2. Assenza e rimorso

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Ho sempre sentito la sua mancanza.

Non so bene quale aspetto, cosa in particolare mi abbia fatto sentire questo vuoto incolmabile dentro di me.

Ciò che più ho desiderato in questi anni era riprovare quelle emozioni e sensazioni che solo lui era capace di farmi sentire.

A volte a mancare non è la persona in sé ma i sentimenti che vengono provocati in noi dalla sua presenza.

In tutti questi anni non c'è stato un singolo giorno in cui il mio pensiero non sia andato a lui, ho così tante domande a cui vorrei una risposta e finalmente lui è tornato.
Dov'è andato?
Perché mi ha lasciata da sola?
Pensandoci però dovrei chiedergli scusa, ero solo una bambina e quelle ultime parole sono scappate dalle mie labbra troppo ingenue per capire cosa veramente avessi pronunciato.

Potrò rivedere i suoi occhi così luminosi da riempire di gioia anche me e le sue dolci braccia che per la piccola me erano come casa.

Potrò sentire un'altra volta il calore delle sue mani che asciugavano sempre le mie facili lacrime, Zack a differenza degli altri bambini non mi prendeva in giro, lui sapeva comprendermi.
Lui e Milena riuscivano sempre a farmi sentire spensierata e felice, poi mi sorella decise che non ero abbastanza per rimanere su questo mondo e lui partì; ora avrò una possibilità di sentirmi di nuovo così.

Quando andò via avevamo dieci anni e ancora oggi riesco a sentire il mio senso di colpa per il modo in cui ci siamo lasciati e non riesco a smettere di pensare che se fossi stata una bambina più matura non vivrei con questo peso sul petto.
Zachary era la mia fonte di felicità primaria, rido di cuore pensando che lui era il solo a restare con me i pomeriggi per la maratona dei film di Harry Potter anche se non gli sono mai piaciuti.

I miei pensieri corrono verso noi che insieme giocavamo e sfrecciavamo per il piccolo parchetto della nostra città.
Noi che ci divertivamo a costruire castelli di sabbia per poi demolirli facendo arrabbiare mia sorella che ci aveva accompagnati al mare.
Noi che eravamo soliti incontrarci la sera di nascosto per contare le stelle in cielo facendo finta che lui fosse il piccolo principe e i punti luminosi nuovi asteroidi.

<Uno, due, tre, quattro... no aspetta Zack ho perso il conto come faremo adesso?>
<Lelli stai tranquilla conteremo ogni giorno un asteroide nuovo così prima o poi riusciremo a contarli tutti>
<Insieme?>
<Insieme>

Quella promessa non l'ha più potuta mantenere, da quella conversazione abbiamo contato 578 asteroidi e abbiamo impiegato quasi due anni ma alla fine lui non ha contato più con me e io senza di lui non ne ero capace, così mi sono arresa.

E presto ho iniziato a sentire la sua assenza, giorno dopo giorno fin quando anche Milena non mi ha lasciata e da quel momento è iniziata la mia discesa verso la solitudine, l'unica che mi è stata vicina è Cassy. Solo lei col tempo è riuscita a dare al corpo di Lelia, un carattere che somiglia a ciò che era prima.

Adesso eccolo proprio lì, all'entrata che cammina a passo veloce nella mia direzione.
Da piccolo i suoi grandi occhi erano racchiusi da un volto paffutello, era un bambino bellissimo ma adesso non ha più 10 anni.

Ho immaginato tantissime volte il momento in cui si sarebbe presentato alla mia porta però non pensavo sarebbe successo a scuola. Vorrei corrergli incontro e gettargli le braccia al collo, dirgli quanto mi è mancato, quanto la sua assenza mi abbia colpita.

Non posso fare a meno di guardarlo: è cresciuto tantissimo quasi non sembra più quel bambino.

La caratteristica rimasta identica sono gli occhi: quelle pozze castano dorate dove, ammetto, mi piacerebbe perdermi.

Gli occhi sono contornati da un paio di occhiali rotondi, ha la mascella definita e un'espressione che può sembrare corrucciata, ma in realtà so che è così perché qualcosa che lo tormenta, attraversa i suoi pensieri. Non sono così vanitosa da credere di essere io, ma in fondo ci spero.

Indossa un jeans che fascia perfettamente le sue gambe, una maglietta rossa che si tende all'altezza dei pettorali e un giubbotto che purtroppo sta coprendo quello che invece vorrei ammirare.

Forse dovrei tenere a bada gli ormoni tuttavia penso di essere giusticata dato che non lo vedo da troppo tempo. E per quanto io adesso possa essere introversa, ho sempre 17 anni.

Lo vedo camminare nella mia direzione ma noto un particolare. Nella mano sinistra, anzi nel dito medio tiene un'anello, quello stesso anello che io porto al dito. Il mio prende la forma di un'onda mentre il suo è una fascia che avvolge il dito dov'è intagliata questa figura. Non posso credere ai miei occhi.

Dopo tutto questo tempo?

Lo conserva ancora.

Presa dall'emozione, mi risveglio e mi accorgo che lui si sta incamminando verso di me ma non sta venendo a salutarmi.
Non mi rivolge neanche un misero sguardo e il mio cuore sprofonda ancora di più se possibile. Mi passa accanto ma non accenna niente, sento solo il suo profumo che lascia una scia dietro di lui.

Mi sembra chiaro di non contare più per lui come d'altronde è sempre stato con tutti i ragazzi che mi sono piaciuti. Con questi ho provato a fare la simpatica e ad essere estroversa ma dentro di me c'era come un allarme che mia avvertiva di non fidarmi e che il ragazzo in questione non era quello giusto per me.

Forse sono io il problema, se fossi più simpatica, più carina o più magra allora potrei veramente piacere.

Ma esistono troppi se in questa storia affinché essa possa avverarsi.

Le lacrime mi salgono agli occhi e ho capito di non potercela fare più a trattenermi: tutto questo è troppo, mia sorella e lui, non posso.

Velocemente dico a Cassy di non seguirmi e per fortuna non lo fa, forse perché ha capito di dovermi dare dello spazio. Corro in bagno e mi rifugio dentro uno di questi e qui inizia la mia discesa verso un fiume di lacrime.

Scendono e scendono e non vogliono saperne di tornare su.

Dopo una decina di minuti cerco di darmi un contegno, esco dal bagno e vado allo specchio. come mi aspettavo, gli occhi sono rossi e gonfi come le guance.

Aspetto altri 5 minuti provando a calmarmi e siccome è già molto tardi mi faccio coraggio ed esco. Raggiungo la classe e mi scuso con il professore, <Che non ricapiti più signorina Moore, la giustifico solo perché so che giorno è oggi per la sua famiglia>

Come se non mi avessero mortificata già abbastanza, annuisco velocemente cercando un posto più lontano possibile dal professore di fisica per sedermi.
Trovo un posto in fondo alla classe vicino la finestra, non penso di essermi mai sentita più sollevata. Ma mi basta alzare la testa per ritornare alla realtà.
Zack è seduto accanto a me, è il mio compagno di banco, come ho fatto a non accorgermi che stavo per sedermi vicino a lui? che sciocca.
E quando mi giro timorosa verso di lui noto che già mi stava guardando ma appena si accorge dei miei occhi su di lui improvvisamente abbassa la testa.
Mi era mancato.

Lui e la sua timidezza.

E in questo momento capisco una cosa.

Ho sempre pensato solo a lui, io ho sempre voluto solo lui.

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Ciao a tutti
Questo è il mio primo angolo autrice e vi chiedo scusa se non l'ho fatto prima me ne sono sempre dimenticata.
Ci tenevo a dirvi che questa è la mia prima storia e sono un po' nuova in questo mondo.
I due protagonisti hanno molto della vecchia e dell'attuale me e per questo vi chiedo di essere clementi ahahaha
Vi confesso che questa storia l'ho scritta molti mesi fa ma non ho mai avuto il coraggio di compiere il passo successivo, grazie a un bell'incoraggiamento sono qui.
Scrivere mi ha aiutato a sfogarmi durante questi mesi e soprattutto nei miei momenti più tristi.

Spero vi sia piaciuto il capitolo
Alla prossima, Ale

Tik tok: alexie__03

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