Capitolo 11

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Uscimmo dal locale e ci incamminammo come al solito nelle vie della città, stringendo l’ombrello per ripararci dalla pioggia autunnale.
Era pomeriggio inoltrato e la giornata stava cominciando a scurirsi sempre di più.
In poco tempo sarebbe calato il buio e avrei preferito andare a casa prima che facesse troppo freddo.

Robert reggeva l’ombrello e io gli avevo cinto la vita con un braccio, come se non volessi lasciarlo andare per nessun motivo. La posizione non era delle più comode per camminare, ma non m’importava.

Passammo in libreria per dare un’occhiata ai nuovi titoli.
Judith mi lanciò un’occhiata eloquente quando Robert si mise a controllare i segnalibri appena arrivati.
Sarà stata la quinta occhiata significativa che mi rivolgeva.
Me ne regalava una ogni volta che andavo lì con lui.
Probabilmente pensava di dovermi dare il suo parere su tutto, ragazzi compresi.
Non mi stupiva la sua reazione.
Era talmente giovanile che non mi parve affatto una cosa strana quando la vidi passare in rassegna con lo sguardo al sedere di Robert.

Rimanemmo lì per un quarto d’ora, poi continuammo la passeggiata verso casa mia.
Mi accompagnava sempre quando uscivamo assieme, ma non gli avevo ancora chiesto di entrare per presentarlo ai miei.
Mi sarei sentita decisamente in imbarazzo, specialmente se mio padre avesse iniziato a fare domande indiscrete.
Stavamo passando di fronte ad un chiosco di giornali e riviste, quando Robert si fermò di colpo, alzando la testa e iniziando ad inspirare ed espirare velocemente.
Ci misi un po’ a capire che stava fiutando l’aria come i cani.

"Che stai facendo?" Chiesi, lasciandomi scappare una risatina.
Era buffo.
"Shh.."
Mi interruppe lui, continuando a respirare. Lo vidi aggrottare la fronte con aria concentrata.
Non rise come avevo fatto io...Brutto segno.
"Mi spieghi che c’è?"
La sua espressione non mi stava affatto rassicurando.
Era troppo seria.

Ad un certo punto mi prese per un braccio e mi trascinò via, senza darmi nessuna spiegazione e senza chiedermi nulla.
"Lasciami!"
Lo seguivo a fatica, ma ero costretta dato che non aveva la minima intenzione di lasciarmi andare.
Era troppo forte per me, ma quando ne ebbi abbastanza feci resistenza e lui, resosi conto della mia ostinazione non volle portarmi via di peso.
Si voltò guardandomi con un’aria strana.

Continuava ad annusare l’aria come se sentisse un profumo inesistente.
"Che cos’hai?" Continuai a chiedere.
Lui si guardò intorno per qualche istante, poi puntò i suoi occhi scuri nei miei.
"Vampiro." Disse semplicemente.
"Cosa? C’è un vampiro nelle vicinanze?"
Annuì pensieroso e concentrato.
"L’hai…Fiutato?" Annuì di nuovo.
A volte pensavo che bisognasse tirargli fuori le informazioni con le pinze.
"Ma non potrebbe essere qualcuno della tua famiglia?" Scosse la testa con forza.
"Vuoi piantarla?!" Esclamai innervosita.
"Di fare cosa?"
"Di rispondermi a gesti! Dimmi cosa sta succedendo!"
Non mi rispose, bensì mi costrinse nuovamente a seguirlo.

La sua tensione era tangibile e ormai anche la mia era alle stelle.
"Conosci una scorciatoia per casa tua?"
Mi chiese dopo un bel po’ di silenzio. Avevo mentito quando avevo pensato che non mi sarei arrabbiata con lui per nessun motivo. In realtà in quel momento ero decisamente incazzata.
"Attraverso alcuni vicoli, ma…"
"Andiamo."
Mi liquidò.

Inspirò a fondo, poi finalmente, mentre ci muovevamo verso i luoghi da me indicati, si decise a parlare.
"Sento l’odore di un vampiro. È diverso da quello della mia famiglia e credo che lui abbia fiutato il mio odore."
"E questo che significa?" Cominciavo a spaventarmi.
Ero abituata alla presenza di Robert ed Eireen nella mia vita, ormai, ed erano due vampiri, però erano due vampiri buoni, che si comportavano nel rispetto delle regole. Non era detto che quel vampiro che era arrivato in città non bevesse sangue umano.
"Significa che ci sta seguendo."
"Ma perché?"

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