Quel giorno nella redazione Shankei sarebbe stata davvero una bella giornata, davvero, se solo quei dipendenti incapaci non si fossero messi ad urlare. Chi era che aveva voglia di alzare la voce alle prime ore mattutine?
Un idiota, questo era certo; che poi da cosa era scaturita la discussione?
Dalla domanda se le donne a lavoro dovessero portare i pantaloni o le gonne.
Lui lo sapeva, perché lo aveva sentito.
Purtroppo sia la sua finestra che quella del piano di sotto erano aperte, facendo entrare i rumori provocati dei dipendenti nel suo ufficio.
Dai, ma chi ci sarebbe mai andato a pensare a come si veste una donna se non dei morti di f-
"Uraume, dov'è il mio pacco di sigari?" Sukuna aveva premuto un bottoncino del telefono sulla scrivania, attivando la comunicazione con il suo assistente personale. "Sta arrivando capo".
L'uomo fece una smorfia infastidita, probabilmente l'attesa della sua dose quotidiana di tabacco gli stava procurando qualche problemuccio. In effetti era dalla sera precedente che Sukuna non fumava e questo gli aveva causato un nervosismo inaudito. Che poi, tra una cosa e l'altra, quella mattina non era andato in tabaccheria a comprarsi i sigari, ma adesso ne sentiva il bisogno; anche il solo tenerne uno in mano e vedere il sottile filo di fumo salire verso l'alto, impregnando l'aria del suo odore, lo avrebbe tranquillizzato.
"Mh, va bene e dì a quegli idioti del piano di sotto di abbassare la voce o chiudere le vetrate".
Dall'altra parte della comunicazione Uraume avrebbe potuto roteare gli occhi in segno di fastidio, ma dopo tutto era sempre Uraume: non si era mai premurato di nascondere il fastidio che provava verso questi idioti di dipendenti, ma esternarlo sarebbe stato troppo umano per lui. Così si astenne con facilità da qualsiasi commento e rispose al suo capo: "Provvedo immediatamente".
Lo scambio veloce tra Sukuna e il suo segretario era stato abbastanza per fare capire al secondo quanto il suo datore di lavoro fosse irritato. Ma non era colpa dell'enorme mole di lavoro, o almeno non del tutto. Al suo nervosismo iniziale, solito per una giornata iniziata senza sigari, si erano aggiunti l'agitazione per la gestione dei vari documenti accumulatisi durante l'ultimo mese ed il chiasso provocato da quegli incompetenti. Sentire un discorso sull'abbigliamento femminile lo stava nauseando. Una donna sarebbe stata capace di indossare anche uno straccio, ma quello che l'avrebbe resa bella sarebbe stato il suo corpo, l'atteggiamento, la compostezza; certo, se avesse indossato un abito di marca a Sukuna non sarebbe sicuramente dispiaciuto, anzi, ma l'avrebbe dovuta valorizzare, abbellire, contornare una bellezza già presente insomma, discorsi che quegli zoticoni non avrebbero mai capito.
Proprio quando Sukuna era sul punto di tirare un pugno alla vetrata dietro di lui, sentì la porta aprirsi; alzò lo sguardo per vedere Uraume portargli due pacchi di sigari: li stava tenendo in mano come fossero oro.
"Le mie scuse per l'attesa" disse posando le confezioni sulla scrivania. "C'è altro che io possa fare?" chiese con il solito tono freddo, glaciale da far venir giù la neve. Nell'intanto Sukuna provvide ad accendersi un sigaro preso dal pacco nuovo, in preda alla smania. Quando finalmente soffiò fuori il fumo allora concesse al suo assistente una risposta: "No no, torna pure alle tue faccende. Anzi no, aspetta, chiamami Utahime così la mando a farmi delle fotocopie; e poi fammi portare dal bar in fondo alla strada uno spuntino salato. Non dimenticarti di prendimi qualcosa per il mal di testa dalla farmacia all'angolo, sennò a fine giornata non arrivo. E dì a quegli stronzi che non vendiamo, non siamo in crisi e se chiamano un'altra volta andrò di persona a chiarire il concetto".
E per fortuna che non aveva nient'altro da dirgli!
Uraume non ci diede peso, più che altro si premurò di avvertire il suo capo riguardo una questione urgente: "Come desidera, ma la devo avvisare che Utahime è stata licenziata, da me" la cosa non sorprese molto l'uomo seduto alla scrivania, il quale era abituato alle iniziative del suo fidato segretario.
Quest'ultimo continuò: "Scaricava il suo lavoro sugli altri e sappiamo entrambi, capo, che Geto e i suoi amici non lavorano bene con pochi impegni, figuriamoci con quelli di qualcun altro in aggiunta. Ho provveduto io stesso a cercare una segretaria che potesse rispettare al meglio i nostri standard, siamo comunque una redazione seria e lei, capo, lavora molto duramente per mantenere uno profilo alto. Quindi non possiamo permetterci personale scadente".
Sukuna avrebbe voluto ridere, ma la situazione era davvero disperata: "Allora mi sa che ci tocca licenziare anche quelli di sotto, specialmente i fratelli di Choso." Sukuna fece una piccola pausa nel discorso per godersi un altro po' il suo sigaro; Uraume aspettò paziente che giungesse al termine e che lo congedasse. Dopo poco l'uomo riprese "Che idea di merda è stata quella di comprare un palazzo vecchio e mettere nel piano sotto al mio gli uffici i dipendenti. Ricordami che se ne compriamo un altro le sale conferenze le mettiamo giù, sopra gli uffici. Che cazzata, che penso certe volte proprio non lo so" l'uomo si stropicciò gli occhi posando la testa sull'alto schienale della sua sedia. "Ume chiamami questa segretaria nuova, anzi no, falle fare le fotocopie e poi mandala qui con la scusa di portarmele, così mi scoccia una volta sola". "Come desidera" ripeté automatico il segretario.Sukuna non avrebbe mai ammesso di essere curioso, ma di certo nutriva una certa aspettativa verso questa ragazza assunta da Uraume. Il ragazzo era la sua fidata spalla e sapeva cosa gli serviva, ma in cuor suo il capo sperò che avesse badato abbastanza attenzione all'aspetto estetico. In quegli anni giravano strane mode: donne dai capelli cotonati, rossetti fluo, body sgambati indossati con calze colorate, pattini, orecchini enormi, bracciali in resina, insomma tutto ma non quello che piaceva a Sukuna. Lui era rimasto a qualche decennio prima, 'Quando ancora si aveva il buon gusto nel vestire' come diceva lui. L'uomo amava completi e cravatte fatti a mano, i profumi costosi quanto gli orologi che portava al polso, e le scarpe, per carità non dimentichiamo i suoi adorati mocassini di cui ne possedeva minimo dieci paia diversi.
Ah, che bello, il pensiero della sua scarpiera ed del suo armadio lo aveva riportato di buon umore.
Un leggero bussare lo trascinò di forza nel suo ufficio, strappandolo dalla visione della sua cabina armadio.
Si prese qualche secondo per ricomporsi e poi disse "Avanti" dando il permesso a chiunque si trovasse fuori di entrare nel suo ufficio.
"Buongiorno signor Sukuna" lo salutò la figura femminile che aveva appena varcato la soglia.
L'uomo non rispose subito al saluto, diede la precedenza ad un esame attento della donna: aveva i capelli ordinati in un'acconciatura semplice, abbassando lo sguardo Sukuna vide una camicetta bianca, con aperti solo i primi due bottoni e dalla scollatura si intravedeva una piccola medaglietta d'oro appesa al collo con una catenina, nulla di vistoso o tamarro insomma. Procedendo verso il basso l'uomo passò lo sguardo dal seno della ragazza, ai fianchi, alle gambe fasciate da una gonna a tubino grigia. Erano scoperti solo i polpacci, nessuna calza li copriva e questo dava un minimo di freschezza in più a tutto l'abbigliamento, come anche la scollatura della camicetta. Con i tacchi neri calzati ai piedi la nuova segretaria procedette verso la scrivania per appoggiarvi una pila di fotocopie. Per qualche secondo Sukuna ebbe l'opportunità di guardare le mani della ragazza, curate ma senza alcuno smalto colorato sulle unghie. Dalla manica intravide un piccolo orologio dal cinturino nero in pelle. Nel complesso, l'uomo vide ordine, finezza, professionalità e molta cura.
Finalmente qualcuno che dava una buona impressione.
"Vorrei sapere chi mi sta salutando" le risposte finalmente Sukuna.
La ragazza sembrò affilare un po' lo sguardo al commento sprezzante del suo datore di lavoro, nonostante avesse ragione: "Perdoni la maleducazione, mi chiamo TN TC e sono stata assunta come la sua nuova segretaria. Le ho portato le fotocopie che aveva chiesto, posso fare altro?".
Che tono gentile, eppure si sentiva una muta protesta nel suo porsi all'uomo di potere di fronte a lei. Evidentemente se l'era presa per il suo cinismo, diciamo che entrambi non avevano iniziato con il piede giusto.
'Una che ha carattere' rifletté Sukuna 'Finalmente qualcuna con cui divertirsi'.
"Chiamami capo" le disse con tono duro "Non ho nulla da farti fare quindi per adesso puoi andare, ma se dovessi chiamarti significa che devi essere qui in meno di venti secondi. Odio aspettare, ricordalo".
Va bene, adesso sì che era stato proprio uno stronzo, ma TN sopportò alla meno peggio e gli rispose semplicemente"Va bene". La segretaria si defilò subito, ignara in parte dello sguardo di Sukuna sul suo fondoschiena.
Nulla da dire, anche lì impeccabile.
Sì, ci sarebbe stato sicuramente da divertirsi nei prossimi mesi.Conteggio parole: 1524
Ed eccovi di nuovo qui, a fine capitolo, che vi starete chiedendo "Perché questa qui publica le one shot e non i capitoli della storia?".
Perché è una data importante per me ed una mia amica ed è per questo che le dedico questo capitolo.
Grazie nagasakimako.🌛 La vostra Maddy 🌜