Capitolo 1

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Avevo sperimentato sulla mia pelle i rischi che si affrontavano lasciandosi affascinare o coinvolgere in qualsiasi modo dal gossip.
Le notizie che viaggiavano di bocca in bocca in un liceo, poi, erano le più pericolose, anche se potevano sembrare, ad una prima, ingenua impressione, totalmente innocue.

A mio rischio e pericolo qualche anno prima mi ero scioccamente interessata alla situazione di una ragazza del mio stesso corso che si diceva fosse incinta e che il suo ragazzo fosse un poco di buono.
Era una notizia verosimile, ma avrei dovuto capire che non ci si poteva basare sulle voci, per venire a conoscenza della verità.
Avevo chiesto chiarimenti ad un'altra mia compagna, che non aveva smentito.

Qualche giorno dopo la ragazza in questione era venuta da me in classe, gli occhi colmi di lacrime e rabbia e mi aveva vomitato addosso parole che a stento avevo capito.
Mi aveva accusato di aver messo in giro voci sul suo conto, che non erano assolutamente vere, di essere una stronza lingua lunga e così via.
Nonostante io non fossi colpevole di nulla, se non di ingenuità, smisi di dare credito alle voci e di interessarmi al gossip scolastico.

Stavo alla larga da tutto ciò che riguardava la vita delle persone che non conoscevo e che non mi importava conoscere, e da allora erano passati diversi anni.

Ero solo una sciocca ragazzina all'epoca, ma quell'inconveniente, per quanto spiacevole fosse stato, si era rivelato fonte di un utile insegnamento di vita.
Poco importava che la presunta ragazza incinta, che incinta non lo era per nulla, si rifiutasse ancora, dopo tutto quel tempo, di salutarmi.
Si limitava a lanciarmi occhiate di fuoco che parlavano da sole.

Perciò la mia regola era diventata: Non partecipare, non ascoltare, non commentare.
Un po' come i dieci comandamenti con l'unica differenza che erano solo tre e che di religioso non avevano nulla.
In pratica mi bastava chiudere le orecchie al cospetto di qualunque pettegola.
Proprio per quel motivo, quella mattina non prestai la minima attenzione all'intenso brusio che mi accolse, non appena varcai la soglia della classe.
Non appena lo notai, lo associai al laborioso ronzare di uno sciame d'api in attività.

Ignorai ogni parola dei miei compagni e presi posto.
Chiamarli compagni era forse azzardato, ma non avevo altro appellativo da utilizzare.
Conoscenti?
Troppo anche quello.
Eravamo semplicemente persone che frequentavano alcuni corsi assieme. Niente di particolarmente intimo.
L'unica persona che potevo essere felice di definire compagna e conoscente era Faith, che però ancora non si vedeva.

Aveva due motivi in genere per essere in ritardo.
Il primo era la ragione per cui quasi tutte le mattine era sempre l'ultima ad arrivare in classe e cioè che abitava dall'altra parte della città, il suo autobus passava circa mezz'ora prima che la campanella dell'inizio della lezione suonasse e mezz'ora era più o meno il tempo che impiegava ad arrivare a destinazione.
Il secondo era che Faith aveva il sonno pesante, tanto pesante da non sentire a volte la sveglia del cellulare che teneva accanto a sè nel letto.
Fosse stato per lei avrebbe dormito fino alle dieci, non come me che amavo svegliarmi presto la mattina solo per poter stare a letto a godermi il calore delle coperte.

Comunque, tornando a quello che volevo dire di Faith, il fatto che ero legata più a lei rispetto agli altri dipendeva molto dal suo carattere.
Era una ragazza semplice, alla mano, disponibile e che come me non si lasciava impressionare troppo dai pettegolezzi, cosa alquanto apprezzabile, a dire il vero.
Inoltre, cosa molto importante, era umile, anche se sapeva fare dei ritratti a carboncino che erano una meraviglia.

Lanciai una fugace occhiata alla porta, ma niente...Di Faith non c'era traccia.
Non che mi disperassi se non c'era, solo che il brusio era divenuto decisamente fastidioso e mi andava di parlare con qualcuno per ignorarlo.
Mi mordicchiai distrattamente l'unghia del pollice.
Era il mio vizio peggiore e anche il più evidente.
Le mie mani erano un disastro e me ne vergognavo, anche se non ero in grado di evitare di rovinarmele.
Trasalii quando esagerai nel mangiarmi l'unghia del pollice.
La osservai con aria scocciata e nervosa e guardai il sangue rosato scivolare fuori e occupare gli spazi tra le pieghe della pelle.

The Immortality KissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora