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JAMES

Erano in uniforme e per quanto avessero terminato il loro turno erano obbligati a seguire il presunto ladro, inoltre il loro orgoglio li obbligava ad aiutare quella povera commerciante che continuava ad urlare.
C

ominciarono a correre verso la direzione dove si era precipitato il ragazzo. Arrivarono ad un bivio e si diressero in direzioni opposte.

Vide un lembo di un vestito girare per una stretta viuzza. Accellerò e finalmente lo vide.
Lo rincorse e lo placcò.

"Lasciami andare! Subito!" Esclamò disperato il ragazzo.
"Non così in fretta." Ribattè
"Ti prego lasciami andare! Ho rubato solamente una pagnotta, la mia famiglia ha bisogno di cibo, non ce lo possiamo permettere, quindi ti prego lasciami andare!" Le lacrime gli rigavano il volto, il suo corpo era gracile sotto il suo, i vestiti erano vecchi e sporchi. Diceva la verità.
"Hai comunque rubato, hai violato la legge." Disse impassibile.
"Tu non capisci, si vede dal tuo aspetto composto e pulito che c'hai soldi, lasciami andare a sfamare i miei fratelli e mia madre, o sei così senza cuore da farli morire di fame e mandarmi in quelle prigioni disumane?" Si sfogò arrabbiato il giovane.
Esitò.
"James, l'hai preso, grande!" Arrivò Richard. "James tutto ok?"
"Non è giusto errestarlo, ma dobbiamo seguire la legge."
"Che stai dicendo?"
"Lasciatemi andare vi prego, la mia famiglia ha bisogno di me! Ho bisogno di quel pane!"
"James lasciamolo andare." Disse l'amico capendo la situazione.
"È un ladro."
"Lo so ti capisco, ma hai sentito che ha detto no?"
"Ok. Tu lasciamo andare, ma invece di rubare trovati un lavoro." Disse turbato.
"Grazie, davvero."

Si alzò da sopra il suo corpò, il ragazzo cominciò a correre e lo videro sparire.

"Perchè hai esitato?"
"Lo avrei lasciato andare subito, ma se si sapesse che un' O'Connor lascia a piede libero i criminali i miei finirebbero in una bufera, siamo tra i nobili più importanti della città, non posso permettermi di far crollare l'impero costruito con tanta fatica da mio padre."
"Impero?" Chiese l'amico.
"Non intendo il regno, era una metafora per dire tutte le varie attività commerciali fondate da mio padre."
"Che diciamo alla signora?"
"Le diciamo che purtroppo c'è scappato e le paghiamo la pagnotta rubata."
"Perfetto, hai soldi?"
"Certo, ma avevi solo quelli per la sfoglia?"
"Esatto."
"Non sei molto previdente."
"Lo so!"
"Non ne dovresti essere fiero." Rise.

Raggiunsero la bancarella e raccontarono di come il ladro purtroppo fosse sparito per le vie della città e del loro fallimento, poi le rimborsarono i danni dandole i soldi per la pagnotta persa.
R

ichard decise di tornare alla caserma per andare a riposarsi e lui lo accompagno e gli disse di salutargli Tehkla. Poi tornò a casa sua dove si tolse l'uniforme e si vestì più comodo.
All'ora di cena scese in sala da pranzo dove si ritrovo l'intera famiglia a fissarlo, suo padre prese parola:


"Come è andato il tuo primo giorno di lavoro?"
"Tutto bene, mi sono trovato una piacevole sorpresa dinanzi al cancello." Affermo con una punta di ironia fissando il fratello.
"Spero tu abbia apprezzato fratellino."
"Certo, ma ora rispondi sinceramente alla mia domanda, c'è il rischio che scoppi una guerra con stati confinanti?" Andò dritto al punto.
"Non sono cose che dovrebbero riguardarti."
"Dato che sono ufficialmente una guardia anch'io mi riguarda eccome."
"Devo essere sincero?"
"Ovvio."
"Per ora no, ma se Tartaros vorrà ingrandire il regno, cosa probabile in futuro, dovremo combattere."
"Ora che avete finito di parlare di queste cose a tavola, volevo annunciarvi che la trattativa con il signor Binder si è conclusa con successo, di conseguenza abbiamo guadagnato un bel po', pensavo di lasciarvi questi soldi nel vostro conto e sarete liberi di spenderli come vorrete." Annunciò il padre per cambiare argomento.
"Grazie padre." Risposero grati.

 War Of The Rebellion: the escapeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora