CAOS!

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Vorticavo, vorticavo, vorticavo attaccata a quella corolla di petali viola... Nessun punto di riferimento era più disponibile... il caos completo mi stava travolgendo!
Cielo e terra si confondevano in un carosello indescrivibile.
Poi di colpo la corolla a cui ero aggrappata si fermò nel suo folle girotondo e prese improvvisamente a volare a folle velocità lungo la carreggiata dei Colossi!

Mi guardai attorno spaesata e confusa; cercavo ancora, disperatamente, di contattare le mie sorelle a terra ma i cabloengrammi finivano nel vuoto e la traccia feromonica di base diminuiva di attimo in attimo fino a spegnersi completamente!
Ero sola! Per la prima volta in vita mia ero stata separata dal branco e da NidoCasa!
Un senso di terrore incontrollabile mi avvolse repentino e stavolta non c'erano antenne amiche con le quali condividerlo e combatterlo...
Stavolta ero sola!

Con grande sforzo riuscii ad attivare il Protocollo d'Emergenza e a quel punto riuscii a controbilanciare la paralisi della paura grazie al blocco antipanico neurosinaptico attivato dalla nostra evoluta biotecnologia cranica.
Adesso almeno riuscivo a pensare razionalmente e gli iniettori staminali che tutte noi portiamo innestati negli arti e nell'addome cominciarono a fare il loro dovere, aumentando la mia resistenza di 12 volte per un multiplo-tempo.
Il Protocollo d'Emergenza acuì tutti i miei sensi e potei finalmente cominciare a rendermi conto di dove mi trovassi...

Il fiore viola sul quale ero rimasta saldamente ancorata giaceva reciso all'interno di un canestro o cesto metallico talmente gigantesco da poter contenere al suo interno metà NidoCasa. Il cesto a sua volta era fissato con bulloni larghi come bruchi ad un colossale veicolo a due ruote raggiate che sfrecciava lungo la strada scura alla velocità di uno squadrone di api!
Controllai per scrupolo chi fosse alla guida dell'immensa macchina ma ormai non c'erano più dubbi: uno stupido Colosso aveva colto il fiore sul quale mi trovavo e mi stava portando chissà dove col proprio mezzo meccanico!
Povera me!

A NidoCasa giravano tante storie su quelle formiche che finivano per disgrazia sopra un macchinario dei Colossi. Quando riuscivano a scendere, se ci riuscivano, finivano per ritrovarsi in luoghi sconosciuti e pericolosi, posti anche a decine di migliaia di unità-distanza dal loro formicaio... Le più fortunate e intraprendenti riuscivano a raggiungere altre colonie di fusche e lì si insediavano per il resto della vita e potevano raccontare la loro disavventura ma tutte le altre finivano disperse e probabilmente morte... Si stima che in media una sola formica su 200 sia riuscita a cavarsela in una situazione simile!
Tutte le altre... beh... sono scomparse.
In quel momento, probabilmente, Yoc, Lod, Hek e Zae stavano intonando il canto funebre del "disperso sul campo" e si stavano avviando verso NidoCasa per comunicare di persona la triste notizia alle sorelle e alla Regina.

A quel pensiero una grande tristezza si abbattè sopra di me e la nostalgia di casa mi fece venir voglia di piangere. Accanto alle mie amiche la disperazione si sarebbe dissolta nella Coscienza Condivisa ma lì in quel canestro metallico, sola e isolata, aggrappata a quel fiore morto nemmeno la nostra grande biotecnologia poteva essermi d'aiuto...
Valutai di lanciarmi di sotto; abbandonare il veicolo alieno per atterrare sulla carreggiata e tornare poi indietro in qualche modo...
L'altezza vertiginosa alla quale mi trovavo non rappresentava un problema, noi fusche possiamo precipitare da altezze venti volte maggiori e subire solo qualche livido, ma se mi fossi lanciata nel vuoto in quel momento, mentre il veicolo a due ruote sfrecciava nell'aria, sarei rotolata e rimbalzata chissà dove e probabilmente sarei finita schiacciata al volo da uno di quei giganteschi macchinari a quattro ruote dei Colossi che andavano anche molto più veloci di quello sul quale mi trovavo io...

L'unica cosa che potevo fare era di attendere che il veicolo rallentasse o si fermasse per poi scendere e cercare una strada che mi riportasse a casa.
E nel frattempo potevo piangere.
E piansi.

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