7. Diario segreto

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Il giorno seguente non avevo scuola, per cui passai una giornata banale.
Alternai gli episodi della mia serie TV preferita alla lettura di 'Love, Rosie', perdendomi anche spesso nei miei pensieri.
La sera prima, dopo aver cenato, avevo chiamato Winter al cellulare e avevamo parlato per quasi due ore di quel pomeriggio.
Le raccontai nei dettagli ogni particolare, soffermandomi soprattutto sul rientro a casa.
Non era successo nulla di degno di nota, ma avevo bisogno di parlarne.
Il ragazzo più bello che avessi mai visto, tra l'altro più grande di me, mi aveva riaccompagnata fino alla porta d'entrata.
Avevo quasi paura di vivere un sogno, per due motivi.
In primo luogo, nessun ragazzo era mai stato così con me; secondo, perché sembravo piacergli.
Insomma, un ragazzo non si comporta così con una semplice amica, no?
Secondo Winter, a cui avevo esposto questi due punti, era attratto da me; cosa che mi confondeva ancora di più.
Le ripetei più volte che, a mio parere, era molto improbabile, ma ottenni come risposta solo delle lamentele contro la mia paranoia.
Un ragazzo di quasi 19 anni che provava attrazione fisica per me?
Non volevo fare la melodrammatica, ma proprio non capivo com'era possibile.
In ogni caso, arrivai alla conclusione che, per quanto mi avesse fatto piacere sfogarmi con un'amica, non mi era servito a molto; i miei dubbi si erano moltiplicati.
Infatti, mi addormentai a mezzanotte inoltrata: i pensieri mi trattenevano lontana dalla braccia di Morfeo.
Era difficile definire il mio stato d'animo; ero eccitata al pensiero della possibile nascita di qualcosa di profondo, ma ero altrettanto terrorizzata dall'idea che fosse tutta una mia illusione.
Inoltre, non riuscivo a rischiarare i miei sentimenti.
Cosa provavo per Bradley?
Non ci conoscevamo molto, ma più volte nell'arco della mia giornata mi ritrovavo a pensare a lui.
Forse ancora non mi piaceva, ma non mi era indifferente.
E se fosse stato fidanzato?
Non sapevo nulla della sua vita sentimentale, poteva anche essere un poco di buono.
Davvero? Bradley un poco di buono?
Mi presi in giro mentalmente per questo pensiero a dir poco ridicolo.
In quelle tre volte che avevamo avuto una conversazione, mi aveva dimostrato di essere un ragazzo dolce.
Non utilizzava parole lusinghiere, ma riusciva a farmi sentire bella, anche solo guardandomi.
'Elizabeth, vi conoscete appena. Ti stai facendo troppi complessi mentali.'
La mia coscienza, come al solito, era troppo schietta; mentre io, nel mio tipico, troppo insicura.
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Quella sera mi sentii con entrambe le mie amiche; ero sotto le coperte, a pancia in giù, quando mi arrivò un messaggio di Madison sul gruppo che avevamo in comune con Winter.
-Allora, Beth, com'è stato il rientro a casa ieri? ;)
P.S. Volevo scriverti prima, ma me n'ero completamente dimenticata.
-Tranquilla, è stato fantastico, grazie. E non chiamarmi Beth.
Anche se mi rincresceva ammetterlo, sentivo come se quel nomignolo fosse un'esclusiva del riccio.
In bocca ad altri mi sembrava inappropriato, troppo intimo.
Anche se io e Bradley non eravamo intimi.
Winter s'intromise.
-Bene, domani ci sarò anche io.
C'era qualcosa che non mi tornava. Anzi, diverse cose non mi tornavano.
-Anche tu dove? E a fare cosa poi?
A rispondermi fu Madison.
-Ci vediamo tutte a casa mia per le 9:00, poi andiamo al bar.
-Perché?
Mad stava digitando, ma fu battuta sul tempo da Winter.
-Voglio conoscere questo Bradley. Per averti fatto perdere la testa, deve essere proprio perfetto, in tutti i sensi.
Madison commentò, maliziosa.
-Tra non troppo tempo le farà perdere anche altro, secondo me.
-Madison! Ti ricordo che io e lui siamo solo amici.
-Per ora.
Aggiunse Winter.
Quelle due ragazze erano la slealtà fatta a persona.
-Win! Almeno tu, resta dalla mia parte.
La supplicai, scherzando.
-Scusa Elizabeth, non mi piace mentire.
Scossi la testa sul cuscino, ironicamente rassegnata.
Stavo per chiedere un breve riassunto del programma della giornata seguente, quando Madison lo inviò, come leggendomi nel pensiero.
-Quindi, ricapitolando: domani mattina alle 9:00 ci vediamo tutte a casa mia, facciamo qualcosa fino alle 10:15 e poi andiamo al bar. Okay?
-Va bene.
Non tentai di dissuaderle; in fin dei conti, avevo voglia di rivedere Brad.
Winter inviò una faccina sorridente, per acconsentire.
Dopodiché, augurai la buonanotte ad entrambe, impostai la sveglia per le 7:55 e infine posai il cellulare sul comodino.
La mia mente era più taciturna del solito, stranamente, ma non riuscii lo stesso a chiudere occhio.
C'erano diverse cose che avevo bisogno di ammettere a me stessa, e come potevo fare se non scrivendo?
Scrivere era forse una delle poche cose che mi riusciva bene; mi faceva sentire utile.
Mi alzai dal letto e spostai lentamente la libreria, in modo da poter prendere il mio diario segreto.
Rendermi conto che non lo scrivevo da quasi un anno mi fece spuntare un sorriso amaro; mi ricordò quanto ritenessi la mia vita monotona.
L'ultima pagina scritta risaliva al 17 Aprile 2014, il giorno in cui Cameron mi aveva lasciata.
Scossi la testa, tentando di scacciare i ricordi che tornavano a farsi troppo nitidi.
Non volevo rivivere quelle emozioni che, ormai, associavo solo a lui: dolore, rabbia, frustrazione, incertezza e, forse, anche un briciolo d'amore.
Nonostante fosse passato così tanto tempo, non riuscivo a detestarlo a fondo; lo odiavo come ogni ragazza ferita odiava un ex fidanzato, ma ero consapevole del fatto che, se era stato in grado di distruggermi, era perché glielo avevo permesso io.
La colpa era mia; poi come si poteva odiare, o addirittura dimenticare, qualcuno che ti aveva migliorato la vita per mesi interi?
Forse ne ero in grado, riflettendoci bene, dato come era finita.
Scossi un'altra volta la testa, serrando gli occhi.
Non dovevo pensarci, non dovevo e lo sapevo.
Era stata una di quelle storie da quattordicenni; sembrano serie, ma non lo sono mai.
Presi una penna nera e lasciai correre la mia mano libera sulla carta, raccontando di tutto ciò che avevo soppresso malamente in questi mesi.
Le mie emozioni, i miei pensieri, le mie paure.
Sentivo come un macigno sollevarsi lentamente dalle mie spalle.
Tentai di descrivere la mia vita per come era stata in questi ultimi tempi, inserendo nel racconto anche le persone che erano entrate a farne parte.
Scrissi di Bradley: delle sue mani, del suo sorriso, dei suoi capelli ricci e dei suoi occhi.
Narrai, come se fosse una fiaba, il nostro incontro e gli incontri successivi a quello.
Scrivere di lui aveva rimosso, temporaneamente, il ricordo di Cameron; aveva cancellato il senso di oppressione e la stanchezza con la speranza.
La speranza di un capitolo nuovo, in grado di rimediare ai precedenti.
Chiusi il diario a notte fonda, con uno strano senso di sollievo.
Lo rimisi nel suo nascondiglio e tornai a letto, lasciandomi avvolgere dalle coperte; mi addormentai quasi subito, con la mente finalmente svuotata.

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