4. Crack

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You're never gonna hear my heart break. You lied to me, then left with my heatr 'round your chest-

Mi hanno sempre detto che piangere fa bene all'anima, ti aiuta ad eliminare il dolore e ad andare avanti.

Da molti esperti viene considerato un bisogno primario.

Ricordo ancora quando Zack mi diceva che piangere alleggerisce i pensieri, lui percepiva la tempesta dentro la piccola Lelia.
Di solito quando piangevo per qualche futile motivo come un litigio con mia sorella o con i miei genitori, mi guardava, mi tendeva le braccia in un muto invito, e io mi fiondavo sul petto di Zack.
Mi accarezzava i capelli e poi diceva sempre <Lelli, sono con te, puoi piangere>.

Quando è andato via mia sorella, che sapeva quanto lui facesse bene alla piccola me, provava a consolarmi tuttavia niente era come quell'abbraccio.
Dopo la morte di Milena non mi rimaneva nessuno, neppure me stessa e in quel caso non piangevo più per un semplice litigio, in quel momento avevo veramente bisogno di lui, della sua voce rassicurante e del suo abbraccio.

Ma non c'era.

Così il tempo è passato e la piccola Lelli stava per avere un brusco risveglio dall'infanzia.

Quando ho iniziato il liceo ero diversa da ora, ero una ragazzina occhialuta e sovrappeso, prima delle superiori non mi curavo di quest'aspetto del mio corpo ma da quando Samantha e gli altri hanno iniziato a farmelo notare non ho potuto fare finta di niente.

Hanno iniziato a gradi: prima le occhiate, poi le risate quando passavo, poi gli insulti.

Così ho pensato "se mi prendono in giro perché sono grassa allora devo dimagrire".

Ecco quello è stato il mio più grande sbaglio. Solo ora mi sono resa conto che non dovevo cambiare per loro ma per me stessa, perché ne avrei dovuto sentire il bisogno. Invece ho perso tutti quei chili per evitare che mi prendessero ancora di mira.

Nel momento in cui ho realizzato ciò, ho capito di averli lasciati vincere, gli ho permesso di piegarmi, di cambiarmi.

Non mi perdonerò mai per questo.

Poi ricordo di aver aperto il libro da leggere per la scuola, andavo in cerca di ogni possibile distrazione per non pensare più.
Troppi pensieri affollavano la mia mente,da mia sorella fino ai miei compagni.

Era un libro di mitologia greca.
Ricordo di aver sfogliato velocemente il libro e di essermi fermata ad un discorso di Achille, uno degli ultimi dell'Iliade.

"Priamo, nessun vantaggio, credimi, viene dal pianto: mette solo freddo. Così hanno destinato gli dei per noi miseri mortali: vivere in mezzo alle tristezze. Solo loro sono senza crucci. Già sai, nella sala di Zeus ci stanno due vasi dei doni che egli dà ai mortali: uno è pieno di mali, l'altro di beni. E la persona a cui Zeus li offre mescolati , ora incontra sventura, ora felicità."

Piangere è inutile.

Non possono esistere solo momenti felici.

In quel momento ho pensato che qualcuno la felicità me l'aveva data: mia sorella e Zack erano il mio mondo.

Ho capito che è stato qualcosa di passeggero e che adesso era il mio turno essere sventurata.

Ho anche riflettutto che sì, era e sono in un momento difficile ma la felicità sarebbe arrivata.

Quindi mi sono alzata dal letto e dal giorno dopo sono andata a scuola facendo finta, questa volta, di non vedere nessuno. Dopo alcuni mesi molti hanno perso la speranza lasciandomi in pace.

E così ecco qui davanti a me, una parte della mia felicità volata via.

Sono ancora bloccata tra l'imbarazzo e la sorpresa.

Una rosa senza spineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora