CAPITOLO OTTO

1.1K 36 11
                                    

GIOVANNI

Continuavo a rigirarmi la fede nuziale tra le dita, mentre pensavo a cosa fare di quel matrimonio arrivato ormai al capolinea.

Dovevo essere egoista e lasciarla? Oppure fregarmene del mio volere, andare contro cuore e rimanere con lei pur non essendo felice, solo per amore delle bambine?

Nella mia mente continuava a farsi spazio il pensiero di Federica; il tocco delle sue labbra che si posavano sul mio viso si insinuava nei meandri della mia testa, mandandomi completamente in confusione.

Mi addormentai la notte prima cullato dall'immagine dei suoi occhi che mi si presentava davanti, ed era la ninna nanna più potente mai esistita.

Quelle che facevo sentire alle mie figlie per dormire non erano neanche lontanamente paragonabili.

Meno di dodici ore prima avevo vissuto una delle serate più intense della mia vita, pur non avendo fatto niente di eclatante.

E ora ero caduto nuovamente nel vuoto, mi sentivo incompreso e inadatto.

«Buongiorno» esordì Clarissa sbadigliando, facendo il suo ingresso in cucina con la nostra piccolina in braccio.

«Buongiorno» sorrisi e poi afferrai mia figlia, cullandola teneramente.

Ne respirai tutto l'odore, perdendomi nell'amore più grande che un uomo possa mai provare.

Fino a tre anni prima ero un uomo diverso, e non avevo responsabilità così grandi. Se poco prima di diventare padre ero stato felice per i miei traguardi raggiunti, come calciatore e come persona, quando strinsi tra le braccia la mia prima figlia Azzurra ho sperimentato una gioia incontenibile.

Una felicità che andava oltre i risultati sportivi, i trofei e tutto il resto appresso.

Quando entrambe mi hanno guardato con i loro occhietti curiosi, mi sono sentito l'uomo più ricco e fortunato del mondo. E poi, poi mi hanno sorriso.

Lì davvero sentii il cuore scoppiare di gioia.

Il minimo che potevo fare era proteggerle finché ne avessi avuto le possibilità, perché loro erano il bene più prezioso della mia vita.

«Io penso che dobbiamo parlare. Non credi?» mormorò Clarissa, accendendo la macchinetta del caffè.

Sospirai e annuii. «Lo penso anche io» dissi poi.

«Sei tornato dopo le 3 anche stanotte. Che scusa hai adesso? Non c'era per niente caldo stanotte, Giovanni» sospirò amareggiata.

I muscoli della mia faccia si erano come paralizzati, non sapevo più cosa dire. Se mentire o dirle la verità, omettendo però la questione Federica.

Poi pensai alle parole di Amir, non potevo giocare con nessuna delle due e dovevo prendere una posizione al più presto.

«Credo si sia rotto qualcosa» ammisi sinceramente, passandomi una mano sul viso.

Lei annuì. «L'ho capito questo. C'è un'altra, Gio? Dimmi la verità» mormorò dispiaciuta, tirando su col naso.

A quel punto non sapevo più cosa dire, mi aveva completamente spiazzato.

«No, o almeno non è lei che ha contribuito alla fine del nostro matrimonio» strinsi i pugni, sul punto di una crisi nervosa.

Era la verità. Federica era arrivata dopo la prima rottura, seppur non definitiva, e non aveva alcuna colpa per quello che stava succedendo a me e mia moglie.

Dalle sue labbra sfuggì un sospiro, poi una risata isterica. «Certo. Quando l'hai conosciuta?» chiese poi, cercando di mantenere la calma.

«Quando ci siamo allontanati la prima volta, qualche settimana fa ad una serata» spiegai brevemente, gesticolando.

LIFETIME | GIOVANNI DI LORENZODove le storie prendono vita. Scoprilo ora