5. Caffè già pagato

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Bradley mi era di fronte, sorridente.
Aveva un vassoio in mano e indossava un grembiule nero sopra i jeans.
Mi fermai di nuovo ad osservare le sue mani, notando così la miriade di braccialetti che gli coprivano il polso sinistro ed alcuni anelli alle dita.
"Ciao Brad."
Ricambiai il sorriso.
"Che cosa ci fai qui?" mi chiese, sempre sorridente.
"Sono con una mia amica; dobbiamo prendere un caffè, per sua madre."
"Mh, okay. Come stai?"
"Bene, te?"
"Bene. Alla fine a che ora sei entrata l'altra mattina?" domandò.
Cercava di fare conversazione?
"Ho perso la prima ora del corso di spagnolo, ma nulla di grave." ci fu un attimo di silenzio, poi aggiunsi: "Grazie per esserti interessato."
Ma che diamine avevo detto? 'Grazie per esserti interessato', sembrava stessi parlando ad un mio superiore.
Lui rise, per poi dire:
"Di niente, mia dipendente."
Ci guardammo per qualche secondo e, soppesando le sue parole, mi sentii arrossire. Non so se fu perché avevamo pensato la stessa cosa o perché mi aveva definita sua, ma le mie guance erano viola.
Stava soffocando un sorriso e fui felice di rendermi conto che, a farlo sorridere, ero io.
Notai che quando sorrideva sembrava più giovane.
Anche se, effettivamente, non sapevo la sua età; conoscevo così poco di lui.
"Quanti anni hai?" chiesi, senza riuscire a trattenermi.
"18, quasi 19. Te?"
"Quasi 16."
Abbassai lo sguardo e iniziai a fissarmi le scarpe.
Avevamo tre anni di differenza; mi sentivo piccola e anche un po' immatura, anche se non c'era un apparente motivo per giustificare questa mia ultima sensazione.
"Bene."
Era ancora radioso.
Guardai velocemente dietro di me, per vedere se il caffè era pronto.
Il bancone era vuoto.
Ricominciai a cercare i soldi nelle tasche dei pantaloni, ricordando che avrei dovuto pagare la bevanda, ed essendo consapevole dello sguardo curioso di Bradley su di me.
"Cosa stai cercando?"
Senza guardarlo, risposi borbottando.
"I soldi per pagare il caffè; non li trovo."
Lui non rispose, poi lo sentii rivolgersi al giovane dietro il bancone.
"Tris, il caffè della ragazza è già pagato."
Alzai la testa di colpo, spostando lo sguardo dal riccio al biondo.
Quest'ultimo aveva occhi color piombo, capelli rasati da entrambi i lati, compensati poi da un ciuffo ribelle, e, ad occhio e croce, mi sovrastava di almeno 20 centimetri in altezza.
"Brad, non si conquistano così le ragazze; pensavo che ormai lo sapessi."
Mentre parlava scuoteva la testa, ironicamente.
Avvampai e cercai di nascondermi dietro i capelli, facendomeli scivolare sul volto.
"Si si, comunque è già pagato, chiaro?"
Il biondo rise.
"Okay."
Bradley tornò a dedicare tutta la sua attenzione a me.
"Ora non devi più cercare i soldi."
Sembrava emanare soddisfazione, da quanto ero fiero di se.
"Però, la prossima volta che ci vediamo, te li ridò." chiarii.
"Se proprio devi."
Sorridemmo entrambi, mente il biondo mi chiamò, per darmi il mio caffè già pagato.
Lo presi e guardai Bradley con la bevanda fumante in mano.
"Adesso devo cercare la mia am.." mi bloccai a metà frase, perché la vidii correre verso di me, eccitata e in preda al panico al tempo stesso.
"Elizabeth! Non ti immagini chi lavora come commesso nello store!"
Le brillavano gli occhi.
"Chi?" le chiesi, incuriosita.
"Ball."
La mia bocca formava una O perfetta.
"Quel Ball?"
Lei sorrise, felice della mia reazione.
"Esatto."
Connor Ball aveva gli occhi azzurri, era basso, con la radice dei capelli castana e le punte bionde.
Ci tengo a precisare che quello che gli mancava in altezza, lo compensava in bellezza.
Era il ragazzo per cui Madison aveva una cotta da mesi, ormai.
Bradley tossì, per farmi notare che era ancora lì.
Lo guardai, in imbarazzo.
Mi ero momentaneamente dimenticata della sua presenza.
Non sapevo cosa dire, quindi lasciai parlare Madison. Che, mi resi conto, era la peggior cosa che potessi fare in quel momento.
"Stavamo parlando di Connor Ball. Insomma, Connor Ball! Chi sei tu per interromperci così mentre parliamo di lui?"
Sospirai, scuotendo la testa.
"Uno dei suoi migliori amici."
Ah.
Che figuraccia.
Anche Madison rimase a bocca aperta; Bradley l'aveva lasciata a corto di parole con quella rivelazione.
Dato che il silenzio si stava prolungando troppo a lungo, presi la parola.
"Bene Mad, ora sappiamo che Connor Ball lavora qui ed è uno dei migliori amici di Brad. Se vuoi qualche consiglio per rimorchiarlo, sai a chi chiedere."
Ammiccai, cercando di buttarla sul ridere, riuscendoci almeno in parte.
Il biondo, che nel frattempo aveva ascoltato tutto, scoppiò a ridere, trascinando con la sua risata anche quella di Bradley.
Madison invece mi lanciò un occhiataccia, fingendosi offesa.
Non avevo detto nulla di che; l'umorismo non era mai stato il mio forte.
Eppure ai due ragazzi sembrò una battuta divertente.
Rimasi qualche attimo a guardare Bradley ridere, poi scossi la testa, come per risvegliarmi da un sogno ad occhi aperti.
Poi il biondo parlò.
"So che non c'entra nulla adesso..comunque io sono Tristan. Chiamatemi Tris." allungò la mano sinistra e strinse la mia e quella di Madison, mentre dicevamo a turno i nostri nomi.
Dopodiché, la mia amica si presentò anche a Bradley, che continuò a guardarla dubbioso.
"Che intenzioni hai con Connor?" chiese, con una nota di ostilità, appena percettibile, nella voce.
Lei sgranò gli occhi e arrossì.
Poi disse una cosa che non mi sarei mai aspettata.
"Le stesse che hai tu con Elizabeth."
Adesso fu lui quello a corto di parole.
Mi guardò qualche secondo e poi tornò ad osservare Madison, per poi scoppiare a ridere esclamando:
"Allora sono tranquillo!"
Si strinsero la mano, mentre io riflettevo su quelle due frasi. Rimasi perplessa da quella conversazione, ma non mi scervellai tentando di capirla; lasciai perdere quasi subito.
Guardai il caffè e mi ricordai che dovevamo muoverci.
"Ragazzi, adesso dobbiamo and.." non feci in tempo a finire la frase che Madison mi urlò contro.
"Prima vado a vedere Connor un'ultima volta e poi andiamo. Tu intanto socializza." mi ordinò, per poi correre nel reparto souvenir.
Io scossi la testa, sconsolata.
"Fa sempre così?" domandò ridendo Tris.
"La maggior parte delle volte si." risposi, sorridendo imbarazzata.
"Ma adesso devo darle il numero di Con?" si intromise Bradley, cambiando discorso.
"Tu vuoi darle il suo numero?"
"No."
"Allora non farlo." conclusi.
Ci guardammo negli occhi per diversi secondi, che mi sembrarono durare ore.
Poi scoppiammo a ridere entrambi.
Nel frattempo, Madison tornò e ci informò, fiera, di aver avuto la sua prima conversazione con Connor.
"Che cosa vi siete detti?" chiese Tristan, anticipandomi, con tono incredulo.
"I prezzi di magliette, felpe, tazze e vari gadget." rispose, sospirando al recente ricordo.
La guardai stranita, poi mi misi a ridere, seguita dagli altri.
Prima che potessi salutare i ragazzi, Bradley mi interruppe.
"Passate domani? Finiamo il turno alle 16:30; possiamo andare a fare un giro." sorrise imbarazzato, grattandosi la testa con la mano libera.
Era un appuntamento?
'No, ci sono altre due persone oltre a voi. È un'uscita tra amici, nulla di più.' mi risposi, infrangendo i sogni che abitavano la parte più remota della mia testolina.
"Puoi invitare anche Connor?" chiese Madison, speranzosa.
Ora che sapeva dell'amicizia tra i due, se ne sarebbe approfittata, lo sapevo.
E probabilmente se ne n'era reso conto anche Bradley.
Quest'ultimo scosse la testa, fingendosi dispiaciuto.
"Il suo turno finisce più tardi del nostro," indicò Tris e poi se stesso, "quindi non può." spiegò.
Lei annuì, assimilando le sue parole.
"Allora, ne avete voglia?" domandò il biondo, arzillo.
Guardai Madison e lei acconsentì, annuendo la testa impercettibilmente.
"Va bene." sorrisi.
"Perfetto allora." disse Bradley, chiaramente felice.
"Dove andiamo?" chiese Madison, probabilmente per poter avere un abbigliamento adeguato il giorno dopo.
Bradley corrugò la fronte, mentre rifletteva.
"Non saprei..Tris, hai qualche idea?" domandò all'altro, arrendendosi.
"Possiamo..ehm..andare a casa mia? Per una partita alla Play-Station?" chiese, leggermente dubbioso.
Madison sbatté più volte le palpebre, per esprimere il suo disappunto.
Io mi limitai a sorridere; non giocavo ad una console da tempo.
"Si, sarebbe fantastico." dissi, allegra.
Bradley rise, per poi giustificarsi:
"Non avevo mai visto una ragazza gioire al pensiero di un pomeriggio passato a giocare con i videogames."
"C'è sempre una prima volta." risposi, iniziando a ridere.
Tristan si aggiunse a me, come d'altronde Bradley, e alla fine l'unica che continuava a guardarci in modo scettico era Madison.
Aveva sempre odiato quel genere di cose, le reputava da 'nerd'.
"Va bene.." disse poi, obbligandosi a sorridere.
"Allora, a domani." disse il riccio, accompagnato da un sorriso.
"A domani." ripetei, per poi salutare con la mano, voltarmi e uscire dal locale.

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