• || Finally Mine

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Dominick Pov's || Chapter 8

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Il momento è arrivato.

Non ero mai stato così trepidante, così maledettamente eccitato, soprattutto per quanto riguarda il discorso: "donne" che mi è sempre apparso molto semplice e lineare. Non immaginavo che questo istante sarebbe arrivato così velocemente; lo avevo chiesto, è vero. Ma non pensavo così incredibilmente presto, Simon ha fatto un ottimo lavoro.

Sua figlia adesso è qui, con me, come volevo. Lui è uscito dal carcere con due anni di anticipo e la povera Cherry è l'unica che ne vivrà i lati negativi.

"Meglio per me e peggio per lei."

"Cherry, già ho il tuo sapore sulla lingua."

«Dominick» La voce di mio fratello arriva affilata nelle mie orecchie, la stessa che usa soltanto quando deve, per lo meno provare, a indirizzarmi sulla buona strada. La strada più "sana" tra le tante, non che ce ne siano molte, soprattutto che incrocino il mio cammino tormentato.

«Si?» Alzo lo sguardo per posarlo sul suo. Ritiro, nel mentre, molto lentamente ogni foglio presente sulla scrivania e impilo tutto ordinatamente, fino a sistemare il plico nel terzo cassetto, ovvero l'ultimo, della mia scrivania. I tre cassetti sono sulla destra, poiché a sinistra sono presenti i due corpi dei PC.

«Quella ragazza non lo ammetterà mai perché è troppo testarda con sé stessa, ma, pur dopo così tanto tempo e dopo aver passato da un medico strizza-cervello ad un altro, non è ancora riuscita a superare gli avvenimenti catastrofici della sua infanzia. Suo padre l'ha rovinata, in tutto e per tutto. Ho visto la sua pelle, Dominick, sembra perfetta all'apparenza, se non fosse per graffi e lividi che le ricoprono la schiena. Lei non è adatta al tuo stile di vita o al tuo stile di vivere la sessualità. Non lo è.»

Non ho inteso il succo del suo discorso, "non vorrà tirarsi indietro dopo tutto ciò che abbiamo programmato?". La mia vita non è mai stata facile, lo sa anche lui. Niente mi è stato donato ma tutto ciò che mi creavo mi è stato tolto.

Cherry è solo una ragazza come tante, non è la prima e non sarà di certo l'ultima a subire questo trattamento da parte del padre o da chiunque con una mente così malata, per quanto mi rammarichi pensare ad una bimba che subisce il peggio, sono certo sia la verità. Perché nessuno ha il potere di cambiare il destino, le persone di merda esistono e continueranno a riprodursi come moscerini. Esisto io dopotutto.

«Da quando ti preoccupi per una delle donne che mi scopo?» Penso di essere sempre stata una persona diretta, in ogni singola situazione, dopo la distruzione permanente della mia famiglia il mio modo di essere è radicalmente cambiato. Non ho problemi ad insultare o chiarire ogni fatto, pure se questo comportasse comunicare una notizia devastante. «Non mi preoccupo, è solo un dato di fatto.» Le bugie hanno un odore strano, molto riconoscibile. E ora ne ho un'enorme quantità sotto il naso. Sebastian non aveva mai provato a ingannarmi, e per quanto mi riguarda, in questo momento, anche lui non è al corrente di ciò che sta facendo o pensando e ciò che questo comporta. Mi sta rifilando una bugia e non ne è cosciente.

«Poi, ti ricordo, che tu stesso sei dedito ai miei stessi "stili di vivere la sessualità" o come preferisci chiamarli, Mister osservatore.» Chiarisco, una volta per tutte. Devo cercare di far capire a mio fratello che quella ragazza non è poi così diversa da ogni altra donna presente sul pianeta, come invece sembra apparire ai suoi occhi.

«Dominick non scherzare, tu sei ben peggio di me a letto, per quanto riguarda il discorso "donne". Devo per caso far appello alla povera Bernadette?»

«Sebastian, Bernadette è più che consenziente, nessuno la trascina nella famosa stanza dei giochi, è lei la prima che richiede le mie attenzioni. Sá bene ormai cosa comporta un rapporto con me, perciò lei non fa assolutamente testo. Inoltre, se non erro, hai partecipato più volte alle nostre sedute di BDSM.»

«Cazzo, va bene. Okey. Ma Cherry non è una ragazza senza passato.»

«Noi non possiamo fare niente, o sbaglio?»

La domanda è semplice, ma lo lascia stupito. Dopo il fottuto botta e risposta che ci siamo inflitti l'incredulità gli pervade lo sguardo. «Cherry ha vissuto tanto. Ora è qui. Vivrà altro, forse peggio o forse meglio. A me non interessa. Lei è qui perché voglio eliminarmi dalla testa il suo corpo, semplice, e rimarrà qui finché non mi sarò stancato.» I fatti sono chiari, lo sono sempre stati. Fin dal principio. Lui lo sapeva e ha accettato, senza esitazioni. "Cosa le ha fatto quella stupida ragazzina?"

Sembra che gli abbia infettato pietà. "Pietà?!"

«Dominick, io capisco te. Ma tu devi capire lei. Comprendere che anche quella ragazza ha un passato che vuole insabbiare, non puoi riproporglielo davanti così. Non è un retelling di una storia già esistita.» Tutto ciò ha senso. Ovviamente. Diciamo che assomiglia in modo particolare ad una frase della Bibbia, o ovunque sia scritto, non lo so: "non fare agli altri ciò che non vuoi essere fatto a te".

"Cazzate. Ho sempre subito e loro ora vivono tranquillissimi nella loro casetta del cazzo."

«Sinceramente, quella ragazza ha meno problemi di quanti tu creda. Mi è sembrata molto accondiscendente con te affianco. L'ultima volta.» Gli faccio notare, puntellando il tappo della penna contro la scrivania in legno scuro, presente nello studio di casa mia. Espiro una quantità esorbitante di aria, cercando di regolarmi per evitare di seguire il mio impulso, che in questo momento mi sta dicendo di uscire e dirigermi dritto-dritto verso di lei.

«Si e quando si è accorta di essersi spinta troppo oltre mi ha cacciato.» Sputa la frase con un tono esattamente saccente, mio fratello. Fermo sullo stipite della porta che apre visione della stanza in cui sono e in cui passo la maggior parte delle ore.

«Sebastian, mi sono stufato. Te lo dico un'ultima volta: a me, la sua salute mentale, non mi importa. Se sei con me, vieni di là. Altrimenti, puoi rimanere qui e goderti i rumori.»

Mi alzo dalla sedia e finalmente ci sfidiamo alla stessa altezza.

«Okey, hai ragione. Andiamo di là.»

Ora si che sta facendo andare nel modo giusto i neuroni. Bene. Un sorrisetto mi pervade il viso e insieme usciamo dalla porticina del mio appartamento.

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THE DELIRIUM: I Can't Talk About YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora