Ryomen Sukuna - Cuore di Russo pt.1

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Il freddo innaturale di ottobre ti stava congelando fin dentro le ossa. Ti chiedesti quando il meteo si sarebbe regolato, stringendoti nel collo del giubbotto.
'Solo qualche rampa di scale e poi potrò andare vicino al termosifone' pensasti per alleviare un minimo quella fredda tortura.
Appena entrata nella hall della scuola il profumo dei cornetti appena sfornati dilagò dal bar. Tutto l'atrio fu inondato da quell'odore paradisiaco ed estremamente invitante, ma solo in pochi andarono a comprare una brioche.
Ti sarebbe piaciuto bere una cioccolata calda ed accompagnarla con un croissant altrettanto caldo ma ti eri ripromessa di risparmiare un po' quest'anno.
Così, ancora più sconsolata di prima, ti avvisati su per le scale.
Fu in quel momento che notasti due teste rosa ferme sul pianerottolo del primo piano. Risaltavano tra tutti gli studenti non solo per l'insolito colore dei capelli ma anche per la statura. I due ragazzi erano pressoché uguali, se non fosse stato per i grossi tatuaggi di quello che, a colpo d'occhio, avresti detto fosse il più grande tra i due.
Stavano discutendo con facce corrucciate davanti il foglio appresso all'ingresso del piano, cercando forse di capire in che classe fossero stati spediti.
Tendesti l'orecchio e capisti subito il problema principale, parlavano un'altra lingua.
Rischiasti di congelarti sul posto quando sentisti il maggiore parlar: la sua voce era profonda, bassa anche per un ragazzo adulto. L'accento, di quello che pensavi fosse russo, contornava tutto il quadretto come un orlo che abbelliva il tutto.
Per non sembrare una stupida, in quei minuti di contemplazione, avevi continuato a camminare lentamente per le scale, cercando di restare il più possibile a guardare quei due. Probabilmente il maggiore sentì il tuo sguardo addosso poiché ti rivolse una occhiata prima che tu scomparissi dalla sua vista.
'Che figura di merda' pensasti appena entrata in classe 'Possibile che lo abbia fissato così tanto che se n'è accorto?'.
Non avesti il tempo di risponderti che la professoressa entrò in aula. Ci avresti riflettuto sul pullman di ritorno verso casa.

Nei giorni successivi sentisti molto parlare le tue compagne di classe di questi fantomatici fratelli russi che stavano facendo strage di cuori. Si vociferava che il più piccolo fosse un portento in qualunque sport praticasse nell'ora di educazione fisica e che l'altro andasse benissimo in tutte le materie. Se solo non fosse stato che entrambi facevano fatica ad imparare in fretta l'italiano.
Pensasti stupidamente di parlare con una professoressa e offrirti di fare da tutor a quei due, ma cambiasti subito idea pensando a tutti i tuoi impegni. Tra non molto sarebbe iniziato anche il corso del club di fisica e non avresti avuto più neanche un giorno libero.

Novembre era arrivato velocemente e allo stesso modo se ne stava andando, ma per te il tempo aveva un scorrere diverso: ti sarebbe piaciuto averne un po' di più la mattina per vedere quei due fratelli entrare a scuola, ma dieci minuti passavano come un fulmine, al contrario delle ore lezione.
Però, fortunatamente, quel giorno sarebbe iniziato il tuo amato club e almeno avresti avuto un po' di tempo nella pausa pranzo per stare da sola.
Di solito non ti piaceva mangiare dentro la scuola quando si poteva andare fuori e prendere un po' d'aria, ma ancora una volta il freddo ti aveva costretta a stare vicino al termosifone, accanto alla porta del laboratorio di fisica.
Sembrava che invece gli altri studenti fossero dei temerari che sfidavano il freddo pur di non mangiare dentro l'edificio.
Quindi eri sola quando addentasti il panino comprato al bar poco prima, o almeno questo era quello che credevi. Chiudesti gli occhi per rilassarti un po' ma fosti costretta a riaprirli appena una voce ti parlo.
La riconoscesti subito e ti affrettasti a masticare velocemente ed ingoiare quanto prima il boccone.
"Ciao noi...em...club fisica?" chiese il ragazzo indicando la porta affianco a te; era il minore dei due fratelli, il piccolo russo.
Per evitare equivoci rispondesti con un "Sì" scuotendo la testa in cenno di assenso.
Il ragazzino sorrise e tentò di ringraziarti con una leggera pacca sulla spalla. Se ne andò velocemente via, correndo chissà dove.
Pensasti subito al fratello, a quell'uomo praticamente; doveva essere anche lui fuori insieme agli altri. Magari il fratellino era andato a chiamarlo, meglio finire in fretta questo panino.

