Capitolo 2

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                                                                                               KELTHA


Nella mia vecchia casa era tutto molto tranquillo, amavo ogni cosa che poteva donare quella fantastica colina variopinta di strabilianti colori.

Ma nonostante il silenzio giornaliero, l'alba era sempre accompagnata dal canto degli uccelli che svolazzavano nel cielo e dal soffice vento che oscillavano le foglie degli alberi.

Mi svegliavo con questo canto e con il sole, che con i suoi raggi, dipinge di giallo il mio letto.

Adoravo guardare dalla finestra l'alba, gli uccelli, le farfalle e i fiori.

Ogni giorno uno spettacolo diverso di colori, e questo rendeva per me la giornata unica nel suo genere.

Speravo di rivivere lo stesso paesaggio nella casa nuova, e di questo fui accontentata: mi svegliai con il canto degli uccelli e il sole che spiccava nel cielo. L'alba era passata da un bel pezzo, ma questo non era un problema.

Non so come ci sono finita in questa stanza, mi ricordo solo che la sera precedente, dopo cena, mi ero accomodata sul divano del salotto per guardare la televisione, stavano parlando di alcuni casi di omicidio avvenuti nello stesso pomeriggio. Non ho una versione lucida dell'esatto momento in cui sono crollata, ma molto sicuramente, la signora mi avrà svegliata e condotta in questa stanza: è una stanza molto carina, oltre alla finestra gigantesca accantonata dal mio letto, rivestito da lenzuola bianche, aveva le pareti di colore violaceo ornate da piccole cornici bianche prive di foto.

Davanti al mio letto si presenta una scrivania e una sedia di legno, entrambe come il colore più puro delle nuvole, dove al centro una piccola lampada anch'essa bianca contornata nei angoli della scrivania da vasi neri, contenenti piccole piante in crescita: alcune avevano il germoglio altre invece erano abbastanza cresciute.

Un piccolo armadio era vicino alla porta, ha lo stesso colore della scrivania, è un normalissimo armadio bianco, con accanto, uno specchio abbastanza grande che appoggia la parte superiore sul muro.

Leggermente distante dal mio letto, appoggiato sul muro, un piccolo scaffale bianco in legno, privo di libri o oggetti di arredamento.

Presi il mio telefono, segnava le 9:37 di mattina, lasciandolo delicatamente sul letto e mi sedei passandomi la mano tra i capelli.

È una fantastica giornata nonostante l'inverno è alle porte.

«Forza» borbottai con voce sottile, mi alzai di scatto e mi diressi a passi lenti ad aprire la finestra per far entrare un po' d'aria, non ci misi molto.

Prima di scendere decisi di sistemare il mio letto.

Indossavo un vestito bianco molto leggero e comodo, mi ricopriva le cosce lasciando intravedere le mie ginocchia, forse era il caso di cambiarsi ma gli unici che stavano a casa eravamo io e la signora.

«Buongiorno, hai dormito bene?» non avevo ancora terminato le scale e la signora mi aveva già notata.

«Buongiorno, sì...ho dormito bene» risposi, la signora era sul parapetto della cucina che stava pulendo il mobile con tutte le pentole.

É molto presto per pulire, doveva riposare dopo il lungo viaggio di ieri.

«Scusami non so riuscita a preparati la colazione in tempo» disse con gentilezza guardandomi mentre stavo prendendo il latte nel frigo.

Non si doveva scusare, lo faceva ogni giorno nella vecchia casa e non era un problema se per una volta avrei preparato la colazione per me essendo che la consumo io.

Sognare oltre il destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora