Corsa

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Restai sdraiaita a fissare il cielo per svariati minuti. L'adrenalina svorannaturale che mi aveva permesso di non sentire il dolore, non scorreva più nelle mie vene.
I dolori lancinanti stavano piombando sulle mie membra come un immenso macigno mentre il terrore per quello che avevo fatto si insinuava come una lama nella mia mente.

Le mie gambe accennarono un tremore che cercai di frenare con tutte le mie forze. Il respiro iniziò a farsi corto nel mio petto e soltanto quando pensai: "è impossibile", il ricordo di quel giorno di cinque anni prima mi fece scoppiare in un pianto convluslo. Mi arresi allo scorrere di quella pioggia di lacrime, incurante del pericolo che stavo correndo.

Dovevo cercare di restare lucida, non potevo rischiare che uno dei soldati si riprendesse dal volo in aria e mi vedesse ancora lì. Non avevo idea di ciò che era successo, non potevo essere stata io a fare una cosa del genere.
In realtà non esisteva una soglia masssima di tempo per il comparire dei poteri, anche se dopo treanni dall'esplosione si era dati per non segnati certi. In ogni caso ciòche avevo fatto non rientrava nella categoria dei segnati, nè fuoco, nè acqua, nè terra... Forse aria? Magari quell'esplosione poteva essere un semplice spostamento d'aria?
Rabbrividii ripensando all'immagine della lancia di luce, no, non poteva essere un potere elementale.

-Mmmhh...- Il mugugnio di uno dei soldati mi distrassse da quel flusso di pensieri.

Dovevo andarmene e in fretta.
Cercai di alzarmi in piedi e ci riuscii solo dopo numerosi tentantivi.
Diedi un ultimo sguardo ai corpi svenuti dei soldati, alcuni avevano delle ferite che gli segnavano la nuca, altri sembravano essere illesi ma comunque privi di sensi. Il mio sguardo fu attratto dal capitano inerme, accasciato su di un masso a poca distanza da me. Mi avvicinai a lui, seppure il mio istinto urlava di fuggire via. Volevo guardarlo un'ultima volta, volevo ricordare la sua espressione sofferente come una vittoria.
Ebbi la tentazione di inferire su quel corpo esile ma sarebbe stata una forma di violenza gratuita che non mi apparteneva. Io ero diversa da quel branco di militari ripugnanti. Avvicinai il volto al suo carpendo ogni singolo dettaglio di quel viso malmesso.

-Scappa...- Scattai indietro sentendo quel flebile sussurro uscire dalla sua bocca. -Scappa Eva Pierce. - Ripetè con più vigore.
Non stetti li ad interrogarmi sulle sue parole, mi voltai e cercai di correre il più lontano possibile da loro, da lui. Le sue parole potevano essere un tranello, il mio tentennare avrebbe potuto concedergli il tempo per bloccarmi con uno dei suoi poteri.

Mi incamminai verso la locanda e il sole non era che uno spicchio poggiato sull'orizzonte. A quella velocità sarei arrivata con il buio. Provai a velocizzare il passo ma il mio corpo andava avanti a stento, ad ogni movimento il pensiero che i soldati si fossero ripresi mi raggelava più del vento freddo che si stava alzando. Mi ero salvata per puro miracolo e non avevo nessuna intenzione di buttare al vento l'occasione che avevo avuto. Cercai di spingere il mio corpo oltre ogni limite, sostenuta dall'istinto di spravvivenza che in quel momento come non mai, era forte dentro di me.
Sentii di nuovo quella sensazione, adrenalina pura nellevene. Il dolore alle gambe si affievolì e la mente si svuotò di tutto fuorché di una parola: "sopravvivenza". La vedevo danzare dietro ai miei occhi leggiadra e bellissima.

-Sopravvivenza...- Sussurrai appena e senza rendermene conto le mie gambe iniziarono a correre verso la locanda.
A due passi dalla porta d'ingresso posteriore rallentai di botto, solo in quel momento mi ero accorta in quanto poco tempo ero arrivata alla locanda. Non avevo il fiato corto, la corsa non mi aveva stancata in nessun modo.
Guardai in basso ed ogni segno di violenza era sparito su di me. Sentivo ancora del dolore nel torace e in faccia ma giusto un leggero sentore del dolore che avevo provato prima.

"La corsa mia veva curata." Mi lasciai cullare da quel pensiero per un istante prima che la verità tornò dura a distruggere le mie illusioni.
"Lo sai benissimo cos'è che ti ha curata. Le immagini che hai visto erano fatte di luce."
Scacciai dalla testa quel pensiero, la cosa che aveva ucciso i miei genitori non poteva essere la stessa che mi aveva salvata.

La luce violaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora