Cherry Pov's || Chapter 10
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«Io, non mi ricordo. Davvero, Sebastian, devi credermi. Di lui non so niente. Ho solo una vaga memoria, ma niente di concreto su cui posso basarmi per dire: "si, so chi sei"» Io e lui siamo rimasti soli poco dopo l'accaduto. Dominick è scomparso, è uscito stranamente contrariato dall'appartamento sbattendo la porta con non tanta delicatezza, avevo quasi creduto che si sarebbe scardinata nella botta secca che le è stata inflitta.
Il nervosismo e la paura sono due sensazioni che hanno preso radici dentro di me e continuano a crescere, imperterrite, rigogliose. È qualcosa con cui dovrò imparare a convivere, nel bene o nel male. I ricordi partono dalla mia infanzia fino ad arrivare a questo momento.
La parola "rapimento" mi fa ancora un certo effetto, soprattutto quando me la ripeto da sola nella mente. Non mi sarei mai immaginata di potermi trovare io stessa in una situazione di questo genere.
Sono ancora a casa di Sebastian, nel suo appartamento elegante; per ora preferisco stare qui, anche se, non mi sento al sicuro. "Come potrei sentirmi al sicuro?" Mi sento estranea e debole, lontana dallo stile di vita che volevo condurre dopo tutto ciò che ho passato con mio padre; mi sarebbe piaciuto diventare una femmina modello, una di quelle che hanno sempre vissuto una vita normale piena di divertimento e gioia che se la spassano e vanno al college. Ma la verità è che io non sono così, io ho fatto anni in terapia.
Ho i nervi a fior di pelle, percepisco delle scosse cariche di ansia percorrermi il corpo e finirmi direttamente nella mente, la quale irrefrenabilmente mi manda immagini e mi mostra ricordi terribili, gli stessi che ho cercato di eliminare in tutte le sedute con la dottoressa Montgomery.
Per non parlare del mio aspetto piuttosto malconcio: ho sicuramente un polso slogato e una spalla indolenzita causata dalla caduta sul pavimento. I capelli spettinati e pieni di nodi, probabilmente ho il mascara colato sotto gli occhi e la pelle stranamente più chiara del normale.
«Ragazza Ciliegia, mi dispiace dirlo ma non è stata colpa tua, lui è così. Niente di tutto questo è effettivamente colpa tua...» Sembra quasi voler aggiungere qualcos'altro ma per qualche motivo non lo fa.
«Posso sapere chi siete? Sembrate conoscermi così bene.» Chiesi in un soffio, sono forse un tantino preoccupata dalla risposta che potrei ottenere. Ma in qualsiasi caso la desidero, voglio sapere perché tutto questo sta accadendo a me. Non c'è di mezzo solo un rapimento avvenuto per caso. Non credo proprio.
Lui rimane fermo al lato opposto del tavolo della cucina, una stanza che non mi ero neanche accorta essere presente. Forse perché non ho controllato il corridoio opposto a quello dove mi sono inoltrata qualche ora prima.
Un sospiro sospetto gli uscì dalle labbra e i miei occhi si abbassarono.
«Dominick era un tuo compagno di classe alle medie.» Mi sputò addosso la verità, nel modo più clemente che conosce, probabilmente. Perché è una frase così vaga che sembra priva della sostanza del discorso. Priva del succo di quella che è la verità. «A lui piacevi parecchio... e adesso ti vuole.»
"Mi vuole?" La risposta è logica. Abbastanza logica, per lo meno. Non pensavo che una persona sarebbe mai stata capace di fare una cosa simile solo per il piacere di averla nel letto. La mia faccia deve raccontare più di quanto voglia esprimere perché lui mi si avvicina velocemente. «Cherry, io sarò lì. Ci sarò sempre, se dovesse essere troppo pesante: parla. Fallo e vedrò cosa sarò in grado di fare per aiutarti.» Il mio sgabello è girato verso la sua direzione, ho le ginocchia serrate così da mantenerlo distante dal mio viso e dal mio stesso corpo. "Stupro?"
"Stiamo parlando di questo?"
Una lacrima mi punzecchia le ciglia, non voglio abbandonarmi a questo tipo di sfogo. Ma come posso essere serena quando mi è stato rivelato il mio destino?
"E chi mi assicura che dopo tutto questo mi lasceranno libera?"
«Mi dispiace, Cherry.» Mi rivolge un ultimo sguardo prima di andarsene definitivamente dalla stanza, non avevo neanche notato che in tutto il trambusto, mi aveva appoggiato sul tavolo una chiave con sopra scritto "159". Deve essere il mio nuovo presunto appartamento.
Il suo corpo si è nascosto da qualche parte tra queste stanze, mi ha lasciata da sola. Di nuovo.
Rimango ferma sullo sgabello, con la testa bassa appoggiata sulle mie mani e i capelli che mi si aprono come un salice piangente e mi cadono sul viso.
Un ansito mi pervade e mi esce di bocca, sono stanca. Mi trovo sull'orlo dell'esaurimento, sto per attraversare di nuovo il punto di non ritorno che scaturisce i miei traumi. Gli stessi che mi hanno oppressa per anni, anni in cui vivevo di psicofarmaci, che mi somministravo per rimanere calma e dormire più serena, poiché i semplici farmaci non facevano alcun effetto.
"Cazzo, non ancora!"
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«Ancora qua, Cherry?» La voce di Dominick mi appanna le orecchie.
Mi volto di scatto e lo guardo sullo stipite della porta d'ingresso per l'appartamento di Sebastian.
«Ti conviene sistemarti, o ti prendo in quella esatta posizione in cui sei.» Dice, rivolgendosi alla mia posizione seduta sullo sgabello con il corpo spinto sul piano di lavoro della cucina e il culo ben in vista per la posa mezza sdraita.
Mi raddrizzo immediatamente come se tutti i nervi si fossero accesi in funzione "sorpavvivenza". Scendo dallo sgabello e lo guardo, non riesco a smettere di farlo. Mi intimidisce con il corpo, mentre i suoi occhi mi risucchiano e la sua mente è ancora un perfetto puzzle senza pezzi in tavola.
«Suvvia, non avrai giá paura?» Si avvicina lentamente, con passo lesto e calcolatamente rumoroso. Ha dei mocassini ai piedi, tirati a lucido e uno smoking nero che gli calza perfettamente sui presunti muscoli che immagino si nascondano sotto quel tessuto.
Non riesco a rispondere. Dire di no sarebbe una bugia troppo ovvia e dire di sì sarebbe una sconfitta per me stessa.
«Ariel mi hai fatto innervosire parecchio prima, sai?»
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THE DELIRIUM: I Can't Talk About You
RomanceLa vita di Cherry non é mai stata la migliore, ma lei ha sempre deciso di farsela bastare come meglio poteva. Una vita piena di restrizioni e gabbie, che lei stessa non sapeva come eliminare senza preoccuparsi di tutto ciò che al di fuori della sua...