La lezione cominciò ed insieme a quella anche una morsa alla bocca del tuo stomaco. Non era dovuta alla fame ma ai tuoi compagni di corso, o meglio, a quel figo di russo che si era portato dietro il fratellino.
Avevi incrociato il suo sguardo una sola volta, quando era entrato, e da lì avevi puntato gli occhi solo sul tuo quaderno e sulla lavagna: non avresti sopportato un altro sguardo come quello, altezzoso, arrogante, ma tremendamente affascinante ed intimidatorio.
Ti distraesti e la tua penna cadde a terra, era scivolata dal banco malconcio che ormai aveva una pendenza decisamente anomala.
Quando ti chinasti a raccoglierla sbirciasti sotto i tavoli fino ad osservare le scarpe di quel ragazzo che sedeva un banco dopo il tuo: erano delle solite Nike come tutte quelle che si vedono in giro, ma erano bianchissime e veramente ben tenute. Abbinate poi a quel paio di pantaloni stirati e non i soliti jeans facevano tutto un altro effetto.
Certo che questo straniero aveva stile, ma se aveva i soldi per vestire allora perché non pagava un'insegnante di italiano privata per lui ed il fratello?

"TN cosa fai? Cerchi le risposte della fisica sotto il banco? Alzati ed inizia il tuo lavoro, su" ti richiamò scherzosamente la professoressa.
'Diamine' ti rialzasti rossa in viso cominciando a parlare con i tuoi compagni di banco per cominciare il progetto.
Ignorasti per tutto il tempo la sensazione di essere costantemente osservata ma, nonostante ciò, ti opprimeva terribilmente.
Non sapendo come contrastare questo malessere ti concentrasti il più possibile sul tuo lavoro fino a fine lezione.
Raccogliesti le tue cose ed aspettasti che tutti se ne andassero prima di alzarti e dirigerti alla porta.

"TN ferma ho una cosa da chiederti" la professoressa si era messa proprio davanti la porta "Vedi, questo ragazzo qui è molto bravo in fisica, si chiama Ryomen Sukuna. Viene dalla Russia ma non sa molto bene l'italiano. Dato che tu hai un ottimo livello d'inglese e buoni voti in italiano e fisica perché non lo aiuti un po'?".
Guardasti il ragazzo davanti a te, quel dannato che sembrava un mobile. Ti chiedesti come la professoressa facesse a sapere del tuo buon livello di inglese ma ogni domanda si dissipò nello sguardo annoiato del ragazzo che subito si trasformò in un piccolo ghigno quando ti beccò di nuovo ad osservarlo.
"Bè perché no" rispondesti un po' incerta. "Bene, sapevo avresti accettato. Allora da oggi lavorerai con lui e suo fratello Yuji".
La professoressa ti diede una pacca sulla spalla che ti sembrò più un incoraggiamento che un saluto, quasi un gesto solidare.
Un unico pensiero ti passò per la testa in quel momento, avevi capito dopo poco in cosa ti eri cacciata.
'E ora sono cazzi miei' deglutisti osservando per l'ennesima volta il fisico imponente di quell'uomo.
Bè, un passo alla volta, presentarsi e porgere la mano non sarebbe stato difficile, ma passarci ben due ore tutti i giorni sarebbe stato diverso, molto diverso.

Conteggio parole: 1317

Buona sera a tutti, vi starete chiedendo se sono morta e risorta dato che non aggiorno da un po' sia la storia di Toji che questa raccolta. Bè, mi dispiace deludervi, ma sono ancora qui. Mi sono presa una pausa da Wattpad e mi sono dedicata un po' di tempo. Ho scritto questa One Shot perché mi era venuto una spunto anche se non mi piace molto com'è venuta (e quando mai).
Aspetto quella di nagasakimako che sarà sicuramente molto meglio.
Detto questo non so quando ritornerò completamente attiva e mi dispiace molto.
Alla prossima.

🌛 La vostra Maddy 🌜

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