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A svegliarmi è Pedri che mi scuote la spalla.
<Tieni, come ti senti?> chiede dopo aver posato il caffè sul comodino.
<Molto meglio, mi gira leggermente la testa ma tutto bene>
<Menomale>
Resta in silenzio accanto a me mentre sorseggio il caffè e una volta dopo averlo finito ricomincia a parlare facendomi una delle domande che più mi mette in ansia.
<Possiamo parlare?>
<Si certo di cosa>
Senza fare tanti giri di parole va dritto al punto lasciandomi completamente spiazzata.
<Ti piaccio?>
<No> rispondo secca cercando di nascondere ogni tipo di emozione.
<Ah, quindi che mi vorresti saltare addosso ogni volta che mi vedi è una cazzata?> domanda avvicinandosi sempre di più.
Porca puttana e io ora che cazzo gli dico?
<Si> dico con lo stesso tono di prima.
<Ancora che mi menti, tanto già la so la verità>
Io ora vado ad uccidere Aurora, le avevo detto che Pedri non doveva venire a sapere niente.
Mi alzo per andare da lei ma lui mi blocca il passaggio piazzandosi davanti alla porta.
<Non me l'ha detto lei, vi ho sentito. Io e Balde vi abbiamo seguito perché volevamo assicurarci che steste bene e appena ho sentito il mio nome non sono riuscito a non ascoltarvi. Scusami ma l'avrebbe fatto chiunque>
Non posso nemmeno uscire dalla camera, che imbarazzo averlo davanti dopo tutto ciò.
Sperando non mi segua mi rifugio in balcone, come se fosse il posto perfetto per nascondersi.
<Comunque non è vero che mi credo dio> dice sedendosi di fronte a me.
<Nooooo, guarda sei la persona più umile che io abbia mai conosciuto>
<E poi tranquilla che non sono abituato a ciò che dicevi tu, non sono quel tipo di ragazzo. Essere famosi non significa per forza essere pieno di tipe e stare ogni giorno con una diversa>
<Se lo dici tu>
<Beh il ragazzo di cui parlavi te, ieri se ne sarebbe approfittato della tua sbronza. Io invece che ho fatto? Se non mi avessi chiesto te di restare avrei dormito sul divano>
Beh non ha tutti i torti, forse mi sono fatta un idea sbagliata su di lui ma non lo ammetterò, non davanti ai suoi occhi.
<Grazie per ieri>
<Di niente, però non cercare di cambiare argomento>
Voglio scappare da questa situazione.
<Veramente, non sono come pensi, non capisco perché tu ti sia fatta questa idea>
<Per come approcci>
<Come approccio? Me l'ha detto mamma che quando parlo con una ragazza devo mostrarmi molto sicuro di me stesso. Se questo per te significa essere un playboy...>
Odio ammettere che ha ragione lui.
<Eh va bene, mi sono fatta un'idea sbagliata>
<Ti dimentichi qualcosa?>
<Non ti chiederò scusa, nemmeno se mi paghi>
<Va bene va bene, mi basta sentire te che ammetti di aver sbagliato>
<Prima e ultima volta che mi sentirai dire una cosa del genere>
<Mh vedremo...Comunque ora che sai che non sono così, accetteresti di uscire con me stasera? Ricordati che quel gol era per te>
<Si accetto, però pago io, niente di esagerato>
<Pizza?>
<Va bene, conosco un bel posto>
Vicino all'ufficio di papà c'è la pizzeria migliore di Barcellona, andremo lì.
<Cazzo> impreco rientrando dentro e accendendo il computer.
<Cosa è successo?> chiede spaventato mentre copia i miei movimenti.
Mi sono ricordata ora che oggi uscivano i biglietti per la partita, se non li prendo il giorno stesso non li troverò più.
<Tra tre giorni è il compleanno di mio padre, e devo prendergli il regalo>
<Che cosa prendi?>
<I biglietti per il ritorno della semifinale dì champions legue, mi ricordo che appena avevamo finito di vedere l'andata mi aveva detto che sarebbe voluto andare a Sansiro. E poi facendo questo regalo a lui, lo faccio anche a me stessa, da piccola ho sempre tifato milan, rientrare a Sansiro ora che son cresciuta sarebbe un sogno>
<Beh si devo ammettere che Sansiro è uno degli stadi migliori in cui abbia giocato>
<Quando ci hai giocato?>
<Champions legue dell'anno scorso, nei gironi eravamo con l'inter che ci ha buttato fuori>
Con tutta la fretta del mondo entro sul sito, mentre ascolto lui che mi racconta di quella partita che io non avevo visto.
Dopo mezz'ora di attesa riesco a prenderli.
<Finalmente> dico mentre chiudo il computer.
<È fortunato tuo padre ad avere una figlia così> commenta dopo qualche secondo di silenzio.
Sorridendo mi alzo dal letto per andare a prendere la carte da gioco, mi sto annoiando e non voglio che ci siano momenti di silenzio imbarazzanti, soprattutto dopo la conversazione che abbiamo avuto prima.
<Che stai cercando?> chiede osservando come frugo nel cassetto.
<Queste, facciamo una partita a scopa?>
<Va bene, se vinco mi...>
<No Pedri, se vinci un cazzo, giochiamo e basta>
<Mhh va bene> sbuffa lui.
Concentrata a mischiare le carte mi spavento appena sento la porta aprirsi.
<Che state facendo?> domanda Gavi.
Faccio rispondere a Pedri, con lui non ci parlerò finché non mi chiede scusa.
Si ieri sera ero messa male, ma non è compito suo farmi la ramanzina e poi stava urlando, a momenti svegliava i nostri genitori.
<Giocando a carte>
<Ah ok, Sonia vieni un attimo?>
<Tieni, mischiale tu> dico a Pedri prima di alzarmi.
Seguo Gavi fuori dalla camera.
Spero mi abbia chiamato per chiedere scusa.
<Scusa per ieri, ce in realtà ho fatto bene a dirti quelle cose, ma non dovevo alzare il tono. Però spero tu abbia capito che se ho fatto quella scenata è perché mi preoccupo>
Ecco.
<Tranquillo, mi fa piacere che ti preoccupi e forse si ieri avevi ragione te, sono grande e per la poca responsabilità che ho non sembra. Ti prometti che d'ora in poi starò più attenta>
In segno di pace ci diamo un abbraccio, uno di quelli che non ci davamo da un sacco.
<Con quell'altro scemo come sta andando?>
<Guarda lascia stare>
<Che è successo?> domanda curioso tirandomi una gomitata.
<Stasera ci esco a cena, poi ti racconterò tutto>
<Va bene, dai ora torna da lui>

Torno da lui e dopo aver fatto un paio di partite passate a ridere e insultarci è arrivato il momento di salutarlo.
<Io ora dovrei tornare a casa>
<Ah va bene ciao> dico salutandolo con due baci sulla guancia.
<Ehm, sono senza macchina>
<Ah cazzo vero, andiamo> dico afferrando la felpa che stava appoggiata sulla sedia.
<Sai guidare con le ciabatte?> chiede appena arriviamo davanti al portone.
<Ah ecco le scarpe>
Velocemente me le infilo ai piedi e prima di chiudere il portone urlo agli altri due che sarei tornata tra una decina di minuti.
<Stasera ti passo a prendere io> dice appena mi fermo davanti a casa sua.
<A che ora?>
<20 va bene?>
<Va benissimo>

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