GUAI IN VISTA

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Stavo marciando a ritmo sostenuto da almeno dodici unità-tempo.
Quel maledetto lastricato non finiva mai! Se non altro le formiche sanguigne non mi stavano inseguendo ma dopo un altro paio di cicli dovetti di nuovo fermarmi per masticare un nuovo boccone del mio bottino.
Mentre mangiavo analizzai la situazione, riassestando ancora una volta i sistemi percettivi in base alla nuova posizione raggiunta.
Ero nel bel mezzo di quella dura pavimentazione suddivisa in quadrati regolari. I Colossi parevano ormai lontanissimi, anche se le loro dimensioni spropositate confondevano molto la percezione prospettica.
Altre minacce non ne vedevo...
Davanti a me, adesso molto più vicina, la linea verde dell'orizzonte aveva preso l'aspetto familiare della pianura, coi suoi alberi radi, l'erba alta e irregolare e gli scuri boschi sullo sfondo, a distanza incalcolabile.
Di quel passo, presto avrei raggiunto la carreggiata dei Colossi.
Il dubbio che mi attanagliava però riguardava la direzione da intraprendere una volta raggiunta la strada; durante il mio trasporto rocambolesco sul cesto metallico avevo completamente perso l'orientamento. Dove mi sarei ritrovata una volta attraversata la grande carreggiata? Nella Grande Pianura o in una pianura diversa?... E verso quale verso avrei dovuto ripercorrerla per tornare a casa?...

Mentre questi pensieri affollavano la mia mente stanca e riprendevo il mio cammino solitario, qualcosa dall'alto piombò su di me, scaraventandomi a terra! Il frammento di cono mi sfuggì dalle mandibole, rotolando poco distante e, rialzando il capo, vidi posarcisi sopra una stupida mosca.
Le mosche sono creature barbariche e ignobili, coprofaghe e tarde ma quando c'é il profumo dello zucchero in giro, non esitano ad attaccare qualsiasi altra creatura, ragni compresi.
"Stupida mosca, vattene da lì!"- gridai lanciandomi al contrattacco.
La bestia, totalmente incapace di pensieri coerenti, stava già sbavando il suo acido digestivo sul mio bottino, liquefacendone un pezzetto per poterlo assorbire con comodo!
"Vattene, ladra!"- aggiunsi mordendola ad una zampa con tutta la mia forza.
Quella reagì squittendo di dolore e sorpresa e mi aggredì con rabbia, puntando verso di me la piccola proboscide e sputandomi acido addosso.
La saliva della mosca schizzò la mia divisa nera, provocando piccole bruciature ma pur essendo grossa circa il doppio di me, non potette resistere a lungo alla prova di forza contro le mie zampe e riuscii a catapultarla giù dal frammento.
Con un guizzo si rimise in piedi e spiccò rapida il volo per tornare ad attaccarmi; dovevo sconfiggerla, e velocemente.

Il nuovo attacco fu più violento del primo: la mosca era inferocita e grugniva di rabbia. Con le zampe uncinate mi sferrò due graffi dolorosi. Stava per riprovare a spruzzarmi d'acido quando finalmente riuscii a difendermi efficacemente: con le mascelle afferrai al volo la sua proboscide e strinsi forte!
Lo schifo era totale, quel membro viscido, sbavoso e puzzolente si contorceva nella mia stretta ma io non mollavo!
E finalmente, con un guizzo disperato, la mosca riuscì a liberarsi e, sconfitta e spaventata, volò via lasciandomi sola col mio tesoro.

Emisi un lungo gemito. Il combattimento mi aveva ulteriormente indebolita ma non potevo permettermi di fermarmi troppo a lungo! Guardai sconsolata le dolorose bruciature e i graffi sul mio lucido addome nero.
L'esoscheletro sodo e resistente di noi formiche, la nostra bella divisa, ricresce e guarisce presto ma a sua volta avrebbe richiesto altre energie... che non avevo!
L'ansia riprese a tormentarmi ma riuscii ancora una volta a scacciarla: ero riuscita a sfuggire alle formiche sanguigne e avevo messo in fuga una barbara mosca, potevo farcela!
Ripresi tra le mandibole il mio frammento di cono e mi diressi a tutta velocità verso i bordi della carreggiata colossale.

Ce la potevo fare...
Chissà.
Forse sì.

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