CAPITOLO 39: REGOLE STRADALI

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Dopo il cambio del pannolino, Riccardo e Francesca furono fatti riunire al resto delle loro compagne.

Eleonora guardò Riccardo, squadrandolo da capo a piedi. Era incuriosita dal perché il suo ragazzo si fosse voluto appartare con la riccia, glielo si leggeva negli occhi, eppure non disse nulla: aveva verso di lui una totale fiducia ed era certa qualsiasi fosse la questione di cui aveva dovuto parlare in privato con Francesca non fosse niente di legato alla loro relazione.

"Possiamo andare avanti con la prossima lezione o c'è qualcun altro che ha bisogno di qualche sculaccione di incoraggiamento?" domandò Milena, interrompendo il filo dei pensieri della castana e attirando l'attenzione di tutti su di sé.

Tutti quanti scossero la testa freneticamente, ottenendo in risposta il sorriso di tata Rossella.

"Molto bene." disse proprio quest'ultima, battendo le mani "Forza, tutti in fila per due. Abbiamo perso fin troppo tempo."

I ragazzi ubbidirono senza fare storie, formando una fila ordinata nel solito modo in cui erano ormai abituati.

Riccardo strinse forte la mano di Francesca, come a cercare il suo supporto. Li aspettava un compito difficile, eppure sentiva di poter fare affidamento su di lei.

La riccia gli rivolse un sorriso, rincuorandolo. Anche lei sentiva di potersi fidare completamente di lui.

Al cenno della maestra, tutta la colonna cominciò a muoversi, seguendo la Tata. Uscirono dalla sala ricreazione e, senza fare deviazioni strane, tornarono alla loro aula. Entrando in essa, saltò subito all'occhio di tutti loro una figura che si ergeva davanti alla cattedra.

La figura in questione era una donna piuttosto alta, sui 35 anni, con capelli nerissimi raccolti in una coda di cavallo, magra ma robusta, vestita con un paio scarpe nere, pantaloni neri anch'essi tenuti fermi in vita da una cintura bianca. Indossava una camicetta azzurra con colletto alto a maniche corte con finiture bianche, sulla quale svettava la targhetta con scritto "polizia municipale" con al di sotto il simbolo proprio di quel corpo di sicurezza. Sul capo portava un cappello bianco dalla base nera, sul quale era impresso lo stesso simbolo della camicetta. Aveva due oggetti in cintura: un walkie talkie e una grossa paletta rotonda bianca con interno rosso. I suoi occhi verde chiaro trasmettevano una grande severità.

"Buongiorno, signora Tata." disse non appena ebbe tata Rossella in visuale "Quando vuole sono pronta a cominciare."

Rossella le rivolse un sorriso, rispondendole "Sempre solerte. Ottimo. Faccio mettere i bimbi ai rispettivi posti e potrai cominciare."

La donna annuì e non disse nulla, limitandosi a guardare mentre tata Rossella faceva accomodare i ragazzi ai rispettivi posti.

Riccardo si sedette al proprio banco, accanto a Francesca, ma aveva continuato a tenere d'occhio la donna. Questo perché la conosceva fin troppo bene: si trattava di Ilaria, la vigile urbana del paese. Con il suo vizio di parcheggiare dove non si sarebbe potuto e l'abitudine di andare oltre il limite, quella donna gli aveva già dato diverse multe e diverse volte ci aveva litigato anche veementemente.

Il ragazzo ricordò una delle più recenti, in cui era andato a fare acquisti al supermercato: aveva parcheggiato in un posto auto riservato ai disabili, e quando era tornato alla macchina aveva trovato Ilaria che stava mettendo una multa nei tergicristalli. Era andato verso di lei intimandole di toglierla, e tutta la piazza aveva sentito la sfuriata di entrambi. Fu solo perché non voleva finire troppo nei guai che non le aveva messo le mani addosso, anche se ne ebbe la tentazione. Alla fine, comunque, dovette pagarsi la multa e se ne era andato facendole il dito medio. Deglutì pesantemente a quel ricordo, sperando che la donna non lo notasse.

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