentato avvicinamento a lui, è stato impedito da qualche demone o da altre ragione (verità: le "ragioni" sarebbero le mie paranoie).

Comunque, questo non è il mio più grande problema al momento...


Quattro giorni dopo...

-Norman?- chiamo facendo capolino nella sua stanza. -E' pronta la ce...NORMAN!-

Vedo mio fratello tossire ripetutamente, in ginocchio a terra, una mano sulla bocca dello stomaco, un'altra sulla bocca.

-Va tutto bene?- chiedo esitante. 

Norman mi fissa per un attimo, poi chiude la porta dietro di noi e mi dice teso:-Non dire nulla a nessuno, in particolare ad Emma. Per favore, Anna.- mi supplica implorante.

Gli poggio una mano sulla spalla, incerta su cosa dire. Sono terrorizzata dal fatto che Norman, il mio fantastico e adorato fratello, possa essere malato. 

Annuisco piano alla sua richiesta, dopodiché sguscio via, con una sensazione di malessere che mi chiude lo stomaco. 

Pilucco nervosamente il cibo nel piatto. Ray, ovviamente, me lo fa notare.

-Qualcosa non va?-

L'intera tavolata si azzittisce, gli occhi puntati su di me. 

-No, no. Certo che no.- mento abbassando gli occhi.

Ray mi soppesa un attimo. E' ovvio che non mi crede: d'altronde, chiunque avrebbe potuto capire che stavo mentendo. 

-Capisco.- sospira alla fine. 

Tiro un sospiro di sollievo e guardo la tavolata riprendere a mangiare. 

Non riesco a mandare giù neanche un cucchiaio della minestra di erba che Gilda ha preparato con impegno. Mi sento un mostro a sprecare tutto quel cibo. In più, ho paura di offendere la "cuoca".  Mi impegno a buttar giù qualcosa, ma la minestra è un sasso nel mio stomaco. 

Di colpo, i miei pensieri tornano a Norman: io ho finito la maggior parte delle medicine, magari non è niente di grave, ma non si può mai sapere.

In fondo, meglio prevenire che curare.




Ciao a tutti! Scusate se non ho aggiorno da un pò, ma chi fa la seconda media capirà! Volevo anche scusarmi se questo capitolo fa, come dire, proprio schifo, ma mi serviva un'introduzione per ciò che verrà dopo... ;)))) 


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