Due

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Il giorno dopo, Eli finisce le lezioni nel tardo pomeriggio, si sente stanco, ma comunque soddisfatto. Alle superiori odiava andare a scuola, ma lì l’ambiente è totalmente diverso e riesce a sentirsi più a suo agio. Decide di passare in biblioteca prima di tornare in camera, perché ha bisogno di alcuni volumi per il primo esame della sessione.

Sta proprio girando tra le file di scaffali, quando sente di nuovo l’odore della sera prima e si volta di scatto. Il ragazzo, Mitch, è in piedi in fondo alla sua stessa fila, un libro tra le mani e l’aria concentrata. Eli sa che la biblioteca è il luogo meno adatto per attaccare bottone con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno ha un libro tra le mani, ma il suo lupo lo spinge ad agire di istinto. Azzera la distanza e, quando è a meno di un metro, il ragazzo alza lo sguardo su di lui. E sorride.
“Eli, giusto?” sussurra.

Eli annuisce. “Mitch.” Lui sorride ancora. “Cosa studi?” chiede Eli, per non cadere in un silenzio imbarazzante.

“Letteratura europea” è la risposta, mentre alza il libro verso i suoi occhi. Il ritratto di Dorian Gray.

“Oh, interessante!” risponde con fin troppo finto entusiasmo.

“Tu?” sussurra ancora Mitch.

“Io astrofisica” dice, gonfiando appena il petto, all’espressione sbalordita dell’altro.

“Molto pià interessante” e sghignazza. “Stai per metterti a studiare o ti va di prendere un caffè? Sto morendo di sonno. La festa di ieri mi ha distrutto.”

Eli non se lo fa nemmeno ripetere due volte. Il suo lupo quasi scodinzola e lo segue fino al chiosco nel giardino del campus. È Mitch ad insistere per offrire il caffè, poi si siedono su una panchina poco lontano. “Ti piace vivere al campus?” chiede il più grande.

“Non vivo propriamente al campus ma talmente vicino che è quasi come se stessi qui. Quindi sì, molto. Non che io abbia mai avuto problemi di indipendenza a casa, ho sempre avuto i miei spazi, ma qui è diverso. Se torno alle tre di notte non trovo papà a guardarmi male e a ringhiarmi contro” dice ridendo, anche se è la verità. Suo padre sul serio ringhia, con gli occhi accesi di rosso, quando sfora il coprifuoco.

“Mio padre spesso non era a casa, quindi non ho mai avuto questi problemi, ma capisco cosa significa essere indipendenti e quanto possa essere liberatorio” risponde l’altro. “E vai spesso alle feste?”

“Nah” sorride Eli. “Quella era la seconda da quando sono qui. Mi piacciono molto, ma conosco pochissime persone e sto ancora cercando di crearmi un gruppo con cui uscire. C’è il mio amico, ma siamo entrambi matricole. Tu, invece?”

“Non sono il re delle feste, lo ammetto, ma mi piacciono. E mi piace anche provare cose nuove.”

Eli non capisce, o non sa se ha capito bene. “Tipo?” chiede.

Il ragazzo fa un occhiolino.

“Io... io non sono interessato a quelle cose?” Eli lo dice a sguardo basso. Ha cercato di avvicinarlo perché è uno spacciatore? Ha la faccia da bravo ragazzo, non sembra uno che assume certe cose.

“Ehi, ehi, non voglio venderti nulla” ribatte subito l’altro. “Solo che mi piace sperimentare cose nuove. Non ho nessuna dipendenza.”

Eli annuisce, non del tutto convinto, e accenna un sorriso. “Capisco. Beh, sono la persona sbagliata per proporti nuove esperienze” ribatte.

“Sei sicuro?” chiede Mitch ammiccando. Eli si sente andare a fuoco, il suo lupo che scalpita e non sa cosa stia succedendo. Ha sicuramente le guance rosse e balbetta qualche parola sconclusionata, facendo ridere l’altro che si alza.

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