Cazzo se stavolta non l'aveva combinata grossa, oh ma ne avrebbe pagato le conseguenze, ma certo che le avrebbe pagate.
Quella sera eri tornata a casa dopo lavoro, stanca più che mai. Ti eri innervosita parecchio a causa di quei tuoi colleghi imbecilli, ma ti impegnasti a lasciare i tuoi problemi fuori la porta. Entrando in salotto avevi visto tuo marito in piedi vicino al divano, impegnato a leggere chissà cosa sul suo telefono.
"Sono a casa" lo salutasti, ricevendo un borbottio in risposta. Non te ne curasti e gentilmente chiedesti a Toji cosa volesse mangiare per cena: sapevi che avresti dovuto adeguarti alle sue voglie momentanee.
"Tesoro cosa ti va di mangiare stasera?" Ti allacciasti il grembiule dietro la schiena per non sporcare il completo da lavoro nuovo che, per la fretta, non ti eri neanche tolta: se Toji aveva fame non c'era tempo per cambiarsi e mettersi comodi oppure avrebbe tenuto il muso per tutta la sera, un vero bambinone.
"Qualcosa" ti rispose accomodandosi sul divano con un tonfo.
Digrignasti i denti nell'immaginare quelle povere molle nei cuscini che dovevano aver protestato con uno scricchiolio alla violenza con cui l'uomo si era seduto. Quante volte gli avevi detto di fare attenzione?
Ti concentrasti sui fornelli e quando parlasti di nuovo ti impegnasti ad usare un tono gentile: "Va bene, allora faccio un rustico di spinaci e degli ham-" ma Toji ti interruppe "Non mi va il rustico stasera, fai qualcos'altro".
Sentisti una sensazione fastidiosa allo stomaco, una cosa così simile al nervosismo che avevi provato ad abbandonare che temesti si aggiungesse al tuo malumore complessivo. Sospirasti cercando ancora più pazienza.
"D'accordo, allora cosa ne dici-" ma ancora una volta non riuscisti a finire la frase che tuo marito ti interruppe: "Cucina quello che vuoi, io devo fare una telefonata importante".
Ti ammutolisti, però da una parte ti sentisti sollevata di non dover continuare una conversazione così irritante.Ti eri impegnata, avevi cucinato più piatti per accontentare Toji, sperando che almeno qualcuna gli piacesse.
"Toji, la cena è pronta" non ottenesti risposta. Aspettasti qualche attimo ancora, ma l'odore della cena era così invitante da far venire molta fame anche a te: non avresti aspettato ancora oppure la cena si sarebbe raffreddata.
Così ti togliesti il grembiule, posandolo sul bancone in cucina, ed andasti a cercare il tuo uomo. Nel mentre lo chiamavi per nome, pensando che magari non ti avesse sentito. Ti avvicinasti alla camera da letto e lo sentisti parlare. Curiosa di sapere cosa lo stesse impegnando tanto, apristi silenziosamente la porta, imprecando nella mente quando i cardini scricchiolarono lievemente. Toji sembrava non averci fatto caso, per fortuna.
"No, ho detto di no e non mi fare urlare. È una questione importante, dovete aspettarmi, intesi? No, dovete stare fermi, mi dovete ascoltate perché-" si interruppe in una piccola pausa, probabilmente ascoltando il suo interlocutore. Quando riprese a parlare alzò d'improvviso il tono della voce, facendoti sussultare. Contrariamente a come poteva sembrare, Toji non aveva mai urlato con te, neanche nei litigi; sì, alzava il tono della voce ma mai così tanto. Ti sentisti fortunata in un certo modo, per non aver mai subito la furia ceca del tuo uomo.
"No merda, no che non potete. Non sapete farvi una sega e volete procedere senza di me. Mi dovete aspettare, la questione è chiusa e-" venne interrotto di nuovo ma questo intervallo durò poco "Ma cosa cazzo avete nella testa? Vi giuro che-" o no, Toji si era girata ed aveva incontrato i tuoi occhi, bloccandosi di colpo a metà del discorso. Una volta realizzato il fatto di essere nel posto giusto al momento sbagliato, sentisti le parole di tuo marito colpirti forte "E tu che cazzo ci fai qui, muovi il culo e vai a cucinare. Mi stai rompendo le palle da quando sei tornata, sei peggio di questo figlio di puttana. Sei ancora qui?".
È vero, stavi origliando, ma in origine eri lì sulla soglia ad aspettare che Toji si girasse per mimargli con la bocca le parole 'la cena è pronta'. E lui?
Ti aveva urlato contro senza pietà, trattandoti alla stregua di quegli idioti.
Ma ciò che ti diede alla testa fu che Toji non era capace di staccare dal suo lavoro, lo portava sempre a casa e puntualmente eri tu a dover risolvere la situazione, distraendo tuo marito.
Però, se tu avessi mai fatto lo stesso allora non sarebbe andato bene perché saresti stata 'una zitella nervosa per la voglia di cazzo' come diceva lui, una donna isterica che non sa controllarsi.
No, questo era davvero troppo, che si fottessero lui, i suoi problemi e la cena.
Prendesti il cappotto dall'attaccapanni, le chiavi di casa sul mobiletto all'ingresso, il telefono e le chiavi della macchina.
Sbattesti la porta d'ingresso e te ne andasti via. Sapevi chi chiamare e dove andare, così facesti.