CAPITOLO UNDICI

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FEDERICA

Quella mattina mi svegliai con la testa pronta ad esplodere come un ordigno. Le braccia di Giovanni erano ancora avvolte al mio bacino, che mi tenevano ben salda alla sua presa e incollata al materasso.

Quella era anche la seconda notte che dormivamo insieme. E no, ancora nessuno dei due aveva stranamente ceduto.

Paradossalmente, insieme a lui, dimenticavo le alte temperature. Anche se in realtà quella notte non aveva fatto così tanto caldo, per cui a prescindere non disdegnavo quell'abbraccio.

Mi presi qualche minuto per osservare il suo viso schiacciato sul cuscino, tracciando delicatamente le linee di esso. La sua espressione serena, per qualche motivo, mi tranquillizzò.

Il fatto che avessimo passato una serata in serenità, senza pensieri e mettendoci a nudo delle nostre paure ed emozioni, mi aveva consolato l'anima. Si era dimostrato, come al solito, un ottimo ascoltatore e per questo gliene sarei per sempre stata grata.

Non c'era stato un secondo, da quella notte sotto casa mia, in cui mi sono sentita giudicata da lui e questo mi aveva permesso di aprirmi. Il suo sguardo gentile, le sue mani forti che mi stringevano per rassicurarmi e il suo sorriso caloroso avevano solo contribuito al mio cambiamento repentino.

Giovanni si era abbattuto nella mia vita senza imporsi. Non mi aveva corteggiata, non mi aveva dato modo di pensare che io gli interessassi, e l'unica verità è che avevo fatto tutto io.

Io lo avevo attirato a me con forza, sperando di ottenere delle reazioni, perché davvero quella volta nutrivo in interesse nei confronti di qualcuno. In lui c'era qualcosa di diverso, lo avevo visto nei suoi occhi e mi piaceva pensare che il mio sesto senso avesse ragione.

Qualcuno dall'alto me l'aveva messo in cammino perché forse dovevo capire che fare guai non era la soluzione. Non a venticinque anni.

«Come sei carino quando dormi» mormorai, carezzandogli i ricci arruffati.

Non si scompose minimamente, solo accennò un sorrisetto ancora ad occhi chiusi. Si appoggiò poi al mio petto, rivolgendomi uno sguardo curioso.

«Buongiorno Fé, che ore sono?»

«Le otto e mezza. Dormito bene stanotte?» gli chiesi, lui annuì soddisfatto.

Era veramente tenero e quella visuale, di lui davanti a me ancora assonnato e a torso nudo, quasi mi commuoveva.

Negli ultimi due anni non avevo passato più una notte con lo stesso uomo.

«Con te si» mi abbracciò, lasciandomi un bacio delicato sulla fronte.

«Che dici? Andiamo giù a fare colazione e andiamo al mare? Ho proprio bisogno di rilassarmi un attimo» propose poi, provocando inevitabilmente un mio assenso.

Mi lavai in fretta e anche lui, così nel giro di venti minuti eravamo già fuori dalla stanza. La giornata era piuttosto calda, così sopra al costume indossai soltanto un pantaloncino e un kimono bianco in pizzo che si abbinava a tutto il resto.

«Ho qualcosa in faccia? Mi stanno fissando tutti» sbottai nervosa, mentre Gio mi avvolse un braccio attorno al bacino e mi attirò a sé.

LIFETIME | GIOVANNI DI LORENZODove le storie prendono vita. Scoprilo ora