CAPITOLO 36: ELEONORA HA UN PROBLEMINO

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Riccardo rimase a fissare Eleonora per qualche secondo. Era veramente bellissima, la fanciulla più bella che avesse mai visto. Ai suoi occhi non esisteva niente di più perfetto, e non sopportava l'idea di poterla perdere.

Un terribile senso di preoccupazione gli avviluppò la gola, stringendogliela con dita fredde ed ossute, mentre un pensiero terribile gli trapassò il cervello come una stilettata: e se fosse stata proprio lei il contatto? No, era impossibile. Eleonora era troppo buona, troppo pura. Non avrebbe mai stretto un patto con una Tata Rossa, ne era certo.

La fanciulla lo osservò con una certa apprensione e si avvicinò a lui, mettendogli delicatamente una mano sulla spalla.

"Ehy, Ricky, tutto bene?" gli chiese "Sei impallidito per un attimo."

Il ragazzo annuì, cercando di focalizzarsi su pensieri felici per riprendere colore più velocemente. Non che servisse a qualcosa, ma ci provò.

"Tutto bene. Tranquilla, Ele, sto bene. È sola colpa del caldo."

"Sicuro?"

La ragazza lo guardava preoccupata. Non sembrava per nulla convinta dalla sua spiegazione.

Fu in quel momento che Fabrizia si fece avanti, con un sorrisetto malizioso sulle labbra.

"Magari se l'è fatta addosso. Ai maschi capita spesso."

Riccardo si voltò di scatto, guardandola malissimo.

"Come, scusa?"

Fabrizia scrollò le spalle "Il vostro amichetto laggiù ha la brutta abitudine di rilasciare liquidi nei momenti più sbagliati. Forse dovreste portare tutti il pannolino, piccoli di casa o meno."

Riccardo trasse un profondo respiro per non risponderle male, non volendo fare scenate che magari gli sarebbero costate pure una punizione.

"Che problemi hai con i maschi, si può sapere?"

"Sono fatti miei."

"Solo fintantoché non rompi le scatole." intervenne Eleonora "Lascia stare il mio ragazzo."

L'altra ragazza sospirò, guardando Eleonora con un'espressione quasi disgustata.

"Oh, tranquilla, vi lascio giocare insieme. Ricordate di chiamare la maestra quando avrete un'emergenza pipì."

E così detto, diede le spalle ai due e si avvicinò all'altro gruppo di ragazze, con ancora i due fidanzati che la guardavano male.

"Che coraggio, come se non portasse il pannolino anche lei." mormorò Eleonora.

"Infatti. Giuro che non appena ha bisogno di un cambio mi metto ad applaudire."

Eleonora annuì "Già. Scommettiamo che farà i capricci e la maestra gliele darà?"

"Oh, ne sarei ben contento di vedere che viene sculacciata."

Calò il silenzio per un attimo, e Riccardo non poté farsi a meno di chiedersi cosa sarebbe successo se Fabrizia si fosse meritata una bella gita sulle ginocchia della maestra. La sacerdotessa sarebbe intervenuta in qualche modo? Difficile avere una risposta.

Il resto della pausa passò senza problemi, e dopo un po' i ragazzi furono richiamati da tata Rossella, che batté le mani.

"Bimbi, tutti ai posti che dobbiamo svolgere la prossima attività." esclamò, con uno dei suoi soliti sorrisoni.

Sotto quell'esortazione si recarono ai banchi, Riccardo e le ragazze, chi sospirando, chi in modo neutro e chi con allegria. Erano persone che condividevano la loro zona geografica d'appartenenza e che erano nello stesso range d'età, eppure la classe non avrebbe potuto essere più eterogenea. Ognuno di loro aveva il proprio carattere, il proprio pensiero, la propria storia e il proprio carattere. Troppo spesso si riduce un gruppo ad un insieme indistinto, ma ogni gruppo è fatto di persone, di singoli, frammenti di storie che si uniscono a formare un'intricata matassa di vicende.

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