Prologo

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Adoravo da piccola ascoltare la voce di mia madre leggere il libro della mia infanzia.

La sua voce era dolce, accurata e armonica che ogni notte sfogliava con le sue dita delicate le pagine, quasi accarezzando ogni foglio, quasi accarezzando anche me.

«Mamma io voglio essere il piccolo principe» dissi guardandola dal basso con i miei occhi grandi quasi assonnati «tu non sei il piccolo principe, impossibile essere qualcun' altro»

Non finiva mai di leggere quel libro in una sera, ma a me andava benissimo addormentarmi in mezzo alle sue parole dolci uscite dalle sue labbra che andavano dolcemente a baciami la fronte in segno di affetto prima di salutarmi e lasciarmi spoglia dal suo odore nella stanza.

Capitava raramente che mia madre finisse presto le faccende di casa, ma quelle poche volte lei mi raggiungeva nella collina con sé il libro del piccolo principe ogni volta ero felice.

«Mamma lo sai che ho visto l'asteroide B612, lì c'è anche il piccolo principe vero?» le mie pupille guardavano solo mia madre, come se fosse una divinità «Certo amore, è venuto a incontrarti».

È venuto a incontrare me, solo me.

«Mamma incontrerò mai il piccolo principe?» ogni sera la stessa domanda, e ogni volta ricevevo la medesima risposta: «Troverai tutto quello che vorrai se ci credi tesoro.»

Lei mi bacia abbraccia e coccola tutto il tempo.

«Mamma posso essere il tuo piccolo principe?» mia mamma mi guardava sempre con i suoi occhi puri, verdi, freschi e variopinti come la natura, come la collina, come me che avevo ereditato le sue iridi.

«Tu sei unicamente la mia piccola principessa, e lo sarai per sempre ricordalo.» Mi baciava sulla fronte e mi lasciava sola, però dopo quel magico momento veniva spezzato dall'arrivo di mio padre e io pensavo fosse l'uomo del terzo pianeta.

«Mamma, papà è l'uomo del terzo pianeta vero?» mia madre mi guardò confusa, aveva un taglio sul labbro e si vedeva il sangue «terzo pianeta?» chiese portando il suo palmo della mano nella mia fronte «Si mamma, l'uomo del terzo pianeta è un ubriacone» continuai ridacchiando ancora ignara del vero significato adulto «Però lui non fuma, forse non è lui? allora chi è?» dissi ancora sorridente sbadigliando.

«Amore è proprio lui. Lui abitava nel terzo pianeta ma poi mi ha conosciuto e sei nata tu, la mia piccola principessa» lei aprì il libro per continuare a leggere ma io ero troppo ingenua. «Mamma ma sei caduta e ti sei fatta male al labbro?» chiesi guardandola incuriosita

«Si amore, te lo detto... Tua mamma combatte contro i mostri la notte e cerca di cacciarli tutti via così non danno fastidio alla mia piccola principessa».

«Mamma ma forse vogliono giocare con me. Conoscermi» mia madre chiuse il libro e lo appoggio al comodino per poi darmi un bacio sulla guancia e un altro sulla fronte «allora stasera li chiederò se quello che pensi tu sia vero, buona notte amore mio»

Io non sapevo che quello era l'ultimo bacio di mia madre, la sua ultima carezza e parole con lei. Io non avevo idea che quei mostri la incastrarono la mattina in macchina. Mi lasciò indietro e mi mancavano quei giorni con lei come l'aria. Era tutto in bianco i nero. Tutto grigio, anche la collina.

Poi sono cresciuta e ho imparato, subito dopo la da sola, a leggere essendo che non avevo nessuno che potesse portare luce e amore nei libri come lo portava mia mamma.

«Mamma hai visto sono diventata grande, mi seguirai anche nella nuova città e ovunque io vada, vero? così non devo avere paura dei mostri essendo che li cacci via tu» non riuscivo a non piangere mentre parlavo con lei ma ridevo sempre per non deluderla, per il mio fiore delicato dentro a un vaso di vetro, e in qualche strano modo ci sono finita anche io la, ma la differenza è che io vivo, respiro, sogno, mangio senza farlo davvero e lei smise di farlo da quando avevo sette anni, ma nonostante il tempo senza di lei, nonostante i nove anni di nero e bianco, sembro viva ma in verità sono morta nell'esatto momento in cui lei mi ha abbandonata.

«Keltha dobbiamo andare, prendi le valigie» la signora era l'unica rimasta a darmi un po di amore ma nulla era uguale a quello che donava mia madre.

Nulla era più come prima da quando se ne è andata.

«Rimarrai con me nel mio cuore vero? così posso continuare a essere la tua piccola principessa» sbuffai prima di non vedere più la mia collina.

Sognare oltre il destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora