Cherry Pov's || Chapter 5
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«You make me wanna scream at the top of my lungs
It hurts but, I won't fight you
You suck, anyway
You make me want to die, right when I
When I wake up, I'm afraid»
~ The Neighbourhood; "Afraid"Sbatto le palpebre più volte, sembra un incubo, uno di quelli che mi perseguitano da quando ero una bambina. Sogni lucidi, ma pur sempre finzione. Immaginazione, fantasia, ricordi e troppa tristezza repressa. La realtà è più infida di tutto questo, qui ho la pressante rassegnazione che non posso svegliarmi e riprendere a vivere la vita di tutti i giorni senza alcun timore.
Lui mi guarda, come mi ha sempre guardata. Con malizia, la riconosco nei suoi occhi perfidi, con misericordia, come se non fossi sua figlia ma un'estranea. Come se fossi solamente un oggetto, un bellissimo soprammobile da osservare ogni tanto o giocarci se e quando si ha voglia.
"Sono sempre stata solo questo per lui. Niente, ridotta al nulla. Una bambolina con la possibilità di gridare e respirare."
Suppongo che questi non siano gli occhi che un padre dovrebbe mai avere nei confronti della propria figlia. Mai e poi mai. Da piccola vedevo i papà delle mie compagne di classe all'uscita da scuola, che le venivano a prendere, le vedevo abbracciarli (alle elementari anche saltargli dolcemente in braccio) e, si sentivano libere di poter raccontare cosa era successo durante il giorno; compiti svolti bene o male, verifiche e voti, professori difficili da gestire e vari gossip. Io mi chiedevo come mai non potessi, perché il mio non si interessasse a me come facevano gli altri.
Mi allontano, strisciando sul pavimento freddo. No, non lo voglio più qui, vicino a me. Per favore.
«Cosa, cosa vuoi? Perché sei qui, cosa ti ho fatto?» Quasi balbetto, la verità è che io di lui ho paura. Ne ho sempre avuta, non sono mai stata abbastanza forte. Ho solo paura, non voglio più avere un uomo come lui nella mia vita. I miei primi quindici anni li ho vissuti con la sua presenza affianco, in casa, nella camera attaccata alla mia, nell'ansia degli avvenimenti, sperando di non vederlo nella mia. Il pensiero di ciò che mi accadeva mi uccide. Anzi, mi ha già uccisa.
"È tutta colpa sua."
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«Ehi, dolcezza. Come stai?» Cammina tranquillo verso il mio letto, verso di me, con le mani nascoste dietro la schiena. Non sapevo se teneva qualcosa oppure se lo facesse per intimidirmi. "E oggi, cosa mi succederà? E' o non è il giorno?" Mi rannicchiai al bordo del mio lettino rosa cipria, con le ginocchia attaccate al petto. Indosso solo il mio pigiamino largo, non lo tolgo mai, solo se sono da sola nel bagnetto di camera mia. Non mi sono neanche resa conto di star tremando come una foglia in autunno, i brividi di terrore mi percorrono insensibili i nervi, mi accendono quella zona della mente che preferirei tenere spenta. "Guai". La mia testa va in tilt alla sola vista di quell'uomo, gli occhi di mio papà sono vitrei, freddi, pressanti, divertiti dalla situazione. Io sono una -situazione-, uno svago. Non sono per lui quanto lui è per me. Non riesco ad odiarlo, è mio papà, non sò cosa provo verso di lui. Adesso ho solo paura. Vivo nella speranza che lui possa diventare come gli altri, che mi tratti da principessa e non come da classica puttana che trova in strada.
«Quindi?» Si era seduto, al bordo opposto. Mi stringo i pollici tra le mani, per far diminuire le scosse di tremori che mi invadono violentemente la spina dorsale fino a diramarsi d'ovunque. Le ossa deboli delle mie dita stridono, fanno male, ma non importa. Devo solo finire tutto presto.
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THE DELIRIUM: I Can't Talk About You
RomanceLa vita di Cherry non é mai stata la migliore, ma lei ha sempre deciso di farsela bastare come meglio poteva. Una vita piena di restrizioni e gabbie, che lei stessa non sapeva come eliminare senza preoccuparsi di tutto ciò che al di fuori della sua...