Sebastian Pov's || Chapter 6
⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅
«L'incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche;
se c'è una qualche reazione,
entrambi ne vengono trasformati.»
~ CARL GUSTAV JUNGPer la prima volta, dopo una quantità esorbitante di tempo, vedo qualcun altro con la stessa paura stampata negli occhi. Lo stesso terrore che posso scorgere nello sguardo inflessibile di mio fratello e nel mio riflesso allo specchio, in pochi momenti mi è possibile osservarlo perché raramente lui ne da visione e, invece, io preferisco reprimere qualsiasi ricordo, pur di non star male quanto durante i miei primi anni di vita. Questa è una sensazione che non augurerei a nessuno di vivere, è troppo pesante per qualsiasi essere umano.
Cherry è una ragazza forte, lo so per certo. Ha passato troppo e continuerà a vivere il peggio. Purtroppo non per colpa sua, lei è nata con un dono, quello dalla Dea Afrodite, una bellezza sconsiderata e lucente; ma gli si è ritorta contro senza che lei potesse fare niente in merito.
Non ho idea di cosa ricordi di ciò che le è successo, probabilmente pochissimo. Lo stress del rincontro con Simon, suo padre, deve averla scioccata abbastanza da far perdere dalla sua mente la maggior parte delle informazioni. Ha dormito profondamente per tutto il viaggio in macchina, ed ora è stesa, inerme, su quel letto da circa tre ore e mezza. L'effetto del farmaco dovrebbe essere già ben che terminato, visto la pochissima dose somministrata.
La sto osservando da quando è arrivata qui, tra le braccia dell'uomo che probabilmente più odia e, sinceramente, non sono ancora riuscito a trovare una vera imperfezione in lei. I capelli rossi, lunghi e lisci come spaghetti sono sparsi sul cuscino asettico, nero. Le lentiggini sparse qua e là risaltano sul suo naso, le ricoprono parte delle guance rosee, senza spargersi troppo sul suo viso chiarissimo, quasi cadaverico. L'unica cosa che ho potuto constatare è la sua schiena, priva di nei ma piena di segni che sembrano frutto di frustate ripetute e dannatamente forti.
Le cicatrici delle punizioni che le sono state impartite dal padre, durante la sua infanzia infelice. Anche se penso che quelle, rappresentanti il dolore fisico che ha provato da giovane, siano la parte della storia che meno la fa soffrire.
"Il dolore del corpo va e viene. È forte e poi diminuisce. Un alto e basso di sensazioni momentanee che sono sempre sopportabili, nel complesso. La mente, invece, è subdola. I ricordi che possediamo dei momenti peggiori della nostra esistenza sono in grado di distruggerci, ci evitano inconsapevolmente di poterne creare altri, magari migliori o forse peggiori ancora. È uno scudo, una barriera per la testa che ci auto-creiamo per la nostra salvaguardia, ma allo stesso tempo è un martello pneumatico per i sentimenti che viaggiano ribelli in una gabbia ben chiusa e sigillata."
Cherry... che ragazza sfortunata... e dannatamente sexy per i miei occhi.
"Penso si stia svegliando." La vedo muoversi leggermente sul letto, si scatena in alcuni movimenti delicati e contenuti. "Finalmente, era ora, principessa." Mi affretto a spegnere la luce, sporgendomi verso la parete per arrivare all'interruttore, che la stava illuminando da sopra al letto, il buio più totale cala nella stanza, impetuoso. Non riesco più a vederla ma posso ancora sentire le sue movenze, il frusciare delle lenzuola e il rumoreggiare flebile del suo corpo che si ribella alla ferrea presa delle manette.
In bilico, questa stanza è tutto ed è niente.
Passano una decina di deliziosi minuti, lei non esula neanche un sussurro. Sono certo che sia sveglia e vigile e che sia confusa, parecchio confusa, probabilmente spaventata fino al midollo. Sento le catene delle manette colpire il letto, stridendo fastidiose per il contatto metallo-metallo. Per quanto sia di mio gradimento la sua dolce danza verso la libertà, irraggiungibile ovviamente, è il momento di renderla partecipe della realtà che dovrà affrontare da adesso in avanti. Fino a quando non ne avremo abbastanza.
«Finalmente ti sei svegliata, Cherry. Ti ricordi di me?» A quel punto riaccendo la luce, troppo forte per una ragazza che si è appena svegliata dopo ore di sonno. I suoi occhi sono serrati, come chiusi da tenaci lucchetti, è riuscita a sedersi sul letto e a levarsi di dosso la coperta, anch'essa nera, dandomi la paradisiaca visione delle sue gambe lunghe e lisce coperte, da sopra le cosce, da una camicia bianchissima.
Penso che non sono la persona che si aspettava di ritrovare, al suo risveglio. Quando apre gli occhi, il verde delle sue iridi mi colpisce come un fulmine. E' incazzata nera, come mai avevo visto una donna prima d'ora. Se le dovessi dare una lancia in mano penso che sarebbe in grado di ficcarmela nel corpo come se fossi un semplice bersaglio da allenamento, senza cura di nulla. Senza il contegno che ha sempre avuto in corpo, o che si è sforzata di mantenere in tutti questi lunghi anni di terapie.
«Tu?» Dice, riferendosi a me, con un tale disprezzo nella voce che mi sembra di essere diventato l'uomo più terribile sulla faccia della terra, brutto e disgustevole, cattivo e infame. Probabilmente lo sono con gli altri, ma lo sarò sicuramente per lei. Mi odierà, ma poco è importante. Ci odierà ma godrà di ogni momento, arrivando ad odiare forse se stessa.
«Si, ragazza Ciliegia. Sono proprio io, in carne e ossa. Dovresti essere contenta di non essere in compagnia di qualcun altro, adesso.» Espiro un soffio di aria, mantengo la calma mentre lei non fa altro che fissarmi truce. E' la stessa espressione che aveva il giorno in cui mi ha cacciato dal suo appartamento, aggressiva e miserabilmente adorabile. Alza le mani, con fatica e, me le mostra. Legate. «Hai intenzione di slegarmi oppure devo rimanere così fino a quando gli insetti decompositori mi divoreranno il corpo?»
Sorrido, il sarcasmo non le manca. Con netta probabilità è il suo modo per scacciare lo stress e sembrare disinvolta, quando in verità ho la netta impressione che si stia mangiando interiormente le unghie per la terribile sensazione che questa situazione le provoca. Espiro nuovamente, alzandomi dalla sedia immersa nel nero a metà della stanza, completamente vuota di tutto il resto.
C'è solo il letto, la sedia che mi sono preoccupato di portare e le nostre due presenze.
«O magari, ti lascio legata, ma non saranno gli insetti decompositori a divorarti. Direi che va a pro di entrambi.» Mi avvicino al letto, camminando in mezzo a quella stanza completamente nera, quasi come se non avesse dimensioni e potessi camminare all'infinito nel buio dell'oblio. I suoi occhi si alzano man mano che il mio corpo raggiunge il suo, mi squadrano senza alcun timore, lo tiene nascosto benissimo. Vorrebbero uccidermi, lo posso leggere tra le righe di quel verde perfetto, smeraldino come l'erba appena nata, colpita dal sole tenero della primavera. «Slegami o tienimi legata, poco importa. Sei già riuscito ad acciuffarmi, no? Non ho alcuna via di fuga, ormai.» Se non altro è riuscita a collegare in fretta tutti i puntini che compongono il disegno, senza però sapere cosa ci sia rappresentato. La verità non è così nascosta, tutt'altro. L'unica cosa veramente segreta, e che rimarrà tale, è il motivo dietro quella verità.
«Hai ragione, non importa, a te. A me, invece, piace parecchio vederti inerme su quel letto pieno di ganci.» Sussurro, vicino al suo orecchio, pieno di sfavillanti orecchini. Ha almeno tre fori per lobo e un helix solo sulla cartilagine dell'orecchio sinistro. «Sai quante cose si possono fare con le catene?» Lei scuote la testa, ma non riesco a capire se il suo gesto sia equiparabile ad un "no" oppure a un "non voglio più saperlo perché i miei ricordi mi suggeriscono memorie terribili".
«Perché, Sebastian, perché?»
«Ottima domanda, ragazza Ciliegia.»
⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅
STAI LEGGENDO
THE DELIRIUM: I Can't Talk About You
RomanceLa vita di Cherry non é mai stata la migliore, ma lei ha sempre deciso di farsela bastare come meglio poteva. Una vita piena di restrizioni e gabbie, che lei stessa non sapeva come eliminare senza preoccuparsi di tutto ciò che al di fuori della sua...