Cassy's pov
Freddo.
Troppo freddo.
Parte dal centro del mio corpo e arriva ovunque.
La pancia, come ogni parte di me è scossa da brividi e il nulla sta scaldando il mio corpo.Le palpebre sono talmente pesanti da impedirmi di alzarle e il costante bruciore sotto il seno inizia di nuovo a perseguitarmi.
Dove sono?
Non sono più in piedi e il mio corpo è adagiato su una superficie soffice, il divano.
E mentre penso a come io sia arrivata in salotto dall'ingresso, percepisco una fonte di calore irradiarsi dalla guancia.
Sento il dorso screpolato dal freddo di una mano che sale verso la fronte e poi scende per intrappolare una ciocca portandola dietro l'orecchio.
Da un momento all'altro, il calore a cui mi stavo piacevolmente abituando, svanisce.
Le mani si sono spostate sul mio addome che solo ora capisco essere scoperto, salgono fino alla curva dei fianchi per arrivare a sfiorare la ferita che mi sta torturando da giorni.
Una scarica di dolore si irradia fino alla punta dei piedi fino a farmi mugolare mentre i miei occhi sembrano non aprirsi ancora.
<Cazzo, ecco perché stai così male nīna sconosciuta> una voce sussura queste parole al mio orecchio.
<Merda Noah pensa, pensa, che cazzo devi fare? Non la puoi lasciare così, la ferita è infetta, almeno credo che sia così> continua a sussurrare la voce.
Il soffio irregolare del suo respiro, colpisce l'incavo del mio collo e capisco che si è avvicinato per vedere meglio il taglio. Questa volta riesco a sentire un miliardo di spilli scavare nella mia pelle e bruciare come non mai all'altezza della ferita.
Un urlo disperato abbandona le mie labbra e cerco di sollevare il busto dal divano mentre combatto con tutta me stessa per aprire gli occhi. I miei muscoli sono come atrofizzati dal dolore e non faccio in tempo ad appoggiarmi al bracciolo del divano, che sento la forza di gravità avere la meglio su di me per farmi rovinare con tutto il mio peso.
La mano dello sconosciuto mi sorregge dalla schiena e mi aiuta a distendersi di nuovo.
<Ehi ehi dove credi di andare, sei messa troppo male> i miei occhi mettono a fuoco la voce sconosciuta.Vedo due pozze nere a pochi centimetri dal mio viso, la mia vista ancora disorientata non riesce a distinguere dove inzia la pupilla e finisce l'iride.
Avrò anche la febbre ma quando il ragazzo di cui ancora non so il nome, fa per alzarmi la maglietta, le mie mani non impiegano un secondo in più a schiaffeggiare le sue.
<Che stai facendo?> chiedo confusa e spaventata, chissà cosa pensa su come mi sono procurata una ferita del genere.
La maglietta aderisce alla mia schiena per il sudore che scende dalla nuca, rabbrividisco per il freddo e sento lo sconosciuto parlare <Bisogna curare il taglio, è infetto. Per questo hai la febbre>
<Ma chi diavolo sei? Posso fare da sola, grazie per avermi portato sul divano> la mia mano si aggrappa al divano e tento di alzarmi ma altre fitte mi colpiscono di nuovo.
La testa pulsa, la ferita duole e sembra che il cuore abbia deciso di correre una maratona.
<Niña descarada, lascia che ti aiuti, mia madre è un'infermeria> dice mentre mi aiuta a stendermi per la seconda volta.
<Non mi interessa la storia del tuo albero genialogico, puoi andartene> bisaccio.
<So cosa fare, tu non sei riuscita a mettere neanche un cerotto, devo pulire la ferita e non accetto un no, non si discute> dice determinato e sicuro.
STAI LEGGENDO
Una rosa senza spine
RomantizmSi dice che il tempo guarisca ogni ferita. E se, al contrario, il suo compito sia quello di scavare sempre più affondo dentro di essa? Se il tempo fosse solo un prolungamento eterno del nostro dolore? Passano giorni, mesi, anni oppure una vita int...