Pelle tua che non è bella più della mia

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Alla mia affermazione, Clopin si arrestò.

L'ira e l'odio che prima dominavano il suo viso, vennero sostituite da confusione e shock.

Non che avesse spostato il suo pugnale dalla mia gola, ma almeno aveva smesso di fare pressione.

Osservava il mio marchio e la mia cicatrice con un espressione indecifrabile.

Si trattava di un misto si astio, ma non verso di me in questo caso, disperazione e...

Dispiacere?Per...me? 

Ma quell'espressione sparì pochi instanti dopo, cosa che mi fece credere si trattasse di una mia semplice illusione.

"Tu...c-cosa?"Chiese lui, con un tono tremante di smarrimento unito a una certa irritazione, come se, nonostante dentro di lui avesse ben capito cosa avessi detto, e avevo inteso la veridicità delle mie parole, la parte più esterna di lui non volesse accettarla.

Inoltre, nella sua voce c'era un senso di malinconia...come se avesse riportato alla mente qualcosa, o qualcuno, di cui il solo pensiero lo logorava e gli spezzava il cuore.

Sapevo bene chi fosse quella persona.

"C-come?"Domandò lui, mentre il rancore nella sua voce si faceva sempre più flebile.

Oramai la sua lama si era spostata di diversi centimetri dal mio collo.

"Perché?".Era chiaro che nella sua mente era stato investito da innumerevoli ricordi, quesiti e pensieri spiacevoli, e notavo che i suoi occhi stavano diventando sempre più lucidi e spenti.

Era come se fosse incredibilmente stanco.

Notai come il suo ginocchio scivolò di botto sul pavimento, come se non avesse nemmeno più la forza di tenerlo alzato come era prima.

Mi fissava negli occhi, con un espressione seria e distrutta, ed'era chiaro che stesse facendo uno sforzo immane per non scoppiare il lacrime.

Io nel frattempo, asciugai il mio pianto, e fissandolo negli occhi, facendo del mio meglio per mantenere un tono fermo e rispettoso, gli risposi.

"Tempo fa...feci amicizia con due ragazze gitane...che erano tue suddite...so che forse non mi crederai, ma noi tre ci incontrammo perché volevamo rubare lo stesso pezzo di pane...e questo era dovuto al fatto che io, esattamente come loro, stavo morendo di fame..."Dissi, ripensando con dolcezza, e in un certo senso malinconia a quei tempi.

Almeno, ad'allora avevo  ancora loro e il mio fratellino.

Adesso...non avevo più nemmeno loro.

Clopin mi fissava con uno sguardo basito.

"Ma com'è possibile?Voi siete la società privilegiata!Il tuo popolo è il più ricco al mondo!Loro si sono sempre creduti Dio sceso in terra...e lasciano morire di fame persino i loro bambini...?"Domandò quasi istericamente lui.

La sua voce era ricolma di disprezzo, ma non verso di me.

Verso di loro.

"Ufff, non hai la minima di cosa loro arrivino a fare al proprio prossimo..."Dissi io, in una sorte di triste sarcasmo.

Ripensai a tutte le aggressioni che dovetti subire nella mia sopravvivenza, nonché la mia intera, terribile, vita.

Pensai ai volti di tutti coloro che, in un modo o nell'altro, mi avevano trattato peggio del bestiame.

Mi tornarono alla mente i volti degli uomini che tentarono di aggredirmi un ora prima.

Ovviamente, la cattiveria esiste in ogni etnia, non ce ne sono di migliori o peggiori.

E griderai CON me -CLOPIN(NDP) x FEMALE READER-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora