Inconscio

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Si era svegliato di scatto, Severus. Sentiva il cuore battere all'impazzata nel petto, la fronte era imperlata di sudore, i suoi occhi erano completamente sbarrati, i muscoli del suo corpo erano innaturalmente rigidi - anche se le mani tremavano in modo quasi impercettibile - e sentiva la bocca decisamente asciutta.
Dopo ogni incubo, per lui era consuetudine abbandonare in questo modo il regno di Morfeo; infatti, quasi ogni mattina sentiva un senso di sollievo per il fatto che il mondo in cui pensava di essere immerso era solo quello dei sogni, ma dall'altra parte ogni immagine che gli si presentava di fronte era solamente un ricordo della vita già vissuta in precedenza.
Conviveva con gli incubi da circa trent’anni, dal momento in cui aveva compreso che la sua stessa casa era diventata un inferno: da allora, neanche la sua coscienza riusciva a trasportarlo in luogo di pace.

Quando era bambino, le violenze perpetuate da suo padre venivano trasformate in mostri inimmaginabili, dalle forme più disparate e astratte, in quanto ancora non era in grado di processare il fatto che il vero mostro, in realtà, era l’uomo che avrebbe dovuto proteggerlo e amarlo incondizionatamente.
Da ragazzo la cruda realtà si ripresentava anche di notte, facendogli rivedere il volto di suo padre deformato dalla crudeltà, ma anche quello ormai privato di ogni umanità della sua dolce mamma; in quel periodo aveva cominciato a meditare vendetta, desiderando di fargli provare anche solo un decimo del dolore che provocava a lui e a sua madre, così i suoi sogni si trasformarono ancora, illudendolo di poter avere, un giorno, il coraggio per fargliela pagare.
Dal momento in cui entrò a far parte dei Mangiamorte, la sua mente iniziò a sovrapporre gli eventi familiari passati a quelli presenti, mostrandogli spesso i volti delle sue vittime. Aveva privato della vita solo due persone, ma ne aveva torturate più di quanto volesse ricordarne; la sua coscienza, perciò, lo aiutò ogni notte a non dimenticarsene.
Il suo inconscio era decisamente ossessionato dai volti delle persone che avevano fatto parte della sua storia, forse perché aveva perso la capacità di immaginare, forse perché rivedere qualcuno, non importa chi, lo faceva sentire meno solo.

C’erano state poche eccezioni nella sua vita. Lily era stata una di queste, inizialmente, quando ancora pensava di avere una speranza; sognava di poter vivere un futuro insieme, una vita normale, tranquilla, proprio come quella degli Evans, così diversa da quella con cui era cresciuto. Era il suo porto felice in un mondo di dolore, persino dopo il suo matrimonio con quel Potter, ma dopo la sua morte entrò anche lei a far parte degli incubi, e lì vi rimase per sempre.
La sua unica via d’uscita consisteva nell’assumere la Pozione per il sonno senza sogni, però si concedeva questo lusso solo nei momenti di estrema stanchezza, quando il suo fisico necessitava assolutamente di un vero e proprio riposo. Per la maggior parte delle notti, lui non se la meritava.

Contrariamente al solito, quella mattina Severus aprì gli occhi e si rese conto di non aver avuto un incubo, nonostante la sera prima non avesse bevuto la Pozione. La sua mente era riuscita a creare immagini nuove.
Lui aveva sognato.
Dopo tanti, troppi anni, aveva finalmente sognato.
Il soggetto del sogno, però, era qualcosa – o meglio, qualcuno – che non avrebbe mai potuto pensare di vedere nella sua mente. Certo, lei era stata l’ultima persona che aveva visto la sera precedente prima di coricarsi, ma questo non era un buon motivo per ritrovarsela nell’inconscio; in tutti quegli anni di insegnamento aveva beccato molti ragazzi nei corridoi oltre l’orario del coprifuoco, e mai gli era successo questo. Non aveva mai sognato una studentessa, e soprattutto non impegnata in quel tipo di attività, ma ormai l’immagine di Hermione Granger con il suo pene in bocca era ben fissa nella mente di Severus Piton, e forse questo era anche peggio di un incubo.
Al solo pensiero, un'altra parte di lui si svegliò dal sonno, facendogli intendere di aver bisogno di un immediato rilascio. Come ogni volta in cui si ritrovava ad avere un'erezione mattutina, Severus chiuse gli occhi, fece scivolare la sua mano destra lungo il corpo, fino a sfiorare il suo membro, ed iniziò a toccarsi per soddisfare il desiderio dato dalla reazione fisica.

