FEDERICA
I giorni passavano e i malesseri dovuti alla gravidanza aumentavano. Sperimentai le prime nausee che mi costringevano a stare giornate intere a due passi dal bagno, l'isteria che accomunava grande parte delle donne incinte e la fame compulsiva.
Tuttavia, non volevo fermarmi e farmi invalidare dalla gestazione, così continuai a vivere la mia vita seppur in modo leggermente diverso. Quasi ogni giorno, malesseri permettendo, facevo avanti e indietro da Posillipo fino a Chiaia pur di non lasciare mio padre da solo in gioielleria.
I miei genitori avevano preso così tanto bene la notizia di diventare nonni che avevano iniziato a confabulare sui nomi di fagiolino qualora fosse stato maschio. Mia madre e mio padre amavano Giovanni, al di là del fatto che era il capitano del Napoli e aveva contribuito alla vittoria storica di uno scudetto. Lo trattavano davvero come un figlio e il fatto che gli stesse donando un nipote li emozionava e non poco.
Io, al contrario, non avevo ancora conosciuto i genitori di Giovanni. Avevo intuito i problemi che gli avevo causato con loro, ma a prescindere da tutto lui era rimasto con me. Evidentemente erano così legati a Clarissa che non potevano nemmeno immaginare il figlio con un'altra donna che non fosse lei. Oltretutto anche loro si giocavano la carta delle bambine, come sempre.
«C'è un'emergenza, tesoro. Clarissa ha una cena di lavoro stasera e non può portare le bambine, quindi le teniamo noi» esordì Giovanni, irrompendo in salotto mentre io piegavo i panni.
Lo guardai perplessa, poi riflessi un attimo. «Certo. Vogliamo rimandare la cena con Amir e Alma?» gli chiesi poi, ma il numero ventidue scosse la testa.
«Azzurra può stare con noi, è tranquilla. Carolina per quell'ora dormirà, a meno di capricci improvvisi» rispose convinto Gio. Io annuii; se ne era sicuro lui che le conosceva meglio di qualsiasi altra cosa, allora andava bene anche a me.
«Stasera le passo a prendere dopo l'allenamento allora»
Solitamente, tutte le volte che Giovanni vedeva le bambine, a casa portava solo Azzurra per una questione di praticità. Carolina era ancora troppo piccola e nessuno conosceva i suoi orari e le sue abitudini meglio di Clarissa che era la mamma, per cui dormire fuori casa per lei era ancora difficile.
Di fatto, il pensiero di averla a casa quella sera, da una parte mi agitava. Dall'altra, invece, era una buona occasione per fare pratica e questo mi consolava. Avrei messo alla prova le poche conoscenze che avevo con i bambini, imparate tra l'altro grazie ad Azzurra, con la piccola di casa.
«Oggi va peggio degli altri giorni» borbottai, correndo verso il bagno.
Sentii Giovanni sospirare e venirmi dietro, raccogliendomi i capelli quando mi chinai sul water per rimettere. Quel gesto, semplice all'apparenza, era uno dei motivi da aggiungere alla lista del perché ognuno di noi meritava un Giovanni nella propria vita.
«Se potessi prendere io le tue nausee lo farei» disse dolcemente al mio orecchio, lasciandomi un bacio sulla spalla scoperta dalla canotta.
Le sue parole, così dolci e sincere come sempre, erano il fuoco che alimentavano la mia anima. Non pensavo che al mondo ci si potesse sentire così vivi nell'impeto dell'amore. Nella mia mente, un'immagine del genere, poteva solo essere un'utopia.
Stavo vivendo il viaggio più bello del mondo, quello della maternità, al fianco di un uomo che altro non era che un angelo. E ogni giorno ringraziavo Dio per i due doni immensi che mi aveva dato.
«Riposati un po'. Se non stai bene diciamo ai ragazzi di fare un'altra volta» mi disse poi, ma io scossi la testa decisa.
«Non mi perderò mai l'occasione di guardare quei due flirtare davanti ai nostri occhi» ridacchiai, sciacquandomi la bocca.
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LIFETIME | GIOVANNI DI LORENZO
FanfictionFederica Ricci era tutto ciò da cui un uomo doveva stare lontano se non voleva cadere nella sua trappola. Era brava e ci sapeva fare con gli uomini, sapeva come renderli suoi in un attimo, ma era ancora più brava a farli cadere nel baratro. Lasciav...