La cena fu abbastanza tranquilla: nessun argomento imbarazzante, nessuna battuta fuori luogo, nessuna allusione ad una loro presunta frequentazione da parte dei due parenti, anzi. Pablo si trovò molto a suo agio, specie ora che Pacho non lo guardava più male ma lo guardava e basta, quasi cercando indizi del suo interesse per la sorella. Il calciatore dovette ammettere che non avrebbe fatto fatica, dal momento che aveva passato quasi tutto il tempo trascorso a tavola a lanciare occhiate a Madison, impegnata a tenere il discorso, oppure ad ascoltare la madre o il fratello replicare, o includere Gavi nella conversazione per paura che si sentisse a disagio. Era stato carino da parte sua, preoccuparsi per lui, e doveva dire che la cosa la rendeva ancora più dolce di quanto fosse mai stata nei suoi confronti: anche perché, di fatto, non era stata dolce tante volte, tutt'altro; e i piccoli gesti, per Pablo, valevano molto più di lunghi discorsi, intense chiacchierate o parole dal significato più grande di loro.
Alla fine della cena, il ragazzo chiese di usare il bagno, e Madison lo condusse al piano superiore indicandogli nuovamente la porta, per poi ritirarsi in camera sua e dirgli che l'attendeva lì. E mentre vi si stava recando, dopo essere stato al bagno, Pablo si fermò nel corridoio dove, tra le numerose porte di stanze che Madison gli aveva illustrato prima di cenare, spiccava appesa sul muro una cornice nella quale era contenuta una maglietta del Barcellona di qualche anno prima; era piuttosto piccola, al punto che non sarebbe stata addosso ad un adulto, e guardando il nome scritto in caratteri gialli il giovane trovò risposta alla sua domanda mentale, ossia a chi potesse appartenere.
Strinse le labbra, rabbuiandosi un poco.«Oh. - sobbalzò, quando udì una voce giungere dall'unico uscio aperto. Madison vi faceva capolino, con la guancia poggiata allo stipite della porta, dal quale probabilmente si era appena sporta - Sei qui. Pensavo fossi caduto dentro.»
«No, io stavo... - indicò la cornice voltandosi a guardarla e facendo un passo indietro - ...stavo solo guardando questa.»
La ragazza annuì. Si staccò dalla soglia e lo raggiunse, un po' titubante.
«Oh, sì, ehm... beh, é la maglia di Xana. - fece, senza guardarlo in faccia ma concentrandosi solo sulla casacca dietro al vetro - Già. Era quella della finale di Berlino. Vinta.»Gavi aveva come l'impressione che il nome "Xana" scritto sopra al numero otto, stampato sulla maglia, fosse un orribile - ma piacevole al tempo stesso - scherzo del destino. L'8, numero che, girato di novanta gradi, rappresentava il simbolo dell'infinito. Xana, la bambina che sarebbe vissuta all'infinito in quella casa e nei cuori di coloro che l'avevano amata e avrebbero continuato a farlo.
Tenne la riflessione per sé. Non voleva dare modo a Madison di rabbuiarsi, la serata stava andando bene ed egoisticamente volle pensare che non c'era spazio per la tristezza. Sempre che, in quei terribili anni dalla scomparsa della sorellina, non ci avesse già pensato lei, a quella coincidenza. Xana. 8. Infinito.«Ho altre magliette. - cambiò discorso lei, di colpo, e Pablo capì anche la sua intenzione di non rattristarsi e non far prendere alla serata quel genere di piega che, pensava Madison, l'avrebbe rovinata. Non voleva addossare quel peso a Pablo, non quella sera. Stava andando tutto troppo bene per rovinarlo con i suoi pianti, i suoi pensieri e il suo passato. Scusa, Xanita, non ora. - Le vuoi vedere? Ti mostro la mia primissima.»
Lo prese per il polso e lo condusse in camera. A Gavi parve che non vedesse l'ora di uscire da quella situazione scomoda. Si schiaffeggiò mentalmente per essersi soffermato sulla cornice e averle inevitabilmente evocato brutti ricordi.
Entrato nella stanza, la guardò prendere una cesta sotto la scrivania. Alzò lo sguardo su di lui e sorrise.
«Qua ci tengo le mie magliette. - ne prese una e la sollevò - La più recente. - ridacchiò, distendendola, e mostrando il nome di Pedri e, ancora, il numero 8 - Sto ancora rosicando per quella scommessa.»
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𝐅𝐈𝐗 𝐘𝐎𝐔 || Pablo Gavi
Hayran Kurgu𝐖𝐡𝐞𝐧 𝐲𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐬𝐞 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐲𝐨𝐮 𝐜𝐚𝐧𝐧𝐨𝐭 𝐫𝐞𝐩𝐥𝐚𝐜𝐞. Il numero 30 del Barcellona, il Golden Boy, il ragazzo dei record. E poi lei, la figlia di una leggenda, la mascotte della squadra, con un peso troppo grande da portare...