Assolutamente no!
Sbagliato.
Immorale.
Disgustoso.
Non lo farò pensando ad una mia studentessa.

Sconvolto da ciò che la sua mente gli stava facendo compiere, indossò immediatamente un paio di pantaloni del piagiama e si diresse verso il bagno. Ho solo bisogno di una doccia fredda, pensò l'uomo, così il pensiero delle labbra della Granger svanirà. Ovviamente non fu così immediato, solamente dopo svariati minuti il getto ghiacciato distolse la sua mente dal pensiero della ragazza, facendogli maledire se stesso per essersi autoinflitto questa tortura.

Contrariamente a quanto tutti potessero pensare, a Severus Piton non piaceva il freddo, eppure odiava l'estate. In quei pochi mesi di pausa tra un anno scolastico e l'altro, si ritrovava a passare i suoi giorni nella casa a Spinner's End, il luogo in cui aveva vissuto il suo primo inferno personale; certo, poteva venderla o viaggiare, visitare luoghi nuovi evitando di alloggiare in quella casa, ma non voleva. Non poteva permettersi il lusso di dimenticare, poiché si meritava ogni secondo di sofferenza che provava stando lì.
No, l'estate non era fatta per Severus Piton.
Amava il calore, la sensazione di stare di fronte al camino scoppiettante mentre fuori cadevano gocce di pioggia o fiocchi di neve, il tepore che il suo corpo sentiva sotto tutti gli strati degli abiti che portava immancabilmente, perché quelli ormai facevano parte della sua identità. Amava anche la possibilità di sentire sulla sua pelle il vento gelido della Scozia, per poi ritornare al sicuro nelle sue stanze. Nonostante i sotterranei fossero generalmente freddi, nei suoi alloggi un fuoco non mancava mai.
L'inverno era perfetto.
Per questo, quella doccia fredda era una vera e propria tortura.

Tutta colpa della Granger.

Poco prima di uscire, decise di concedersi un'ultima risciacquata con l'acqua calda, infondo aveva già scaricato la colpa su quella ragazza insopportabile. Non le bastava tormentarlo ogni fottuto giorno con la sua presenza fastidiosa, doveva anche apparirgli in sogno.

Ben fatto, il proposito di non pensare a lei è decisamente andato a buon fine...

Si asciugò in fretta per prepararsi, ma decise di bere il suo solito caffè nero nello studio, non aveva la minima intenzione di vederla più del dovuto - dato che fra qualche ora avrebbe avuto due ore di pozioni con Grifondoro e Corvonero del settimo anno.
Cercò di distrarsi, invano, leggendo le solite stronzate sulla Gazzetta del Profeta. Mentre l'articolo in prima pagina descriveva il processo di uno degli ultimi Mangiamorte rimasti, la sua testa pensò a come farla pagare alla Granger.

Come si permette ad invadere la mia  mente in questo modo?

Quella stupida ragazzina meritava una punizione, e oggi, ad ogni costo, gliel'avrebbe assegnata. L'avrebbe rinchiusa nell'aula per ore, facendole pulire tutti i calderoni della lezione senza l'uso della magia. L'avrebbe fatta entrare eccezionalmente nel suo studio per farle spolverare tutta la sua libreria. Avrebbe goduto nel vederla stancarsi piano piano, affannarsi nel restare in bilico in quella vecchia scala che permetteva di raggiungere i libri posizionati più in alto, l'avrebbe guardata dal basso senza muovere un dito. O forse avrebbe potuto muoverlo un dito, anche più di uno, per sfiorare la sua pelle setosa esposta delle gambe, risalire piano piano sulla coscia ed arrivare al suo...

A che cosa stavo pensando?

Scioccato da se stesso, si ritrovò eccitato. Forse, sotto sotto, chi lo accusava di godere delle punizioni inflitte aveva ragione.

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