Raffreddore

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Ryomen Sukuna

Com'era stata pesante quella giornata di lavoro, fortuna che già stavi tornando a casa da tuo marito. Eri sicura avesse ormai preparato la cena, o come minimo ordinato qualcosa: non stavi assolutamente sottovalutando la sua fame, conoscendolo si sarebbe sforzato a malapena per non mangiare prima che tu tornassi.
Già sentivi il profumino di qualche taglio di carne prelibato oppure il calore delle pizze nei cartoni ancora tiepidi.
Ti immergesti così tanto nella tua fame da non accorgerti di essere già arrivata sotto casa.
Per l'impazienza di cenare facesti le rampe di scale a due gradini per volta.
Ma diciamolo, non era solo il buco nello stomaco a renderti frettolosa, ma anche il rivedere tuo marito per poter sfogare le tensioni della giornata nel vostro modo speciale. Voi due sì che sapevate come risolvere i problemi più semplici senza neanche parlare, non che usaste un metodo poi così sconosciuto eh.
"Sono a casa" canticchiasti felice sfilandoti i tacchi scomodi. Nessun profumino ti accolse, nessun aria di cucinato. Delusa appoggiasti la borsa per terra con uno sbuffo.
Nell'intanto, un rumore indistinto preannunciò l'arrivo di Sukuna, probabilmente era sul divano stravaccato a guardare il telegiornale.
Quando comparì lo vedesti con indosso una canottiera e un pantalone leggero della tuta, appoggiato contro il muro con un braccio. Se proprio non c'era nulla di pronto da mangiare ti saresti accontentata volentieri di lui.
"La mia bella donna è rincasata finalmente, mancava poco che mi spazientissi e allora per te sarebbero stati guai. Lo sai che non mi piace aspettar-e...eh...etcì".
L'espressione intensa e seduttiva che l'uomo aveva assunto poco prima fu spezzata da uno starnuto che costrinse Sukuna a tirar fuori un fazzoletto dalla tasca per soffiarsi il naso.
Sorridesti alla scena comica: "Per fortuna che non sono arrivata tardi, o mi avresti passato il tuo raffreddore come punizione. Non mi ci far pensare".
Ridacchiasti ancor di più, nel mentre che andavi a cambiarti in camera da letto, sentendo Sukuna riprenderti: "Ragazzina non mi sfidare, non è perché sto male che non ti posso sbattere" concluse tirando su con il naso, rendendosi ancor meno credibile. "Come no, più che altro hai ordinato qualcosa da mangiare? Ti sei misurato la febbre? Ed hai preso le pillole?". Sembravi davvero una badante, incredibile quanto il ruolo del vecchio malato calzasse a pennello a Sukuna. Tuo marito, in tutta risposta, borbottò un "No" poco convinto e subito si diresse a recuperare il telefono. 'Ogni tanto si ristabiliscono le gerarchie in questa casa' pensasti contenta.

Toji Fushiguro

"TN" pronunciò il tuo nome allungando l'ultima vocale a dismisura, tuo marito sapeva essere fastidioso se ci si metteva.
Era la quinta volta che ti chiamava dal soggiorno, dove lo avevi costretto perché non ti passasse l'influenza.
'E ora cosa vorrà?' pensasti con sconforto.
Ti costringesti a scendere dal letto per andare a curare il malato nel lazzaretto allestito sul sofà. Che seccatura!
Appena entrata nel tinello l'audio al massimo della TV rischiò di tramortirti. Subito agguantasti il telecomando per abbassare il volume. Dopo un momento degnasti Toji di uno sguardo.
"Dimmi Toji, i cuscini sono di nuovo troppo flosci per i tuoi gusti? O magari vuoi altra acqua".
Tuo marito contorse il volto in una smorfia orrenda, esprimendo tutto il suo fastidio. "Spiritosa, tuo marito sta male e tu lo tratti così. Pensa tu, con tutte quelle che potevo scegliere proprio te ho sposato" questa non te l'aveva mai detta, era nuova.
"Quando si dice un idiota" lo schernisti, falsamente offesa dalle sue parole. Ma lui sembrò prendersela sul serio per la tua presa in giro: "Fai meno la spiritosa, ricordati che anche a te verrà la febbre e se ora mi tratti così voglio vedere poi cosa farò io con te".
Quante minacce inutili, una donna forte come te, che anche con 39° di febbre riusciva a fare le faccende si casa, messa a confronto con uno come Toji, capace di vomitare con 1° e mezzo in più del normale.
"Sì sì, hai ragione" lo accontentasti "Mi dici di cosa hai bisogno così torno a letto?". Avevi freddo anche tu, nonostante i termosifoni accesi, e l'indomani saresti andata a lavorare a differenza di Toji. Quest'ultimo ti sussurrò qualcosa, apparentemente incomprensibile. Alla tua richiesta di ripetere tuo marito sembrò innervosirsi, ma si sforzò ugualmente per il suo bene.
"Ho detto che se ti mettessi anche tu in malattia a lavoro magari potremmo stare vicini senza che tu abbia paura di ammalarti e potresti prendere una pausa dal tuo impiego".
Allora stavano così le cose!
Bene bene, qualcuno aveva bisogno di attenzioni. Che carino, fu la prima volta che ti chiese in maniera gentile qualcosa, di solito ti imponeva la sua volontà con parole dolci e una messinscena da ipocrita.
"Magari, se me lo chiedi per favore, potrei pensarci" ti divertisti a deriderlo, fingendo indecisione anche con i gesti: posasti pollice ed indice sotto il mento, alzasti lo sguardo, come se davvero ti stessi arrovellando sulla scelta da prendere.
"Che rompipalle che sei, sai cosa c'è? Non la voglio la tua compagnia, vai a lavorare così mi lasci in pace".
Mamma mia quanto era permaloso e suscettibile; da malato poi era ancora più pesante. Ti avvicinasti al divano, sorridendo con ilarità: "Tesoro ma io scherzavo". Però lo sguardo di Toji non cambiò di una virgola, ostinato a non dartela vinta. "No no, stammi lontana o ti infetto".  "E dai" ridesti ancor più divertita dalla sua ostilità. Prendesti il viso del tuo uomo tra le mani per accarezzargli le guance, ma lui ti prese i polsi e li allontanò. "Ho detto che non mi devi toccare, via". Ostinata ti protendesti per un bacio dopo aver detto "Tanto lo so che mi ami tanto".
"Mai detto" sorrise maligno, ormai la televisione era diventato un sottofondo al vero spettacolo che era la vostra discussione. Sollevata dal suo sorriso continuasti quella messinscena con ancora più piacere: "Che cattivo che sei".
"Eh, tanto lo so che ti piace" la frase ti spiazzò del tutto, lasciandoti impreparata al bacio profondo che Toji ti piantò sulle labbra non appena le schiudesti per lo sbigottimento.
"Stupido!" gli urlasti contro non appena si staccò da te con un ghigno divertito dal tuo imbarazzo evidente.
"E non strillare donna! Sono malato, abbi un po' di accortezza". Con uno sbuffo divertito stavolta fosti tu a baciarlo, più per zittirlo che per altro.

Conteggio parole: 1121

Doppia pubblicazione, olè.
Non ve l'aspettavate questo capitolo a doppio contenuto, dite la verità.
La cosa comica è che ho un'amica che come me è malata perché abbiamo questa benedetta influenza stagionale e quindi lo spunto è sorto spontaneo. Spero vi sia piaciuta anche questa one shot. Alla prossima.

🌛 La vostra Maddy 🌜

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