• || Devil Inside

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Cherry Pov's || Chapter 15

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Era tutto così strano, incessantemente spaventoso.

Un'oscura sensazione di timore mi avvolge completamente, comprimendo la mia testa come una morsa implacabile. La paura si insinua nei miei pensieri, schiacciandomi con una forza incredibilmente potente e opprimente, come se un'enorme mano invisibile mi stesse stringendo senza pietà. Il mio cuore batte all'impazzata, e un senso di ansia crescente si diffonde nel mio petto, rendendo difficile respirare. La mente, ormai sopraffatta, fatica a trovare un appiglio nella realtà, lasciandomi in balia di questo tormento soffocante e implacabile.

"Va bene. Dominick, va bene. Sono stanca di combattere."

Non mi interessa più interpretare il ruolo della ragazza combattiva e forte, un'immagine che mi ero ostinata a fingere di essere. Ogni giorno, indossavo questa maschera di determinazione e resilienza, cercando di nascondere le mie vere emozioni e fragilità. Tuttavia, il peso di questa finzione sta diventando insopportabile. Sento che dietro la facciata coraggiosa si nasconde una persona vulnerabile, desiderosa di essere accettata per ciò che è realmente. Non ho più voglia di sostenere quella forza apparente, di fingere una sicurezza che non possiedo. Mi sento esausta, logorata dalla costante pressione di mantenere quell'immagine di invincibilità, mentre dentro di me cresce il desiderio di abbandonare questa recita e mostrarmi al mondo per come sono veramente: una ragazza che forse non ha mai abbattuto i suoi demoni.

"Così fragile, così perfetta."

Le sue frasi, fredde e calcolate, sono in netto contrasto con ciò che il suo sguardo intenso e penetrante mi comunica silenziosamente. I suoi occhi scintillano di una soddisfazione nascosta, una soddisfazione che trae piacere dalla mia apparente debolezza e dalla mia evidente sottomissione. Eppure, dietro quella facciata di compiacimento, posso scorgere un'ombra di frustrazione, un malcelato dispiacere per l'impossibilità di imporre su di me la sua completa dominanza, come evidentemente avrebbe voluto. È come se stesse combattendo una battaglia interiore tra il godimento del potere che credeva di avere e l'amarezza per non potermelo imporre con la forza bruta. In mezzo a questo tumulto di emozioni contrastanti, una voce interiore mi sussurra che, per la prima volta, ho fatto la scelta giusta.

"Sai una cosa?" chiedo. Con la voce rattristata, piena di malcontento.

"Dimmi Ariel, sono tutto orecchie"

"Stare tra le tue braccia mi sta facendo riflettere in modi che non avrei mai immaginato. Mi fa credere di essere diventata la ragazza che ho sempre temuto di essere. Una ragazza che si è costantemente nascosta dietro una facciata ben costruita, un'immagine di forza e indifferenza, vivendo in una bugia enorme e pesante che io stessa ho creato per poter sopravvivere, per poter andare avanti senza essere sopraffatta da sensi di colpa troppo intensi da gestire. Senza di lui, senza le sue mani fredde e invadenti su di me, senza la sua bocca che si appoggiava pesantemente sul mio collo, senza la sua presenza opprimente che soffocava ogni respiro di libertà, senza la paura paralizzante che mi incuteva ogni volta che entrava in casa dopo il lavoro, con la sua aria minacciosa e il suo sguardo gelido. Ma ora, ora mi trovo nella stessa situazione, eppure mi sento pronta ad affrontarla in modo diverso. Mi sento pronta perché ho capito che non posso più nascondermi dentro una bolla di menzogne fantasiose. Sei stato tu, Dominick, a farmelo capire. Anche se non comprendo appieno perché tu mi desideri così disperatamente, tanto da strapparmi via dalla mia esistenza monotona e insipida, io ti ringrazio. E grazie a te, dopo aver affrontato l'ennesimo terrore, ho capito come poterlo superare." non ero mai stata così sincera prima d'ora e la cosa non mi piace, ma il mio cuore è improvvisamente più leggero e sta battendo furioso nel mio petto, mentre il peso dei suoi occhi inquisitori mi schiaccia come una nocciolina in uno schiaccianoci.

"O forse, Ariel, tu credi soltanto di poterlo superare ed è l'ennesima scusa che regali a te stessa come impotente barriera, per convincerti che sei forte anche avendo indelebili traumi, ma non è così, piccola mia, te lo dice un uomo che la luce non l'ha mai conosciuta. Ma non importa, perché quando uscirai da qui, sarai così priva di personalità che nemmeno te lo ricorderai questo tuo discorso toccante" le sue parole mi colpiscono ancora una volta, penetrando come frecce affilate, ed è in questo preciso istante che comprendo di aver sbagliato tutto. La sua impassibile personalità, rigida come freddo piombo, spegne ogni residua speranza dentro di me, e il timore torna a torreggiare minaccioso sulla mia fragile volontà. Mi soffermo ad osservare i suoi occhi, simili a pozzi di languido oblio, privi di qualsiasi emozione. Quegli occhi mi scrutano avidamente, sembrano assorbire la mia essenza e se ne nutrono golosi, cercando in me la disperazione e il dolore di una ragazza impaurita, vulnerabile.

Abbasso lo sguardo, sentendo la forza abbandonarmi come un'onda che si ritira, e lascio a lui la completa possibilità di privarmi dell'ultima parte dei vestiti e della poca forza interiore che mi rimaneva. La mia resistenza, già debole, si dissolve come polvere nel vento, senza la minima protezione. Ogni pezzo di stoffa che scivola via è un pezzo di me che perdo, lasciando spazio solo alla nuda fragilità e al silenzio assordante della mia resa.

"Sei un essere disumano" sussurro, ma la sua risposta è un semplice ghigno divertito.

"Vieni con me, Ariel. Sdraiati sul letto e fatti guardare" bruciando di una flebile fiamma, svolgo il suo comando in rigoroso silenzio religioso. La mente affollata di memorie, di fotografie sfocate della mia terribile infanzia appese a fili nella radice dei miei ricordi. Il contatto di ghiaccio con le lenzuola di tenera seta e la mia pelle d'oca pervasa da brividi, di freddo o di timore, è totalizzante. Le sensazioni sono le stesse di quelle di anni fa, identiche, fameliche. Mi siedo, con le gambe serrate.

"Il mio comando era piuttosto chiaro" ricalca con un tono baritonale. Si avvicina, sale sulle coperte e si inginocchia davanti a me, mantenendo sempre una posizione di potere rispetto alla mia esile figura. Divarica con facilità le mie gambe, tiene strette le caviglie tra i suoi caldi palmi ed osserva, osserva una parte di me che con difficoltà mostravo.

Ma la porta si spalanca e Sebastian entra con irruenza.

"Cazzo, Dominick"

THE DELIRIUM: I Can't Talk About YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora