5.Giocattolo.
Mi svegliai completamente sola nel mio letto e, per quanto me lo aspettassi, speravo lui ci fosse ancora. Sbadigliai e mi stiracchiai, sapendo che Baekhyun fosse probabilmente al lavoro ormai. Mi sedetti a gambe incrociate sul letto, non avevo affatto voglia di alzarmi. Restai qualche minuto imbambolata a fissare il vuoto, indecisa se rimettermi a dormire oppure no. Poi mi decisi e controvoglia andai in bagno a lavarmi i denti prima di truccarmi. Presi dall'armadio una gonna blu navy e una camicetta color crema, ammirandomi allo specchio. Il rossetto che avevo scelto era di un rosso intenso e sorrisi tra me e me.
Decisi di prendere l'autobus e mi diressi verso l'ufficio di Baekhyun, entrai nella struttura e vidi la segretaria salutarmi. Risposi cordialmente con la mano senza fermarmi a parlarle mentre raggiungevo la mia destinazione. Afferrai la maniglia della porta e feci scattare la serratura, aprii ed entrai, vedendolo seduto sulla sua sedia a leggere dei giornali.
"Cosa vuoi ora?" - chiese burbero, non distogliendo l'attenzione dalle sue faccende. Rimasi in silenzio, cercando di capire cosa avessi fatto di male, sempre se avessi fatto qualcosa. Un'espressione interrogativa s'impadronì della mia faccia e lui, infastidito da quel mio modo di fare, finalmente si decise a prestarmi attenzione. Il suo sguardo si addolcì quando mi vide, poi sospirò. "Scusa, pensavo fosse di nuovo la segretaria."
"Ti sta importunando?" - inclinai la testa. "Forse lo sto facendo anche io adesso."
"No, tu non potresti mai disturbarmi. Vieni qui." – si allontanò leggermente dalla scrivania, in modo da creare uno spazio tra lui e il mobile. Quando gli fui abbastanza vicino, mi afferrò i fianchi. "Dovrei licenziarla. Sai cos'è successo l'ultima volta che ho licenziato qualcuno?"
"Che cosa?" - chiesi, posando le mani sulle sue spalle delicatamente.
"Beh..." – esitò un attimo e si umettò le labbra. "Ti ho sculacciata così tanto da perdere il conto." – sorrise compiaciuto. Un brivido mi attraversò la schiena all'idea delle sue mani su di me.
"E' meglio prendersela con me che con i tuoi dipendenti." - canticchiai, sentendolo ridere.
"Se vuoi, magari dopo... -" fu interrotto della porta che si apriva, e non mi feci scappare il fastidio che gli attraversò il viso. Non si scomodò a togliermi le mani dai fianchi mentre affrontava un Kim Jongdae più che scioccato.
"Cos'è questa storia?" – lo prese in giro. "Baek, pensavo fossi più professionale di così."
"Senti chi parla, quello che si scopa la segretaria!" – alzò un sopracciglio. "Accomodati." - mi tirò in grembo e avvolse le sue braccia attorno alla mia vita.
"Posso passare dopo magari..." - fece per andarsene ma Baekhyun lo interruppe.
"Non c'è bisogno. Continueremo quando te ne sarai andato." – rispose schietto, facendomi imbarazzare. Jongdae si sedette sulla sedia difronte la scrivania e sentii Baekhyun provocarmi, mentre col bacino si premeva contro di me. Sentii la sua presenza possente e invadente, e mi meravigliai del suo autocontrollo, nonostante sapessi la voglia irrefrenabile che avesse di me, tanto quanto io di lui.
La conversazione durò un'eternità, sembrava una tortura. Avevo cominciato a chiedermi se tutto questo sarebbe mai finito, il tempo scorreva così lentamente. I due, tuttavia, continuarono imperterriti a confabulare su alcune questioni che sinceramente non capivo, prestando a malapena attenzione alla quantità di torture a cui Baekhyun mi stava sottoponendo. Il desiderio di sentirlo mio crebbe a livelli devastanti e pregai con tutta me stessa che Jongdae se ne andasse il prima possibile.
Per fortuna, pochi secondi dopo si alzò e fece un profondo inchino a Baekhyun prima di uscire dalla porta. Appena restammo soli mi lasciai scappare un gemito, incapace di controllarmi oltre, e poggiai la testa contro la spalla di Baekhyun. Le sue mani viaggiarono lungo i miei fianchi e le mie cosce, strofinando il tessuto della gonna.
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Patto Fatale
FanfictionA CAPITOLI - BAEKHYUN/YN (angst, fluff, smut) Quando la vita ti mette a dura prova, saresti disposta a scendere a patti? "Essere una studentessa universitaria di una grande città era molto più difficile di quanto la gente potesse pensare, perciò ave...