Fra le morbide lenzuola di un letto a due piazze

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"Io ti scelgo Severus"

Hermione aveva pronunciato queste parole. Quattro parole che formavano una frase semplice, quasi banale.
Un'affermazione, una rivendicazione di una scelta.
E Lui era la sua scelta.
Rimase come ipnotizzato da lei, da quello sguardo magnetico incatenato nel suo, quasi facendolo sentire in trappola nei suoi stessi occhi.
Sopraffatto dalla sensazione del suo alito caldo sulle labbra mentre pronunciava quelle quattro parole che ormai si erano impresse nella sua mente e tatuate nel suo cuore.
Sordo ad ogni rumore esterno, perché il battito del suo cuore accelerava precipitosamente rimbombando in tutto il suo corpo, una percussione che trovava il punto di maggior risonanza nel suo capo.
Insensibile ed ignaro verso qualsiasi evento del mondo intorno a loro, poiché in quel momento non esistevano altro che due cuori che battevano allo stesso ritmo chiusi in una stanza semi buia, circondati dell'oscurità in cui prima uno solo dei due cuori preferiva riposare.

Però non era cieco.
Il desiderio di vederla nel momento in cui i loro corpi si sarebbero uniti - perché questo sarebbe successo, ormai ne era sicuro - era più forte di qualsiasi altra sensazione.
E allora accese una luce.
Nello stoppino della candela posizionata sulla scrivania si levò un debole fuocherello.
Non bastava.
Con la stessa magia senza bacchetta, Severus accese tutte le candele della stanza.
Si rese conto solo alla fine del lavoro che tutte quelle luci avevano creato un'atmosfera davvero romantica.
Sperava che ad Hermione piacesse, ma dai suoi occhi potè intuire che fosse così.

"Ti voglio", le sussurrò piano Severus.
Non c'era bisogno di sussurrare, erano solo loro due in quella stanza, eppure temeva che se avesse parlato troppo forte avrebbe rotto la magia.
Aveva pronunciato quelle due parole talmente piano che a malapena lui stesso le udì, perché sapeva che se avesse alzato la voce, sarebbe stato tutto più concreto.
E desiderava restare nel limbo fra sogno e realtà, dove lui non era Severus Piton ma un semplice uomo.
Una persona con un cuore, con dei desideri, con delle fantasie.
E con dei sogni.
Lei era il suo sogno.
Avrebbe sussurrato ogni singola parola quella notte per poter prolungare la loro parentesi di felicità il più possibile.
Forse domani avrebbe avuto il coraggio di parlare, di confrontarsi con la realtà delle cose.
E la verità era che stava per portare a letto una studentessa, ma di questo non gliene fregava nulla.
Perché lui voleva fare l'amore con Hermione.

"Portami a letto Severus" pronunciò anch'ella in un sussurro.
Che provasse le sue stesse paure?
Che anche lei temesse di potersi risvegliare dal sogno più vivido che avessero mai fatto?
Non era questo l'importante.
Adesso non era tempo per pensare, ma per agire.
Così la portò nella sua stanza, tenendola per mano, beandosi di questo tocco che sembrava più intimo di tutto ciò che avevano fatto il giorno precedente.
Quando chiuse la porta, rimase un istante rivolto verso di essa.
Respirò a fondo, cercando tutta l'aria di cui non sapeva di aver bisogno.
I suoi polmoni si riempirono dei loro profumi mescolati insieme.
Lui sapeva di nocciola e foglie autunnali, lei di vaniglia e fiori di pesco.
L'autunno e la primavera racchiusi in una semplice camera da letto.

Si voltò verso la donna che lo stava aspettando pazientemente vicino al bordo del suo letto.
I ricci le contornavano il viso in modo terribilmente dolce.
Un sorriso insicuro le solcò il volto, un'espressione che racchiudeva il  timore di un rifiuto, un ripensamento dell'ultimo secondo, ma anche speranza, gioia per l'aver trovato e scelto la persona che in quel momento era più giusta.
Severus era un uomo logico, non credeva ai colpi di fulmine o alle anime gemelle.
Era convinto che esistessero le persone giuste al momento giusto.
Hermione, adesso, era la sua.
E lui desiderava che per lei valesse lo stesso.
I suoi sensi si acuirono nel momento in cui sentì partire dalla bocca dello stomaco un rivolo di magia.
Era qualcosa di primordiale, totalmente inaspettato, un fiume di magia che gli attraversava il corpo come un fiume nelle vene.
Non l'aveva mai provato.

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