Capitolo 10

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                                                                                               KELTHA


«Keltha ci sei?» chiese la persona che stava in chiamata con me. Avrei voluto rispondergli di no ma il mio autocontrollo me lo impediva.

«Sì, ci sono... Oh ca...» mi cade il vaso dei fiori dallo scaffale dei libri ma non solo quello anche la candela ai frutti di bosco accesa.

«Keltha tutto ok? sento dei rumori in sottofondo strani, se non sei da sola a casa e ti sto disturbando dimmelo, non vorrei far ingelosire qualcuno» sentì dall'altra parte del telefono un sorriso malizioso.

«Assolutamente...»

«Keltha vieni a mangiare, è pronto» mi informo la signora e io per rispondergli allontanai il telefono dall'orecchio «arrivo» sbuffai alzandomi pulendo i miei vestiti della terra del vaso.

«Keltha, hai visto ti sta chiamando il tuo amoroso, non farlo aspettare nel letto.»

«Dylan, non ho nessun cazzo di amoroso che mi sta aspettando nel letto!!» urlai infuriata «perché mi hai chiamata? Cosa c'è, non hai nessuno per rompere le palle e chiami me?»

«Esattamente»

«Allora sappi che non ho il cazzo» buttai lì nello stesso tono di prima.

«No, ma palese il ciclo secondo me si»

Ecco la classica battuta che fa un uomo quando ha a che fare con una donna incazzata.

«Se ho il ciclo...» interrompo la frase perché quello che stavo per dire era troppo pesante per i minori di 10 anni.

«Dylan, cosa devi dirmi?» chiesi con più calma sedendomi sopra il letto portandomi una mano sulla fronte in segno di stanchezza.

«Oggi vieni a casa mia così ti spiego matematica»

«Perchè devo venire io a casa tua?»

«Perchè sei tu quella che deve fare la lezione e io devo spiegare, cosa vuoi pure che vengo a casa da te»

«Va bene, ci vediamo oggi alle 15» ovvero domenica che per mia sfortuna la passerò con Dylan sui libri di matematica.

Dylan ogni tanto è molto pesante e quando intendo ogni tanto significa sempre.

Chiusi la chiamata e scesi dalle scale con la sorpresa di un tavolo ben abbondito.

«Quante cose deliziose! bisogna aspettare qualcuno?» la signora arrossi ma alla mia domanda alzò un sopracciglio.

«Sei seria?»

«Sì, perché?» mi sedei sulla sedia e iniziai a mangiare.

«Oggi 20 novembre 2011 compi esattamente 17 anni, Keltha» mi cade la forchetta tra le mani e nel mio volto si presenta un'espressione surreale e ironia che vedo sul nuovo specchio vicino alla tv spenta.

«Ah» mi limitai a dire.

«Davvero ti eri scordata?»

«Magari no, invece sì»

«Che?»

«Sì, mi sono scordata.» dichiaro leggermente imbarazzata.

La signora si siede davanti al mio posto, più la osservavo più non capivo perché aveva un aria così dubbiosa, ma secondo la mia ipotesi o mi sta per fare una ramanzina oppure una domanda.

«Keltha passiamo alle domande fondamentali, se non vorrai rispondermi subito fa niente ma sappi che ci sarò per te in qualsia...»

«Taglia corto» la interrompo stufa.

Sognare oltre il destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora